Il Cristo frantumato, segno dei tempi? - di Emanuele Tornatore

Il Cristo frantumato, segno dei tempi? - di Emanuele Tornatore

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Il giorno in cui l'Uomo Giusto dopo esser disceso agli Inferi, risorgeva dalla morte, nella chiesa di san Pietro, il monumentale Cristo Risorto che si ergeva vittorioso, si frantumava in mille pezzi di vetro. 

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Il Risorto che si frantuma potrebbe essere letto come un segno dei tempi, come un messaggio forte per esortare i credenti che la resurrezione alla fine non è così scontata e che nonostante ogni anno, per duemila anni, abbiamo celebrato la resurrezione dell'Uomo giusto, ingiustamente ammazzato, in realtà non siamo affatto portatori di resurrezione. Certo, ciò che è avvenuto a San Pietro non è il segno dei tempi, è stato solo un incidente, però il fatto in sé suscita una riflessione più ampia.

Il Risorto si frantuma davanti alla nostra rassegnazione, la rassegnazione è la negazione della resurrezione, e ogni credente, quindi, se davvero cristiano non può vivere nella rassegnazione, altrimenti negherebbe il Cristo Risorto. il cristiano non può rassegnarsi davanti all'ingiustizia, all'inefficienza della politica, davanti ad una giustizia non sempre giusta, il cristiano che crede nel risorto non può rassegnarsi davanti all'omertà e all'ignavia della nostra società. 

Il cristiano che crede nel Risorto non si rassegna e non si gira dall'altra parte, non si lava le mani, ma affronta i problemi, si schiera, prende posizione, porta avanti azioni di lotta non violenta per affermare il principio che prima di tutto c'è la dignità di ogni uomo e di ogni donna, dignità che viene calpestata e annientata nella sconfitta della croce. Il cristiano supera la croce con la Resurrezione.

Quel Cristo frantumato ci chiama alla nostra maggiore responsabilità di cittadini primi di tutto e pure di credenti, una responsabilità forte, attiva, condivisa che può contribuire a creare una città più a dimensione d'uomo, una città più comunità che sa rialzarsi, che spera nella possibilità che dopo la croce c'è sempre la resurrezione e che dagli errori, si si può sempre risollevare, non confidando però nel deus ex machina, nel Dio burattinaio che interviene perché consapevole delle nostre incapacità, ma nella volontà, nella determinazione di tutti i cittadini che vogliono migliorarsi e migliorare lo spazio in cui vivono, mettendosi in gioco in prima persona, non più spettatori ma attori protagonisti del cambiamento.

Esprimo la mia solidarietà alla comunità di San Pietro e al suo parroco don Luciano Catalano, immagino la preoccupazione e la paura che si è consumata davanti ad un incidente che se avvenuto ore prima poteva trasformasi in una vera tragedia e poi perché comunque è andata distrutta una vera opera d'arte. Un linguaggio contemporaneo, un gioco di luci, uno slancio vigoroso, codici dell'arte che magari non sempre vengono compresi, sulla cui utilità si può sempre discutere e confrontarsi però evitando di innescare polemiche.

                                                                                                                                                Emanuele Tornatore