L'inquietante vicenda che ha colpito la redazione del Settimanale di Bagheria, nei giorni scorsi, ha suscitato, com'era ovvio, attestati di solidarietà da parte di tantissime persone.
Messaggi pervenuti con telefonate, e-mail e comunicati stampa da ogni parte d´Italia e qualcuna anche dall´estero, come ha puntualmente riferito il direttore del periodico. Non si sono fatte attendere le reazioni di partiti, associazioni, testate giornalistiche, cittadini.
E' rimasto il" silenzio assordante " dell' amministrazione bagherese. Non un solo esponente era presente all'iniziativa "Difendere l'informazione per difendere la democrazia - Manifestazione di Solidarietà al Settimanale di Bagheria".
La testimonianza dell'Associazione Antiracket, della CGIL Palermo e dell'Ordine dei Giornalisti presenti all' incontro-dibattito dell'altra sera, è stata invece doppiamente importante e significativa proprio in questa fase "storica" in cui la libertà ed il diritto all'informazione vengono così pesantemente minacciati.
Anche il mondo della scuola ha voluto portare il proprio modesto ma, a nostro avviso, importante contributo al dibattito. Non per una "smania" stucchevole di unirsi al coro della solidarietà ( sono però importanti anche i cori, perché danno l'idea della "forza")
"Si muore quando si viene lasciati soli", Giovanni Falcone lo diceva prima di morire e mentre combatteva la mafia e intanto le solite "menti raffinatissime" lo delegittimavano, qualcuno arrivò addirittura a dire che l'attentato all'Addaura se l'era fatto da solo... ma semplicemente perché crediamo che il mondo della scuola può e deve dare un fondamentale apporto alla costruzione di una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che deve contrapporsi alla cultura della violenza, dell'intimidazione, del ricatto.
Ci è capitato, talvolta, di vedere qualche presunto autorevole intellettuale esperto di antimafia, storcere il naso e dichiarare apertamente di snobbare la partecipazione degli studenti alle manifestazioni considerate da "parata", ritenute non proficue sotto il profilo dell'efficacia educativa.
Noi non siamo d'accordo.
Noi crediamo che i percorsi di ricerca e di studio, uniti alla " pratica" della cittadinanza attiva, del "corpo" che si muove, che urla, che salta insieme agli altri, valga più di mille convegni "parolai".
"La legalità non si insegna, ma si testimonia" , sostengono i familiari delle vittime della mafia che ogni anno rinnovano l'impegno e la loro testimonianza nella giornata organizzata da Libera in memoria di tutte le vittime di mafia e a cui la nostra scuola partecipa con impegno ed orgoglio.
La scuola in cui crediamo è questa.
Vittoria Casa è dirigente scolastico della scuola "G.Cirrincione" di Bagheria