Cronaca

Nella mattinata di ieri intorno alle 10.30 è arrivata alla volante la segnalazione di un furto consumato da ignoti in via Aiello: i malviventi, dopo avere forzato, presumibilmente durante la notte precedente, una finestra in alluminio di un locale di via Aiello utilizzato come deposito da una attività commerciale di abbigliamenti avente sede a Bagheria,  si sono introdotti all'interno.

Da un primo inventario fatto da C.A.,titolare del deposito, risultavano mancanti giacche, abiti completi per uomo e per donna, accessori tutti da cerimonia per un totale di oltre 10.000 euro di valore.

Si trattava per l'azienda degli arrivi delle nuove collezioni primavera- estate, in vista anche delle tradizionali cerimonie di questo periodo e cioè comunioni, cresime  e matrimoni soprattutto.

La polizia indaga: è intervenuta da Palermo anche una squadra della Polizia scientifica per rilevare tracce e impronte, utili alle indagini, che possano essere state lasciate dai malviventi.

 

A dieci mesi dal loro arresto arriva per i fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore, e per il pentito casteldaccese Giuseppe Carbone, la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai p.m. della DDA, Francesca Mazzocco, Alessandro Picchi e Caterina Malagoli, per l'omicidio dei due ispano americani Juan Ramon Fernandez Paz e Fernando Pimentel, che da circa un anno  erano 'ospiti' di cosa nostra bagherese i cui esponenti frequentavano assiduamente.

Fu la presenza di questi due emissari arrivati dal Canada, ed ancora non è stato chiarito sino in fondo il perchè del loro arrivo, che fece balzare Bagheria in un contesto di mafia internazionale, in stretti rapporti con la cosa nostra canadese governata dalla famiglia Pizzuto: sembra accertato che l'ordine di eliminare i due mafiosi in trasferta infatti sia partito direttamente dal Canada.

Pietro e Salvatore Scaduto,  figli di Antonio Scaduto, inteso Ninu u Carabinieri, ucciso davanti il bar Aurora nel primo pomeriggio del mese di maggio del 1989 assieme ad un fratello di Gino Tutino anche lui di  recente arrestato per un grosso traffico di droga, nel bel mezzo della seconda guerra di mafia che aveva visto cadere teste eccellenti, avevano nel passato riparato in Canada allacciando rapporti con la malavita locale.

L'operazione 'Argo' non li aveva visti tra i destinatari di mandato di cattura, ma fu il pentimento avvenuto in tempo reale di Giuseppe Carbone, a portarli in carcere: il Carbone che aveva cercato di riciclare un Rolex d'oro appartenuto a Fernandez era tenuto sotto streetta sorveglianza dai carbinieri, enon aveva saputo spiegare la provenienza di quel costoso orologio.

Pare che già ancora nell'auto dei Carabinieri che lo stavano conducendo in carcere, percepì di essere rimasto incastrato e maturò l'idea del pentimento.

Ricostrui nei dettagli l'agguato che assieme ai fratelli Scaduto aveva teso ai due ispano americani e consentì il ritrovamento dei due corpi carbonizzati che erano stati bruciati e coperti con dei fogli di eternit, in una discarica abusiva in contrada Fiorilli a Casteldaccia.

Gli Scaduto si difesero dicendo che Carbone era un mitomane e che aveva nei loro confronti motivi di risentimento, ma i riscontri probatori e investigativi sono stati ritenuti dai magistrati inquirenti più che sufficienti per richiedere un loro rinvio a giudizio con accuse pesantissime, dal duplice omicidio volontario e premeditato, sino al reato di soppressione e occcultamento di cadavere, da rischiare l'ergastolo.

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   Scaduto  Pietro                        Scaduto Salvatore                        Carbone Giuseppe

 

 

Nelle prime ore di oggi, a Palermo, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bagheria hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, per i reati di rapina aggravata e sequestro di persona in concorso, dal G.I.P. presso il Tribunale di Termini Imerese (PA) nei confronti di:

 COPPOLINO Francesco Paolo, classe 78, residente in via Bartolo Cattafi;

· RUGNETTA Roberto, classe 1970, residente in via Maria SS del Carmelo.

L’ordinanza scaturisce da una prolungata ed articolata attività investigativa svolta dai militari, sotto la direzione del Dott. BRANDINI, Sostituto P.M. presso la Procura di Termini Imerese, a seguito del colpo perpetrato il 28 ottobre 2013 ai danni del deposito della ditta “Gesco – Gruppo Amadori”, in via Pietro Nenni a Casteldaccia.

altIn quella circostanza tre malviventi, armati di pistola, avevano fatto irruzione all’interno degli uffici dello stabilimento, e dopo aver immobilizzato con del nastro adesivo il personale presente, avevano sottratto dalla cassaforte circa 50.000 euro, equamente divisi tra contanti ed assegni.

