Bisognava esserci tra gli oltre duemila presenti nella corte di villa Valguarnera, per capire quel piccolo miracolo, che non solo le note del concerto ma soprattutto il "contesto", hanno reso possibile sotto gli occhi solitamente scettici dei "baarioti".
Aleggiava in tutta la serata, al di la della qualità del concerto diretto dal maestro Florulli, (a qualche "purista" delle note non è parsa convincente una rilettura "rock" di alcune temi delle colonne sonore di Morricone), la sensazione che questa villa, queste ville, possono veramente aprire una nuova stagione per Bagheria.
La partecipazione massiccia, con tanta gente venuta da fuori, la suggestione dell'ambiente, le fiaccole, l'atrio circolare, la facciata che sembra voler uscire in maniera prepotente dai ponteggi che la ingabbiano, le musiche di Morricone hanno contribuito a dar vita ad una serata che non è esagerato definire di svolta epocale.
Noi sul "pessimismo della ragione" siamo portati a far sempre prevalere "l'ottimismo della volontà", come suggeriva Gramsci.
E lo ripetiamo, ci siamo stancati di commenti stucchevoli, anche di gente mediamente colta e informata, che continua a parlare di "degrado e di abbandono delle splendide ville settecentesche" di Bagheria
Facendo una ricognizione puntuale e precisa possimo dimostrare fatti alla mano come, una tendenza invertitasi sin dagli anni '80, comincia a dare quei frutti la cui maturità potrà incidere positivamente, se non proprio cambiare, il corso della nostra storia.
I fatti ci dicono che alcune ville settecentesche, e tra le più belle e originali, sono state ristrutturate da privati e utilizzate per cerimonie ed eventi: Villarosa con il suo caratteristico pronao neoclassico , villa Ramacca con il suo terrazzo maiolicato che guarda sul golfo di Palermo, ma anche palazzo San Marco, dall'austera struttura che la fa rassomigliare a un forte.
E sono migliaia, e forse decine di migliaia, considerati il numero di ricevimenti che vi si svolgono annualmente, gli invitati che hanno conosciuto quelle bellezze e che hanno respirato quella atmosfere di festa, che ahimè quelle ville nel settecento non ebbero il tempo di conoscere.
Anche perchè come ci faceva acutamente osservare un amico che di vicende di storia se ne intende, costruite la gran parte nella metà del Settecento, epoca in cui i baroni siciliani cominciarono a perdere potere politico ed economico, ebbero poco tempo per conoscere scene di sfarzo e di vita mondana.
Ci sono poi palazzo Aragona Cutò, vero cuore pulsante di centinaia di iniziative culturali e sede del "Museo del giocattolo", il complesso di villa Cattolica con il "Museo d'arte moderna e contemporanea" , a cui di recente si aggiunto palazzo Butera che sono di proprietà pubblica e ormai ristrutturate, oltre a villa S. Cataldo che è di proprietà della Provincia.
Anche per la Certosa già ristrutturata in parte, è arrivato il finanziamento per il completamento del ripristino.
A questo proposito sollecitiamo il sindaco Vincenzo Lo Meo, nella sua duplice veste di ex consigliere provinciale ed oggi di sindaco di impegnarsi solennemente perché il parco di villa San Cataldo possa divenire il parco metropolitano di Bagheria, ferma restando la necessità di rendere sempre più fruibile e tutelato il parco suburbano di monte Catalfano.
Quello di villa S.Cataldo è l'unico esempio di giardino all'italiana rimasto praticamente intatto e conservato e per questo deve essere restituito al più presto alla fruizione degli abitanti del territorio.
Continuando con le ville va ricordato che anche villa Palagonìa, pur privata, è visitabile; che palazzo Inguaggiato è abitato da privati, (un inquilino illustre è il regista Peppuccio Tornatore); che villa S.Isidoro era abitata sino a qualche anno fa dai proprietari, come pure lo è ancora con gli interni ben conservati villa Spedalotto, abitata dal marchese Achille Paternò di Spedalotto.
Come pure abitata dagli eredi è ancora, ed in ottimo stato di conservazione villa Trabia.
E' un patrimono pubblico, o comunque disponibile al pubblico, che come è stato giustamente osservato in una città dai servizi "riqualificati" può essere volano per la crescita , e non solo culturale.
Continuare a ripetere la solita, sciocca litanìa sulle belle ville settecentesche di Bagheria ville "abbandonate al degrado e all'incuria", è una sorta di "mantra" consolatorio che serve solo a metterci a posto la coscienza e a darci l'alibi per continuare a non fare nulla.
Il problema è di fare come si dice oggi "sistema" tra quelle pubbliche e quelle private, integrandole in un percorso storico-culturale organico che vada dalla necropoli della Solunto punica ( che pare verrà aperta con degli sponsor privata ai visitatori) ai ruderi di epoca normanna (Chiesazza, Ponte saraceno) alle ormai purtroppo stravolte vestigia del castello di Solanto, sino alle ville barocche.
Pensando a soluzioni veramente innovative per la conoscenza e il godimento di questo patrimonio. Ma di questo si potrà parlare dopo.
E villa Valguarnera, per la sua architettura maestosa, per la panoramicità del luogo in cui sorge , per la bellezza del suo giardino, per quel richiamo simbolico all'ascensione verso la cultura e la conoscenza rappresentato nel percorso del vialetto che dal parco arriva sino alla sommità della Montagnola, è il perno attorno a cui questo sistema potrà ruotare.
Localizzarvi una quindicina di eventi estivi, sfruttando le sinergìe delle iniziative di "Provincia in festa", "Circuito del mito", sfilate di moda anche sponsorizzate da privati, e location di importanti eventi culturali, concerti, presentazione di libri, rappresentazioni teatrali, proiezioni di film di qualità e quant'altro, può veramente diventare un irresistibile elemento di richiamo e non solo per i bagheresi, così come ha dimostrato ampiamente il concerto svoltosi martedì 9 di agosto.
L'ultima considerazione: a Vincenzo Lo Meo va riconosciuto il merito di non aver lasciato cadere una opportunità che si era venuta a creare: però non dimentichiamolo che i cancelli di villa Valguarnera erano stati già aperti in primavera dalla passata amministrazione, sindaco Biagio Sciortino e assessore alla cultura Emanuele Tornatore.
ANGELO GARGANO La foto di copertina è di Vincenzo Martorana