Abbiamo rivolto alcune domande ad Italo Fragale, presidente della Confcommercio di Bagheria. Di seguito vi riproponiamo il suo puinto di vista.
Quale è lo stato di salute, oggi, a Bagheria, delle attività commerciali ?
Purtroppo lo stato di salute, attuale, delle attività commerciali di Bagheria, non è ottimale, come del resto non lo è quello di altri paesi e città italiane. Bagheria soffre dello stesso malore che sta attanagliando l’economia nazionale, con in più la ripercussione negativa, dovuta all’assenza di una benché minima programmazione politica, atta a risollevare le sorti dell’economia locale.
Il risultato è che, bisogna fare affidamento solo con chi è impiegato, che purtroppo, non arriva più nemmeno alla terza settimana.
Quali sono i problemi più seri e più importanti che andrebbero affrontati e risolti?
I problemi più seri e più importanti, purtroppo, non dipendono da noi, e nemmeno, in massima parte, dalla politica locale; potremmo solo cercare di rendere meno problematica la cosa, aiutando le attività commerciali, a superare il momento di crisi, con aiuti economici, e interventi agevolati. Bisogna poi inventarsi qualcosa che riesca a mettere in condizione le attività commerciali di Bagheria di essere più concorrenziali insieme alle grandi strutture che stanno nascendo dalle nostre parti.
Le attività commerciali di Bagheria sono sempre stati dei "poli di riferimento" rispetto al territorio: è sempre così?
Si, credo sia sempre così, non foss’altro per il numero di attività commerciali che sono nate da un po’ di anni a questa parte: si sa che la possibilità di aumentare l’offerta, porta sempre più ad una crescita delle vendite e della concorrenza e che, se presentano le caratteristiche della sana e leale offerta, rispetto alla domanda, non può che essere un toccasana per gli esercizi commerciali, prova ne sono i centri commerciali che proliferano sempre più.
Il commercio soprattutto di prodotti della terra, di vicolo e di quartiere, pensi che danneggi , e quanto, gli esercizi , chiamiamoli così , legali?
Il commercio di prodotti della terra, di vicolo e di quartiere, non può danneggiare gli esercizi commerciali, se rientra nei limiti e nei canoni dell’accettabilità. Ove questo si limitasse alla vera e reale vendita dei prodotti della terra. In ogni caso la vendita selvaggia, il piazzarsi in ogni angolo di strada, l’esposizione scriteriata dei prodotti venduti, non puo’ che danneggiare l’immagine del nostro paese, e irritare coloro che chiamiamoli così “legali” (e tali a mio avviso sono) devono far fronte ad una miriade di leggi e leggine, per far si che la propria attività abbia quantomeno la possibilità di esistere in un primo momento, e la possibilità di sopravvivere, in un secondo momento.
Non pensi che il mercatino abbia in qualche modo introdotto più concorrenza?
Io ne sono certo che il mercatino ha introdotto più concorrenza, ma solo se questa è fatta in modo corretto e leale può portare benefici. Il consumatore ha diritto di scegliere il prodotto che vuole acquistare, sia per la qualità, che per il prezzo, e più aumenta l’offerta, più aumenta la domanda, quindi, di conseguenza, il consumo. Al contrario di chi pensa che, meno attività commerciali esistono, più possibilità di vendita c’e’.
Cosa può fare la pubblica amministrazione per aiutare il settore commerciale?
Può fare tanto ma purtroppo, almeno per il momento, fa poco o niente. Un esempio è la mancanza di piano commerciale, strumento che regola e norma il rilascio di licenze, che detta le regole, e dà indirizzi di settore; fino ad oggi, sono state appannaggio di regolamenti che non hanno niente a che vedere con le leggi regionali sul commercio, leggi che, sono state fatte in base a studi di settore: quest’ultime altrove hanno permesso il nascere di attività all’avanguardia, in linea coi tempi, e con i nuovi sistemi di marketing moderni.
Come spieghi l'assenza pressocchè totale a Bagheria della grande distribuzione?
Non manca solo a Bagheria la grande distribuzione, manca un po’ in tutta la Sicilia occidentale. Se poi per grande distribuzione s’intende quella superficie di vendita che, nei veri centri commerciali, sarebbe una minima parte di essi, allora abbiamo capito poco, o non sappiamo cos’e’ la grande distribuzione. In ogni caso una delle cause per cui queste non possono nascere, è l’assenza di quei regolamenti a cui facevo riferimento nell’altra domanda, la farraginosità dei meccanismi che occorrono per la realizzazione di esse, e aggiungiamo un po’ di paura.
Sono di fatto iniziati i lavori di rifacimento del Corso Umberto: non pensi che alcune preoccupazioni espresse dai commercianti siano state eccessive?
Assolutamente no; penso siano preoccupazioni legittime, e reali paure di non riuscire a sopravvivere. Ci sono attività che avranno problemi seri, spero tanto di essere smentito, me lo auguro di cuore per loro, ed in ogni caso la mia associazione si sta attivando a trovare il sistema d’aiuto che renderà meno gravoso e meno problematico il danno che si suppone potranno avere, quantomeno, le attività che hanno bisogno di fermate momentanee e veloci. Considerate inoltre che tutte le attività hanno bisogno di una programmazione di acquisti, che devono fare i conti con budget che le aziende gli impongono, e per finire con i costi di gestione delle proprie attività.
Che incidenza hanno a suo avviso , pizzo e usura, a Bagheria?
Per fortuna, grazie a Dio, una incidenza molto bassa; forse perché e’ un fenomeno che, parlo di Bagheria, è stato debellato e stroncato sul nascere. Seppur limitato, è però un problema da attenzionare e da non sottovalutare, non bisogna mai abbassare la guardia, e noi che siamo addetti ai lavori, ognuno per il suo ruolo, dobbiamo sempre essere vigili e dare quella certezza agli imprenditori che non siano mai lasciati soli. Confcommercio, associazione di cui sono presidente a Bagheria, è giornalmente impegnata nella lotta al racket del pizzo e all’usura, facendo fronte comune con le istituzioni e le forze dell’ordine.