L’attività svolta dai Carabinieri, ha consentito di ricostruire minuziosamente il ruolo attivo e determinante avuto dal COPPOLINO nell’organizzazione e realizzazione della rapina. COPPOLINO, autotrasportatore licenziato solo qualche giorno prima dalla ditta Amadori, si presentava infatti pochi minuti prima del colpo presso lo stabilimento e, con la scusa di consegnare documentazione contabile, faceva in realtà in modo che il cancello e la porta degli uffici rimanessero aperti, allontanandosi solo dopo essersi assicurato dell’arrivo del RUGNETTA, esecutore materiale della rapina in concorso con altri 2 soggetti, al momento rimasti ignoti e sulla cui identificazione si stanno ora concentrando le indagini dei militari dell’Arma.

Gli arrestati sono stati tradotti presso la Casa Circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese, ove si trovano ora a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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 Coppolino Francesco Paolo                                 Rugnetta Roberto

nella foto interna l'azienda Amadori a Casteldaccia

Nell'interrogatorio dell'8 novembre 2013 il secondo successivo alla dichiarazione del 'pentimento', presenti il procuratore aggiunto dott. Leonardo Agueci e  il p.m. dr.ssa Francesca Mazzocco e due ufficiali dei Carabinieri, a Sergio Flamia vengono mostrate delle foto, per operare dei riconoscimenti.

Gli viene mostrata la foto n°4

altFLAMIA: Totino Lauricella.

P.M. Sì.

P.M.1: Chi è Totino Lauricella ?

FLAMIA: detto, u figghiu ri u’ Scintilluni, detto u’ Scintilluni puru  iddu... Allora, finché c’era Nino Zarcone, Tonino Vitale in giro, lui è un semplice soldato che andava a destra, a sinistra….

P.M. Ma di quale famiglia?

FLAMIA: Di Villabate.

P.M. Eh, ma come arriva lì a Villabate? Cioè come entra nella famiglia di Villabate?

FLAMIA: So che il suo padrino era Tonino Vitale, è stato Tonino Vitale ad affiliarlo formalmente, però come arriva alla famiglia mafiosa di Villabate non lo so, non glielo so dire; so solo che subito dopo l’arresto di Nino Zarcone e l’allontanamento che si è allontanato già qualche po’ di tempo prima Tonino Vitale, lui ha preso in mano questa situazione di Villabate tant’è vero che chi portò l’ambasciata a me per non fare uscire di casa Gino Di Salvo, togliere tutto dalle mani di Gino Di Salvo ed interessarmi io, è stato lui. Aveva un buon rapporto con Alessandro D’Ambrogio (arrestato nell'estate del 2013 n.d.r.)spinto un pò da Alessandro D’Ambrogio si è fatto strada.

....OMISSIS.....

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P.M.1: Aveva a che fare con Ficarazzi pure?

FLAMIA: Sì, lui era... allora, ai tempi di Nino Zarcone lui formalmente era stato messo a Ficarazzi, poi con...

P.M.1: Come mai?

FLAMIA: Perché a Ficarazzi non c’era nessuno, era scoperto, lui che è a Villabate e allora, dice, a Ficarazzi te la sbrighi tu... in un primo moménto si era...

P.M.: Ed era stato Nino Zarcone a, diciamo, a dargli questo incarico?

FLAMIA: Sì, a dirgli di sistemarsi a Ficarazzi con l’aiuto di Atanasio Leonforte. Dopo l’arresto di Nino Zarcone, dopo che lui è riuscito a rafforzarsi bene con l’aiuto anche di Alessandro D’Ambrogio e avendo tolto a Franco Lombardo dal mandamento di Altavilla, si è messo a capomandarnento con l’okay di Alessandro D’Ambrogio

P.M.1: Capomandamento?

FLAMIA: Capomandamento della famiglia mafiosa di Bagheria insieme a Gino Di Salvo; il mandamento di Bagheria era stato messo nelle mani di Gino Di Salvo e di Totino... Bagheria-Villabate.

P.M.1: Ficarazzi no, quindi...

FLAMIA: Ficarazzi fa parte di Villabate.

Cap.no.: Ma il mandamento di Bagheria quali famiglie comprende, Io vogliamo chiarire?

FLAMIA: Allora, il mandamento di Bagheria che so io dai vecchi, ehh, comprendeva: Altavilla, Casteldaccia, Santa Flavia chiaramente, Ficarazzi e Villabate, Villabate e Misilmeri.,.

P.M.1: Ah pure Misilmeri?

FLAMIA: Pure Misilmeri.

altCap.no: Prima...

