Le indagini i carabinieri di Bagheria, le avevano iniziate già nel Novembre del 2008: dopo l'operazione "Perseo", nel territorio tra Ficarazzi, Villabate, Bagheria e Misilmeri, si era creato una sorta di vuoto di potere che un gruppo di giovani arroganti e violenti, provenienti dal traffico di droga, voleva colmare.
Per loro, il capomafia storico di Ficarazzi, Giovanni Trapani di 54 anni, uomo all'antica che tendeva sempre a mediare e a mettere la buona, non andava più bene.
Occorreva un piglio, e un modo di trattare le vittime dell'estorsioni, più decisionista e, se necessario, violento.
Camion e auto, pizzerie e attività commerciali dati alle fiamme senza scrupoli, con il rischio in qualche caso di mettere in pericolo la sicurezza di inermi cittadini, erano diventate la regola; e, quando non bastava, anche una lezione a base di bastonate per mettere in riga qualcuno che non si voleva piegare.
A capo di questo gruppetto Atanasio Alcamo, "u firraru", da cui operazione "IRON MAN" , artigiano del ferro e dell'alluminio che oltre a volere imporre le sue forniture agli imprenditori edili che lavoravano a Ficarazzi, vuole "allargarsi" nel campo del pizzo e spinge il vecchio capomafia Trapani ad essere più deciso.
Quanto "l'anziano"Trapani teneva un profilo basso, viaggiava con vecchie auto e sempre in abiti da lavoro e niente "scumazza", tanto più il giovane Alcamo è vistoso con il suo SUV e i suoi toni da capetto.
E poi aveva introdotto un sistema "legale" per far pagare il pizzo: lo fatturava sotto forma di forniture di beni o servizi, in modo che l'impresa fosse "in regola".
Sono due i momenti topici che danno il via alle indagini: comincia con un imprenditore di Bagheria che pure già pagava il pizzo al Trapani che viene malmenato; i carabinieri vengono a conoscenza dell'episodio che l'imprenditore non aveva comunque denunciato, lo convocano e gli strappano la verità.
E' stato Alcamo con i suoi guardaspalle a ridurlo male.
Il secondo contrattempo, accaduto ai malviventi, indirizza meglio gli sforzi degli inquirenti: una ragazza trovatasi per caso mentre alle 8.30 del mattino uno degli arrestati, Luca Ficarra, spacca il vetro e dà fuoco al camion di una ditta, riconosce nell'incendiario un proprio compagno di scuola, e lo riferisce ai Carabinieri che la trovano ancora sul posto.
Ed è questo il quadro che disegnano gli investigatori, il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci, ed i sostituti Di Matteo, Viola e Mazzocco dopo quasi due anni di indagine.
La sensazione-sostiene De Francisci- è che nella provincia il potere mafioso sia più forte e radicato; mentre in città qualche commerciante si ribella, nei paesi del palermitano invece, l'ubbidienza agli uomini di cosa nostra,vecchi e nuovi, è praticamente totale.
Per due anni intercettazioni, pedinamenti, controlli, anche perchè gli aspiranti boss firmano per così dire le loro imprese: copertoni imbevuti di liquido combustibile che vengono utilizzati quando c'è da a mandare a fuoco un'auto o una officina, o un deposito.
Il riferimento del gruppetto, gli inquirenti pensano che sia una friggitoria in Corso Umberto a Ficarazzi
Traffico di droga, cocaina soprattutto, cui nel tempo si aggiungono i proventi delle estorsioni, sempre più numeroso e sempre più lucrose rendono la "squadretta" sempre più aggressiva epericolosa.
Il vecchio capo Trapani, nicchia, media cerca di ammorbidire, ma i "rampanti" hanno fretta di crescere, ed una guerra per la successione potrebbe scattare da un momento all'altro.
Poi, come sempre più spesso accade accade negli ultimi anni, un mattino presto arrivano i Carabinieri o la Polizia.