Basta con i tagli alla scuola pubblica! -di Roberto La Tona

Basta con i tagli alla scuola pubblica! -di Roberto La Tona

attualita
Typography

Il recente intervento del giovane palermitano Giacomo Russo, precario del personale scuola e già protagonista di uno sciopero della fame lo scorso autunno,

nella trasmissione Annozero, dove ha attaccato duramente il ministro Tremonti presente in studio, e l'intervista di Fabio Fazio al ministro Gelmini rappresentano forse i punti di vista più distanti relativamente ad un'unica questione, la scuola.

Chi non è addentrato nella faccenda, potrebbe veramente andare in confusione, non riuscendo più a capire dove sta la verità in mezzo a due versioni talmente contrastanti.

Vediamo di fare un po' d'ordine.

Certamente, aldilà dei toni appassionati, e forse un po' troppo concitati, Russo ha sicuramente posto l'attenzione su un punto nevralgico, ovvero quello della troppa "facilità" con la quale si è abbattuta la forbice dei tagli di 130.000 cattedre in Italia; tagli che il personale della scuola sta pagando per pagare la crisi causata da altri, e d'altro canto è anche vero che, per fare ciò, "[...] non è necessaria una scienza!", ha poi urlato Russo a Tremonti, il quale, a dire il vero, non ha fatto una piega.

Tre giorni dopo, nello studio di Fabio Fazio, si è accomodato il Ministro Gelmini, che ha difeso a spada tratta il proprio operato.

Secondo la Gelmini, infatti, non sarebbe stato licenziato nessuno, perché i tagli riguardano solamente i precari e non il personale di ruolo.

Tentativo generoso quanto inutile.

A parte il fatto che anche diversi insegnanti di ruolo si sono riscoperti "perdenti posto", ovvero costretti a cambiare sede, spesso più lontana dalla propria abitazione, affrontando quindi delle spese di trasporto che vanno a ledere ulteriormente il proprio già magro stipendio.

Inoltre, va anche detto che i precari della scuola non è che prima si trovassero a lavorare per grazia ricevuta ed erano inutili all'interno del sistema: hanno contribuito a mandare avanti il normale svolgimento delle attività, anche a costi di spostamenti annuali.

Volendo contestualizzare il fenomeno a livello locale, sono stati moltissimi gli insegnanti di ruolo perdenti posto che da Bagheria si sono visti trasferire a Ciminna, Bisacquino, Montemaggiore: e chiaramente in questo caso si sono ritrovati a guadagnare meno per il motivo a cui accennavo prima, ovvero quello dei costi di trasporto.

Ma il prezzo più salato è toccato a precari: tantissimi, a Bagheria, e nei paesi vicini, oramai abilitati all'insegnamento, inseriti nelle graduatorie del Provveditorato, già al lavoro da diversi anni, si sono ritrovati letteralmente estromessi dal proprio contesto lavorativo, ingrossando così le fila dei disoccupati (e non è un caso che quest'anno la disoccupazione, in Italia, abbia toccato la quota record del 30%).

Questa enorme "sforbiciata" di posti non danneggia, naturalmente, solo i lavoratori della scuola, ma anche, e soprattutto gli utenti, i ragazzi, che si ritrovano concentrati in classi sovraffollate (e non a norma, di conseguenza) mentre ai compagni diversamente abili sono state tagliate le ore dell'insegnante di sostegno: provate a mettervi nei panni di un insegnante che ha davanti più di 30 ragazzi e non c'è nemmeno l'ausilio del collega di sostegno per l'alunno disabile!

A questo punto, chi deve cercare di far valere i propri diritti, oltre agli insegnanti che devono rivendicare il diritto al lavoro, sono, in veste di cittadini, proprio gli alunni e i genitori, cercando di far rispettare quantomeno i parametri di sicurezza all'interno dell'aula.

Roberto La Tona