C'è un dato, tra gli altri, che fa impressione nel comunicato dei Carabinieri che resocontano dell'indagine e degli arresti di trafficanti e spacciatori di cocaina e hashish a Bagheria : si parla di 400 (quattrocento) assuntori di cocaina e hashish segnalati alla Prefettura.
E' una cifra impressionante perchè Bagheria è pur sempre un medio centro e perchè si riferisce ad una sola operazione; ed anche perchè gli arresti dell'altro ieri seguono ai sei arresti di un paio di mesi fa ed ai cinque di un anno fa, sempre operati dai Carabinieri e che documentavano la diffusione sempre crescente di droghe, in specie hashish e cocaina, tra i giovanissimi delle scuole bagheresi e non solo.
Bastano queste cifre per darci un'idea, forse ancora lontana dalla realtà, di quanto diffuso e devastante sia diventato il consumo di sostanze stupefacenti come la cocaina anche tra gli adolescenti e i giovani del nostro territorio.
Ma non è solo questo il dato che allarma: proprio nelle ultime tre settimane la cronaca ha dato notizia di tre episodi che messi assieme ci restituiscono una immagine di Bagheria ormai periferia profondamente degradata, e non solo economicamente, che certifica che qualcosa si è irrimediabilmente guastato nel DNA della nostra comunità.
E' notizia di qualche giorno fà di una ragazzina di dodici anni di origini albanesi venduta dai genitori ad una famiglia di rom abitanti a Bagheria, che è stata con la prevaricazione data in sposa ad un ragazzo poco più garnde di lei, violentata di fatto e resa schiava in famiglia; e poi l'episodio che ci è stato riferito, verificatosi sempere a Bagheria, di un giovane cui è stata gettata benzina addosso e gli si è dato fuoco, ed ancora proprio in questi giorni la vicenda di Samuele il bambino di 18 mesi ricoverato all 'Ospedale dei Bambini in gravi condizioni per intossicazione di cocaina e postumi di traumi per le violenze subite, è una storia terribile maturata proprio nella nostra città dove la madre, bagherese appunto , ha abitato sino a qualche mese fa.
Fatti sì espressione dell'emarginazione sociale, dell'ignoranza e della miseria ma che avvengono sotto i nostri occhi, l'abbiamo già scritto, colpevolmente disattenti.
Tutti questi fatti, ed in così breve tempo, richiamano ad una responsabilità della comunità e ad un esame di coscienza cui non possiamo e non dobbiamo sottrarci: sono fenomeni che testimoniano di un mutamento "genetico" di larga parte della nostra comunità nei modi di pensare, di vivere e di comportarsi che non può essere ascrivibile solo alla crisi economica; anche perchè va da sè pensare che se c'è chi vende la cocaina ad un prezzo "scontato" di 80 auro al grammo trova un numero, purtroppo sempre maggiore, di giovani soprattutto, che l'acquistano.
E sono fatti che ci impongono di rileggere e di riscrivere la storia "invisibile" della Bagheria degli ultimi trenta anni , che ha visto crescere assieme al disordine dell'abusivismo edilizio anche il dissesto della coscienza della nostra comunità.
No, non è solo la crisi economica e l'assenza di prospettive di lavoro e di futuro che pure pesa, ma che guarda caso non coinvolge gli innumerevoli centri di scommesse "ufficiali" e clandestini e l'industria del "gratta e vinci", e che comunque riguarda altre fasce di popolazione.
Non possiamo più far finta di non vedere, e trastullarci ritenendo che sono questioni che riguardano altri, e non solo perchè tra i 400 segnalati alla Prefettura, c'è certamente magari qualcuno che conosciamo, qualche parente più o meno lontano, qualche figlio di amici, qualche amico d'infanzia, qualche vicino di casa.Non è solo per questo che dobbiamo interrogarci e con urgenza: dobbiamo ragionare e riflettere ad alta voce per cercare di capire cosa e perchè sta portando tanta gente che non è nè povera nè bisognosa verso una deriva etica e di perdita di valori che sembra inarrestabile.
Chi ha a cuore le sorti della "nostra" Bagheria, (ed è il caso di usare di questo aggettivo retorico e abusato), ha il dovere di occuparsene: anche perchè quanto sta accadendo rimanda a nostre responsabilità remote e recenti: e quando diciamo nostre, parliamo degli operatori della politica, della cultura, dell'istruzione, dell'informazione, della sicurezza pubblica e del disagio sociale.
Per questo abbiamo intenzione di avviare un grande dibattito attraverso i nostri strumenti di informazione per dare spazio alle riflessioni di operatori del sociale, di religiosi, di politici, di uomini di cultura, di esponenti della sicurezza e del mondo della scuola, e, se possibile, di alcuni dei protagonisti di queste vicende.
Dobbiamo fare di tutto per capire le radici di questi fenomeni e, se possibile, arrestarne la diffusione; nella consapevolezza che pur nelle nostre problematiche specifiche e locali, Bagheria non è separata dal mondo e i bagheresi non viviamo in una campana di vetro, ma siamo parte di una società globale che incide, oggi più di ieri, nei nostri modelli di vita e di comporatmento.
Fare però finta di nulla e nascondere, come si suol dire, la polvere sotto il tappeto, sarebbe la strada peggiore.