Se ne va in un piovoso pomeriggio di dicembre Ivana, domani la seguirà Giuseppe e si ritroveranno. E’ una delle tragedie più gravi che colpisce la comunità di Bagheria e sulla quale la gente si interroga sbigottita. Perché? ci chiediamo
come si può morire così, mentre si ride, mentre si scherza, mentre ci si da appuntamento per l’indomani a scuola, mentre si ragiona su cosa si potrà fare il sabato sera, mentre si gioisce per cose piccole e semplici, (una interrogazione a scuola che va bene o le parole dolci del tuo ragazzo), mentre coltivi i piccoli segreti e le piccole complicità con le compagne di classe, mentre una famiglia serena ti attende, mentre il futuro ti chiama e ti lusinga.
Ci interroghiamo, senza però trovare risposte: le coincidenze, le circostanze, il destino che, mentre tu sorridi e scherzi taglia all’improvviso il filo della tua esistenza, così a casaccio, e spegne la luce dei tuoi occhi, e lascia solo un corpo freddo e inanimato.
Da sempre, dai primordi dell’umanità, l’uomo riflette e si interroga su queste cose, senza riuscire a trovare una risposta convincente
Ed è in questi momenti che riflettiamo: poteva succedere a me, potrebbe succedere ad un mio figlio.
Ma è un pensiero che scacciamo subito via con un senso di fastidio e inquietudine.
Per rientrare in quella che amiamo chiamare “normalità”, la cui “assurdità” e il cui “non senso” percepiamo perfettamente in queste circostanze e in questi momenti: la vita di ogni giorno, i piccoli o grandi problemi cui attribuiamo grandissima, anzi decisiva importanza, e mentre pensiamo a Ivana a Giuseppe e ai tanti tantissimi che li hanno preceduto, riflettiamo su quanto siamo stupidi a non capire per tempo le cose che veramente contano.
Ma è, purtroppo o per fortuna, un momento di passaggio: chi non è stato direttamente coinvolto ripartirà domattina, i giovani a correre con i loro motorini e le loro auto, noi a inseguire i nostri ridicoli e banali traguardi: forse perché ormai tutti, se non siamo direttamente coinvolti, quasi accettiamo l’idea che sia il tributo inevitabile di sangue da pagare al Dio-Moloch del progresso
Solo chi ha generato la vita di queste vittime, non dimenticherà mai: certo il tempo, medicina di tutti i mali, attenuerà il dolore, ma tutte le giornate di chi ha perso una persona così cara, saranno segnate dal dolore del ricordo.
Chi crede, una sia pur parziale risposta la trova, e da essa trarrà un piccolissimo motivo di conforto: ci guardano da lassù.
Chi non crede, laicamente pensa che si continui a vivere nella memoria di chi resta.
Ma in questo caso, forse,la memoria è troppo poca cosa: sono state solo lampi di luce le vite di Ivana e di Giuseppe, che avrebbero potuto e dovuto ancora illuminare e scaldare per tanto tempo ancora familiari e amici.
In piazza Madrice, piazza storica in cui la comunità bagherese rappresenta i propri momenti di gioia e di dolore, erano almeno un migliaio gli amici, i semplici conoscenti, o solo dei ragazzi, che magari non conoscevano Ivana, ma che erano là sotto la pioggia, con i loro ombrelli colorati, perché la sentivano come una di loro.
Dentro la chiesa il sindaco Biagio Sciortino, il presidente del consiglio Daniele Vella, il comandante dei VV.UU. Maurizio Parisi, sono là a portare il segno e il senso dolore di una intera città per la scomparsa così tragica e improvvisa di questi due ragazzi.
Le parole di Padre La Mendola, e poi quelle di una zia, di una insegnante di Ivana e di un’amica, ci restituiscono l’immagine di un ragazza dolce, generosa e affettuosa, ma sono momenti strazianti.
Fuori in piazza, sotto la pioggia, consiglieri comunali, assessori, gente comune, autorità, e tra esse il dirigente del Commissariato di Bagheria, dr. Luca Salvemini, ancora profondamente scosso e colpito dal racconto dei suoi uomini che erano stati tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente, e che ha ritenuto giusto e doveroso esserci con alcuni collaboratori.
Quando la bara esce dalla Chiesa, il gesto più bello per rendere l’estremo saluto a Ivana, forse perché il più ingenuo e spontaneo di ragazzi che sino a ieri giocavano con i palloncini colorati: un gruppo di amici e amiche di Ivana libera appunto dei palloncini colorati, bianchi, rosa, fucsia, forse i colori preferiti da Ivana, e che a loro volta portano su dei palloncini a forma di cuore.
Volano in alto e scompaiono tra le nuvole nere i palloncini colorati, su in alto verso il cielo, così come sono scomparsi Ivana (nella foto in basso) e Giuseppe.