FLAMIA: Prima, poi pian piano Villabate... poi c’è stato un certo periodo che il mandamento è stato spostato a Villabate, poi da Villabate è ritornato di nuovo a Bagheria, però una cosa è certa, che già dai tempi di Onofrio Morreale, anche se il mandamento era a Bagheria...

P.M.1: Quindi siamo...

FLAMIA: . . . però, c’erano sempre contrasti... ..

P.M.1: …e Villabate di Onofrio Morreale ossia, in che anni siamo?

FLAMIA: 2004, 2003...

P.M.1: E allora?

FLAMIA: ......il mandamento era a Bagheria però c’erano forti contrasti con la famiglia mafiosa di Villabate, all’epoca gestita da Nicola Mandalà e Ezio, come si chiamava questo, Rizzo, c’erano dei forti contrasti...

Magg.re: Nel periodo dell’Operazione Argo come si componeva il mandamento di Bagheria?

FLAMIA: Bagheria era: Ficarazzi, Bagheria, Villabate, Casteldaccia e Altavilla.

CAP.NO: Quindi nell’ultimo periodo...

FLAMIA: L’ultimo periodo questo era.

CAP.NO: Lo vuole ripetere così almeno...

FLAMIA: Bagheria, Villabate, Casteldaccia, Altavilla e Ficarazzi e Santa Flavia chiaramente.

P.M.: Ma questo ruolo di Lauricella assieme a Di Salvo da chi viene stabilito, diciamo, viene.., avviene un’investitura insomma o comunque un...

FLAMIA: Allora, l’investitura ufficiale è stata fatta ai tempi di Nino Zarcone con il mandamento ad Altavilla, spostato da Bagheria ad Altavilla, a capomandamento c’erano Nino Zarcone  e Tonino Vitale di Villabate, come capomandamento erano loro, tutti e due, quando Antonino Vitale se n’è andato all’Estero, Nino Zarcone è stato arrestato, di routine il mandamento è rimasto nelle mani a quello che c’era ad Altavilla, Franco Lombardo.

Stu Franco Lombardo essendo visto da tutti come un truffatore, persona di pochissimo affidamento in tutto, c’erano sempre discorsi che si doveva togliere stu Franco Lombardo, discorsi sempre tra di loro, tra Gino, Totino e Alessandro che mi riferivano a me, rici: amu a livari a Franco, amu a livari a Franco, amu a livari a Franco,.. c’amu a diri ca un s’avi a ‘mmiscari cchiù a nienti...( secondo le dichiarazioni di Vincenzo Gennaro rese agli inquirenti, Franco Lombardo, dopo il suo arresto avvenuto nel dicembre del 2012, era stato sostituito al vertice della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia da Rosario La Mantia n.d.r.)

altP.M.: Ma questi incontri con Alessandro lei ha idea di dove si svolgessero? No.

FLAMIA: So a Palermo, ma dove non lo so, non ho mai presenziato io.

P.M.: Va bene, comunque...

FLAMIA: L’unica cosa, che un giorno vengono da un appuntamento sia Gino Di Salvo che Totino Lauricella, vengono da un appuntamento che avevano avuto con Alessandro D’Ambrogio informandomi che Palermo, in particolar modo nella persona di Alessandro D’Ambrogio che girava tutto intorno a lui, a quello che mi dicevano loro, hanno deciso che in via formale.., in via informale, come si dice, il mandamento è stato dato nelle mani di Gino Di Salvo e di Totino Lauricella, si deve informare a Franco Lombardo che non si immischia più...

P.M.: Perché in quel momento Lombardo era ancora libero?

FLAMIA: Era, il capomandamento era lui, tant’è vero che il Lombardo in un appuntamento a me che cosa mi dice, rici: chistu è u ringraziamento che sono stato io a presentargli come uomini d’onore ad Alessandro D’Ambrogio! Perché anche se Totino si conoscevano sin da bambini con Alessandro D’Ambrogio, non c’era la presentazione ufficiale, perché per presentare un mafioso ad un altro mafioso, bisogna essere almeno in due, quindi dice: mi hanno sfruttato per avere la presentazione sia Gino Di Salvo che Totino, con Alessandro, picchi, pi’ farimi fuora?

Il che io, mettendo la buona ci dissi: 'no Franco, non è questo, non c’entra niente che tu sei stato fatto fuori, è un discorso che il mandamento era a Bagheria ed è, c’è stato il volere che il mandamento si riportasse di nuovo a Bagheria, tanto tu ad Altavilla ci sei sempre tu, se c’è bisogno di qualcosa ad Altavilla ci rivolgeremo sempre a te', coprendo io un po’ tutti i discorsi che c’erano.

Magg.re: Posso? Ma chi è a Palermo per decidere come deve essere costituito il mandamento di Bagheria?

FLAMIA: Che ne sappia io nessuno, ma siccome è stato un momento che chi si alzava prima la mattina comandava, in quel momento c’era Alessandro D’Ambrogio che girava tutto intorno a lui.

