Cronaca

 

I contrattisti non demordono: dopo il voto dei deputati dell'Assemblea regionale che ha autorizzato i comuni, compresi quelli come Bagheria che si trovano in dissesto, a prorogare per l'anno 2015 i contratti si attendevano un atto formale di delibera da parte dell'amministrazione che procedesse nella direzione indicata dalla Regione.

Tale delibera tarda pero' ad arrivare e ad inasprire il clima concorre anche il rifiuto della presidente del consiglio di mettere a disposizione l'aula consiliare per una assemblea pubblica dei contrattisti. per cui questi ultimi per dare forza alla loro protesta si sono seduti davanti al portone comunale incatenati, a volere esprimere lo stato di costrizione in cui si sono venuti a trovare.

La risposta dell'amministrazione tarda ad arrivare ed il motivo é abbastanza chiaro, in quanto l'amministrazione aveva ricevuto dalla speciale sezione del Ministero degli Interni che si occupa dei comuni in dissesto una nota in cui praticamente gli amministratori diffidava di proporre a quell'organo deliberazioni senza un preventivo consenso dello stesso Ufficio del Ministero, in pratica cioé per determine comportanti oneri di spesa al comune occorre avere una sorta di nulla osta preventivo dal Ministero.

Da qui la cautela dell'amministrazione a procedere.

I contrattisti sostengono che le determina puo' essere pero' fatta comunque senza che questa contempli aumento di spese, per cui non sarebbe neanche necessario inviarla al Ministero per un consenso preventivo, occorrendo per la validità dell'atto un semplice recepimento della normativa di proroga  votata pochi giorni fa alla Regione.

Attorno a questo che non è un dettaglio si sta giocando una partita dalla quale dipende il futuro lavorativo di 32 famiglie, anche perchè l'amministrazione comunale di Bagheria sia pure con atti interni, per es. riconsegna agli uffici  del badge da parte dei contrattisti, ha di fatto cessato il rapporto di lavoro con loro.

Intanto ieri i contrattisti avevano ricevuto la promessa da parte del sindaco di un incontro per discutere della loro situzione. Stamane però, il Presidente del Consiglio Claudia Clemente, ha negato l'uso dell'aula consiliare per l'incontro previsto.

Da tale diniego, peraltro ingiustificato, è scaturità la protesta di oggi dei contrattisti davanti il Comune. Adesso aspettano che il sindaco o qualcuno dell'amministrazione venga a dare spiegazioni.

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TESTO DELL'ORDINE DEL GIORNO APPROVATO   DAL  CONSIGLIO  COMUNALE  DI CASTELDACCIA  A SOSTEGNO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEL PASTIFICIO TOMASELLO

PREMESSO che lo storico marchio del Pastificio Tomasello, azienda leader nella produzione della pasta, che da oltre un secolo rappresenta la comunità casteldaccese in Italia e nel mondo, dopo anni di difficoltà economico-finanziarie, ha fermato la produzione mettendo in mobilità i 56 dipendenti;

CONSIDERATO
- che il Pastificio Tomasello rappresenta una risorsa del nostro territorio che va tutelata ad ogni costo, affinché venga salvaguardato il lavoro in un momento di particolare crisi economica;
- che l’Amministrazione Comunale ritiene il lavoro e i lavoratori una ricchezza straordinaria all’interno della società e che, pertanto, l’attenzione e il sostegno della Amministrazione nei confronti della qualificazione del tessuto produttivo e del lavoro del nostro territorio sono tra le priorità politiche amministrative più importanti;
- che il rischio concreto che si disperda un sito produttivo di importanza nazionale con un capitale umano, di conoscenze e di capacità produttiva di grande valore che, se perduti, avrebbero una enorme ricaduta territoriale negativa, è fonte di grande preoccupazione per questa Amministrazione;
- che le Istituzioni locali hanno un ruolo fondamentale nella difesa e nella salvaguardia dei posti di lavoro, prevenendo così situazioni di disagio sociale, conseguenti alla instabilità lavorativa, che hanno ripercussioni negative sul tessuto socio economico del nostro territorio;
- che nel corso dell’incontro con una delegazione dei lavoratori, che hanno esternato i loro timori e la loro preoccupazione sul futuro lavorativo e sulla possibilità concreta di “riappropriarsi” del proprio posto di lavoro, l’Amministrazione Comunale ha espresso vicinanza e solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie e si è impegnata all’immediata convocazione di un Consiglio Comunale per attivare tutti i percorsi possibili al fine di far ripartire l’attività produttiva dell’azienda salvaguardando i livelli occupazionali attuali.
- Che giorno 27/11/2014 si è riunita la Commissione QUINTA – Cultura, Formazione e Lavoro, congiuntamente alla Commissione TERZA – Attività produttive dell’Assemblea Regionale Siciliana, nella seduta n.201 della XVI legislatura, con il seguente ordine del giorno: “Audizione dell’Assessore per l’agricoltura, lo sviluppo e la pesca mediterranea, dell’Assessore per le attività produttive e dell’Assessore per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro, in ordine alla crisi aziendale del Pastificio e Molino Tomasello di Casteldaccia”.
Il Consiglio Comunale impegna:
- il Presidente del Consiglio Comunale a farsi carico di inviare l’ODG approvato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla Presidenza della Regione Siciliana;
- il Presidente del Consiglio Comunale nel far pubblicare l’ODG approvato sul sito del Comune di Casteldaccia ed a inviarlo ai Comuni del Comprensorio ed alle testate giornalistiche territoriali per promuovere la diffusione della conoscenza della vicenda stessa;
- il Presidente del Consiglio Comunale a tenere informato il Consiglio Comunale sulle eventuali novità;
- Il Sindaco ad attivare un sistema di relazioni e strumenti istituzionali in collaborazione con la Regione e la Città Metropolitana di Palermo, prestando attenzione all’evolversi della grave situazione.

