Abbiamo chiesto a Ciccio Zizzo, rappresentante di ANAPi pesca, un parere su quello che potrà accadere con l'attuazione del nuovo regolamento comunitario per la pesca che entra in vigore il 1 Giugno. Queste le risposte
Quale è il peso della marineria porticellese in termini di flotta e addetti, oltre che socio economico?
La marineria di Porticello, ad oggi, conta circa 275 barche iscritte. Rispetto alle 400 unità iscritte negli anni 80, registriamo un calo del 30% - come previsto dalla riduzione dello sforzo di pesca dall'UE con il precedente SFOP 2000/2006-. I marittimi occupati, sono scesi da circa un migliaio agli attuali 500/600, stagionali inclusi.
Il mercato ittico locale, cuore dell'attività economica della zona ( muove un indotto che per importanza e qualità è molto interessante), da anni vede i propri fatturati scendere vorticosamente, fattore che mette a repentaglio l'esistenza della struttura e di tutta la filiera ittica ad essa collegata.
Per dare un dato: siamo passati da un fatturato di € 11.500.000,00 del 2006 all'attuale (anno 2009 ) di € 4.500.000,00. Insomma più che dimezzato.
Il 1° giugno 2010 entra in applicazione il regolamento mediterraneo n° 1967/2006. Quale sarà l'impatto delle nuove normative sulla marineria di Porticello?
Il regolamento mediterraneo, purtroppo non riguarda solo un segmento della pesca, ma riguarda tutte le tipologie di pesca esercitate -nessuna esclusa-. Porticello, nel suo piccolo, riproduce quella che è la realtà di pesca nazionale.
Nel senso che abbiamo un buon 70% circa di flotta di piccola pesca, all'interno del quale c'è anche il c.d. piccolo strascico costiero, ed il restante 30% di barche di dimensioni più grandi che esercitano lo strascico come anche il palangaro ai grandi pelagici (Spada, tonno e Alalunghe) e la circuizione ai piccoli pelagici (acciughe e sarde pesce azzurro in genere).
E che dall'entrata in vigore delle misure restrittive del reg.to med. In merito alle maglie minime, distanza minima dalla costa e taglie minime dei pesci. Subirà un ulteriore ridimensionamento delle catture e del conseguente fatturato. Tutto questo se lo rapportiamo alla situazione mercatale sopra descritta. Avrà un impatto devastante per le migliaia di famiglie che vivono attorno alla filiera pesca locale e sarà causa di forte disagio socio economico. A rischio c'è, non il futuro, ma il presente della pesca e dei pescatori.
Cosa propone, o ha già proposto, Anapi pesca per tutelare i lavoratori del settore?
Anapi pesca, fin dalla manifestazione nazionale del 14 maggio 2009, aveva rappresentato questo drammatico quadro del settore. Anticipando all'allora Sottosegretario On.le Buonfiglio, che la scadenza delle deroghe del reg.to med.o, sarebbe stata causa dell'attuale grave stato di crisi del settore che vede le marinerie italiane, sul piede di guerra.
Ci arrivano voci da più parti, di intere marinerie che al 1° giugno entreranno in sciopero.
Per evitare che tutto ciò accada, avevamo proposto di dare un ulteriore periodo di proroga alle deroghe per consentire alla flotta italiana di adeguarsi alle misure imposte dal reg.to med.o. ma sappiamo, tutti, che la risposta dell'UE, per voce della commissaria greca Maria Damanaki, è stata negativa.
Per la piccola pesca costiera, che non ha un proprio contratto di lavoro, è possibile applicare gli ammortizzatori sociali stanziati dal governo nazionale e dalla regione siciliana?
4 L'applicazione degli ammortizzatori sociali in deroga al settore della pesca si ha dal 2008, e scaturisce dalla problematica del caro gasolio. Avevamo, già nel 2008, sollevato la questione legata alla mancata applicazione ai lavoratori di cui alla legge 250/58 c.d. piccola pesca.
Siamo ritornati sulla questione l'anno scorso, in concomitanza dell'emanando D.M. sul fermo tecnico per lo strascico, ribadendo che il piccolo strascico, stando così le cose, non avrebbe ottenuto la cassa integrazione.
Oggi possiamo dire che per quanto ci riguarda, abbiamo dato una risposta certa, firmando un contratto di lavoro il 15/01/2010 con la Confsal pesca, che applica ai lavoratori della piccola pesca, la legge 413/84 che garantisce a tutti i pescatori l'applicazione degli amm. Sociali di un regime assicurativo - malattia e infortunio - e pensionistico che ridà dignità alla persona prima e al soggetto pescatore, poi.
Leggiamo sui quotidiani, quasi giornalmente di sequestri di tonno rosso. Perché?
La questione tonno rosso è legata alle quote tonno ( quantità di pescato massimo previsto per le varie marinerie) (TAC) e risale alla seconda metà degli anni 90. Porticello, come tante altre marinerie, purtroppo è rimasta fuori dalle TAC, è questo il problema principale.
Ma l'apertura ministeriale con il decreto del Direttore ge.le pesca Abate del 20/04/2010 ha aperto ufficialmente alla "cattura accidentale di Kg 750" proprio per quelle unità da pesca non dotate di quote.
Non comprendiamo l'atteggiamento di certi organi di controllo, che alla dichiarazione di cattura accidentale dei capi barca, verbalizzano e sequestrano comunque. Immaginiamo che dall'alto, sia stato imposto un "giro di vite" che risulta esagerato se consideriamo lo stato di crisi del settore.
Quale è la soluzione per tutelare le specie e garantire il reddito alle popolazioni rivierasche che vivono di pesca?
L'attivazione del FEP - fondo europeo per la pesca 2007/13- rimane l'unica soluzione percorribile. Misure come quelle demandate alle regioni - si ricorda che le regioni hanno il 70% circa della dotazione economica FEP-. Come la 1.5 socioeconomiche per i pescatori della flotta comunitaria. Il "de minimis" alle imprese di pesca, fino ad un massimale di € 30.000,00 ad impresa.
Ma anche e soprattutto l'attivazione dei "piani di gestione locali" di cui alla mis. 3.1, veri e propri organi di autogoverno delle attività di pesca per zone omogenee, e la costituzione dei G.A.C. gruppi di azione costiera - cloni dei Gal in agricoltura.
Ove pubblico e privato metteno in campo sinergie per dare una ripartenza all'economia legata al settore/filiera della pesca. Ci sembrano percorsi obbligati, se si vuole dare un nuovo impulso all'economia e al reddito dei pescatori e delle comunità marittime. Siamo già ad una svolta epocale che vede il pescatore modificare il suo approccio nei confronti della propria attività.
Non più e solo come prelevatore di risorsa, ma soprattutto come gestore della sua risorsa. Questo scenario significa il riappropriarsi di pezzi di filiera che si sono - e a torto - trascurati prima.