Magg.re: Come se fosse al di sopra di tutti gli altri.

FLAMIA: Sì, come se fosse al di sopra di tutti gli altri, come se fosse un capo commissione a tutti gli effetti.

Magg.re: Sì, come se fosse un capo commissione...

FLAMIA: ...a tutti gli effetti..,

Magg.re: Quindi...

FLAMIA: .. . girava questo...

Magg.re: ... come se fosse un capo...

FLAMIA: ... sì, al cento per cento gira... il discorso che girava era questo, al momento in cui arrivava l’ambasciata che c’era...

P.M.1: A vera tiesta i’ l’acqua... la vera tiesta i’ l’acqua...

FLAMIA:. la vera tiesta i’ l’acqua a tutti gli effetti, cioè ma poi per cose stupide pure si mettevano nel mezzo per cose stupide, la raccomandazione per un matrimonio in una sala trattenimenti per fare togliere dieci euro a persona... cioè per cose proprio assurde che andare a disturbare le persone per delle stupidaggini, però basta che apriva bocca Alessandro D’Ambrogio, si deve fare, in quel momento si doveva fare.

Magg.re: E questo sa se era (inc.) anche per altri mandamenti?

FLAMIA: Sicuramente su quello della Noce, sicuramente su Villabate, sicuramente su Bagheria...

Magg.re: (inc)

FLAMIA: . .. qualche po’ di dubbio ce l’ho su Brancaccio.

P.M.1: Comunque una cosa, Comunque una cosa, prima, tornando a quello che le chiedeva prima la collega, Lauricella ad un certo momento diventa capomandamento assieme a...

FLAMIA: Gino Di Salvo.

P.M.I: innanzitutto io francamente non ho mai sentito dire che ci sono due capimandamento, dove c’è... al massimo uno e il vice, ma io so che il capomandamento è uno, per cui non lo so se...

FLAMIA: E allora, loro ufficialmente mi dicevano a me che visto che si doveva togliere e si è tolto a Franco Lombardo, e che al momento non c’è la possibilità di riunire tutte le famiglie per nominare un nuovo capomandamento sulla zona di Bagheria, dice, per il momento sbrigatevela tra di voi, tu, Totino Lauricella e lei, Gino Di Salvo, dice, ve la sbrigate voi di comune accordo, dice, quando ci sarà la possibilità di ufficializzare questa situazione, poi si ufficializza.

P.M.1: Questo chi lo diceva? Chi lo stabilisce?

FLAMIA: Alessandro D’Ambrogio.

P.M.1: Sempre D’Ambrogio.

FLAMIA: Alessandro D’Ambrogio ma a me mi è stato riferito sia da Totino che da Gino Di Salvo, da tutti e due, perché quando mi hanno informato erano tutti e due assieme. Non solo, addirittura Totino Lauricella ha preteso tipo una cortesia, dice: anzi fammi una cortesia, dice, ora deve venire Natale Bruno, questo di Brancaccio, dice, tieni presente che ora il mandamento ce l’abbiamo io e zu’ Gino...

P.M.1: Ma questo era... Totino Lauricella?

FLAMIA: Totino, dice, tieniti che ehh in modo, dice, accussì anche loro già sanno che il mandamento a Bagheria ce l’abbiamo noi...

P.M.1: Ma questo che diceva Totino, cioè era verificato che era vero o era una esaltazione (inc.)

FLAMIA: Era vero picchi Gino, Gino Di Salvo quello che diceva Totino lo faceva; cioè un giorno Totino, ricordo che è venuto a Bagheria a trovarmi, io mi trovavo seduto davanti ad un chiosco di fronte l’agenzia di scommesse da mio cugino a Piazza Palagonia, è arrivato Totino tutto di premura, tutto ehh, dice: mi devi fare una cortesia, rici, u zu’ Gino? Ci rissi: in giro. Comunque, rici, ci u rici, stasira ci rici ca s’avi a squagghiari a putia ri pompe fùnebri Mineo, nei, s’avi a squagghiari stu negozio.

Cap.no.: Si deve incendiare, cioè...

FLAMIA: Si deve incendiare. Ci rissi: 'ma picchi Totino, ci rissi, già chisti sunnu mali visti, ci nissi, succieriri na cuosa ri chisti a stu minutu'... anche perché non avevo interesse a fare succedere ste cose. Rici; no iddu come si, come si permette, questo Mineo, ad andare a Villabate da Gioacchino, gli ha dato botte, hanno massacrato di botte a Gioacchino davanti alla moglie….

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Le foto all'interno dall'alto verso il basso: Totino Lauricella, Alessandro D'Ambrogio, Atanasio Leonforte, Rosario La Mantia, Sergio Flamia

 

 

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