Il Consiglio Comunale esprime
Vicinanza e solidarietà ai lavoratori coinvolti e alla loro mobilitazione affinché, insieme al lavoro dei tavoli istituzionali, si possa arrivare ad un accordo che mantenga sul nostro territorio questo impianto produttivo e tutta l’occupazione possibile, salvaguardando il lavoro e le competenze degli stessi lavoratori.

Casteldaccia,  dicembre 2014
 

Nelle varie dichiarazioni di Zarcone rese nelle aule di giustizia in cui viene chiamato come testimone a carico di altri mafiosi si precisano alcuni brani di verbali già inseriti dal collaboratore di giustizia, ed in particolare su 'gli insospettabili di Cosa nostra', cosi' li definisce Riccardo Lo Verso, in un articolo pubblicato su Livesicilia.it.

D'altro canto questa nuova strategia di cosa nostra era già nota agli inquirenti che avaevano già incontrato nelle loro indagini e nei conseguenti arresti  parecchi mafiosi che avevano esercitato un ruolo non secondario all'interno dell'organizzazione, pur non essendo formalmente affiliati a partire dagli stessi Sergio Flamia e Carmelo Bartolone affiliati formalmente nel 2012, ma già da decenni al centro delle dinamiche e della criminalità mafiosa.

Di mafiosi 'coperti' a dire il vero si è sempre parlato, con riferimento al cosiddetto terzo livello mafioso, ma sono venti anni che gira e rigira i nomi sono sempre quelli. e peraltro non sembra essere il livello politico quello ipotizzato da Zarcone, ma di mafiosi a tutti gli effetti operativi nell'ambito dell'organizzazione di cosa nostra.

Una situazione che Zarcone ricostruisce nel corso di un controesame di un avvocato difensore nel processo contro il clan bagherese; racconta Zarcone, che né lui né Gino Di Salvo, piazzato dall'accusa al vertice del mandamento, all'inizio erano formalmente affiliati. Eppure, così racconta, ciò non ha impedito loro di ricoprire ruoli strategici. “Allora essere affiliati o non essere affiliati non significa niente in Cosa Nostra?”, chiede l'avvocato  Giovanni Castronovo. E Zarcone risponde: “Allora, avvocato, è una cosa formale perché noi abbiamo avuto i rapporti anche con soggetti non ufficialmente affiliati che hanno la reggenza di altri mandamenti di cui già gli inquirenti sono a conoscenza, che però ufficialmente non sono affiliati”.

Ecco saltare fuori gli insospettabili alla guida dei mandamenti mafiosi di Palermo e provincia. Il pentimento di Zarcone rappresenta una miniera di informazioni per i pubblici ministeri che si misurano con le strategie dei boss.

E Zarcone riferisce di episodi in cui la mancata affiliazione avrebbe creato problemi di 'convivenza' con i mafiosi 'regolari'.

Sergio Flamia  - racconta Zarcone - aveva un ruolo abbastanza importante anche su tutto il territorio del mandamento, perché era un soggetto da tantissimi anni che era stato sempre vicino agli esponenti di Cosa Nostra... non gli interessava nulla se effettivamente doveva essere affiliato o non affiliato, anche perché aveva potere e poteva fare quello che voleva. Infatti ci fu anche una discussione con Nino Teresi della reggenza di Trabia, di cui Nino Teresi ufficialmente risultava reggente nel mandamento di Trabia, e Sergio Flamia - il racconto prosegue -, non essendo neanche affiliato, lo trattò di brutto e Nino Teresi si andava cercando poi aiuto perché Sergio Flamia non poteva parlare essendo ufficialmente non un uomo d'onore, in quelle condizioni, e trattare a Nino Teresi in quelle circostanze”.

Alla fine Flamia ebbe la meglio: “Sta di fatto che nessuno ha preso le parti di Nino Teresi, anche perché Sergio Flamia garantiva della copertura di Pino Scaduto e di altri esponenti del mandamento di Bagheria”.

Nella nuova mafia conta più la sostanza che la forma “perché l'affiliazione sul mandamento di Bagheria non significa quasi nulla, perché bene o male ci sono stati diversi episodi di persone che sono reggenti e usufruiscono di soggetti che vanno camminando per conto di Cosa Nostra e prendono estorsioni, che non hanno bisogno di essere affiliati, ma hanno un ruolo ugualmente di spicco... non c'è nessun vincolo e non ci sono tutte queste vecchie norme antiche che esistevano una volta, anche perché ci sono stati diversi episodi”.

Episodi su cui Zarcone non puo' entrare nei dettagli perchè  fanno parte dei verbali ancora top secret del collaboratore sulla base dei quali la magistratura ha già avviato la caccia agli insospettabili uomini di Cosa nostra.

 

Era stato inaugurato alla vigilia di Natale, il viadotto Scorciavacche sullo scorrimento veloce Palermo-Agrigento che è crollato a Capodanno.

L'Anas parla di "un anomalo cedimento del piano viabile in corrispondenza del rilevato retrostante della spalla del viadotto". Metà carreggiata è sprofondata e la restante presenta una profonda spaccatura.

Per fortuna nessun veicolo transitava quando è avvenuto il collasso dell'arteria.

L'Anas ha dunque deciso di chiudere al traffico la strada statale 121 tra il chilometro 226 e il chilometro 227 nei pressi di Mezzojuso.

Alla ditta che ha eseguito i lavori è stato intimato il ripristino del ponte crollato.

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