Bagheria bene comune: fermiamo il femminicidio

Bagheria bene comune: fermiamo il femminicidio

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“Giovedì 24 gennaio Donika Xhafa, una donna albanese di 47 anni, è stata trovata morta in mezzo alla strada uccisa dall’ex convivente a Vercelli dove lei viveva con i figli dopo la separazione. Sembra che l’uomo si fosse recato da lei per una riconciliazione ma per farlo era andato con una pistola in tasca, arma usata per uccidere la donna con 4 colpi: “l’uomo le avrebbe sparato un primo colpo dalla sua auto, poi sarebbe sceso per finirla con altre 3 colpi”.

Donika Xhafa è la sesta vittima di femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno, e arriva alle pagine della cronaca dopo un anno di insistenti richieste di intervento della società civile nei confronti del governo Monti e dopo mesi di dibattito sul femminicidio nei media. Già 6 donne uccise nel 2013, due in gravissime condizioni, 125 vittime nel 2012, 127 nel 2011, 119 nel 2009.

E se anche oggi è triste vedere ancora sui giornali parlare di “raptus” e di “gelosia”, ancora più inquietante è il silenzio assordante di fronte a un fenomeno che continua come se “nulla fosse”.

Per questo motivo, dopo il convegno organizzato domenica 25 novembre 2012, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne, il nostro movimento cittadino scende di nuovo in piazza per accendere nuovamente i riflettori su questa vera e propria strage e per spezzare il filo rosso della violenza contro le donne e per rompere il silenzio che continua a contornarlo.

A tal fine domenica pomeriggio lungo il Corso Umberto gli attivisti del movimento Bagheria Bene Comune hanno dato vita ad una manifestazione un poco provocatoria volta a richiamare l'attenzione sul drammatico e sempre più attuale fenomeno del Femminicidio.

Con l'ausilio di una sagoma di legno si è riportata l'immagine della stessa sul selciato con del nastro adesivo bianco. La sagoma indica il confine tra la vita e la morte, all'interno della sagoma c'è il silenzio chi sta fuori dalla sagoma dia voce a chi voce non ha più.

Sono state fatte quindi alcune sagome alla stregua di quelle che indicano la presenza di un cadavere sulla scena di un crimine.

Una sagoma femminile gettata lì come una cosa abbandonata indifesa e sola; un segnale attraverso il quale si richiama la violenza e la morte e che urla a gran voce che la vita di un'altra donna è stata spezzata.

Quello che non si riesce a spezzare è invece il filo rosso della violenza e del sangue e spesso ci si imbatte anche nel filo pesante dell'indifferenza e del silenzio.

Alcuni passanti si sono timidamente avvicinati, altri hanno dato un'occhiata allo striscione che riportava la scritta: “Stop al femminicidio” ed abbiamo amaramente compreso che molti ignorano il significato di questa triste parola. Una parola nuova per un crimine vecchio.

Alcune bambine hanno sostato più a lungo vicino le sagome con i visi incuriositi, ma con la consapevolezza della loro età. E gli altri?
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li altri forse pensano che la morte di madri di famiglia, figlie e mogli altrui non li riguardi, che un problema non è nostro fintanto che non ci tocchi da vicino. Ma ne siamo davvero sicuri?

Noi sappiamo che ogni volta che una donna viene uccisa un tassello significativo della società civile viene meno e che questa società rischia di frantumarsi sotto i nostri occhi, ma il guaio è che alcuni questi occhi li tengono ancora ostinatamente chiusi.

Bagheria, 27 gennaio 2013
 

Adele Musso,
Movimento Cittadino Bagheria Bene Comune