In una situazione come quella odierna, in cui si comincia ad apostrofare il fenomeno che incombe sulla città di Bagheria, non più come emergenza rifiuti, ma come vera e propria catastrofe, e prima ancora di proporre azioni correttive in merito alla gestione dei rifiuti solidi urbani e all’avvio della raccolta differenziata
(si badi bene, “avvio”, non “potenziamento”), è necessario valutare l’effettiva dimensione del problema.
In tal senso l’Associazione Baghering non poteva esimersi dal dare il proprio contributo, puntando i riflettori su uno dei problemi più annosi per il territorio comunale bagherese, ovvero, l’abbandono incontrollato ed indiscriminato di rifiuti, speciali e non, nelle zone periferiche della città.
Il fenomeno si ripresenta puntualmente da parecchi anni, intervallato da sporadici interventi di rimozione. Insomma, le mini-discariche a Bagheria ci sono, ci sono sempre state e, con ogni probabilità, in mancanza di una decisa presa di coscienza civica e un forte intervento pubblico, continueranno a esserci.
Dato il numero e la distribuzione a macchia di leopardo delle aree che presentano questo fenomeno di degrado, abbiamo scelto, per questo rapporto preliminare, quelle che rappresentano i casi più emblematici per la quantità di rifiuti presenti e per il fatto che tali aree sono situate in prossimità di beni dal noto interesse storico-monumentale; in particolare ci riferiamo al viale di ingresso di villa Sant’Isidoro (salito all’onore delle cronache, nelle scorse settimane, per il “fattaccio” degli operai COINRES) con annessa strada che porta ad Aspra, ed alla via Catullo (accanto clinica Le Magnolie), sulla quale si affacciano le case Parisi basse e, nelle immediate vicinanze, villa San Cataldo.
Il primo novembre ci siamo così recati nei suddetti luoghi, certi di trovare ancora lì ciò che avevamo tenuto d’occhio per mesi e, rullina metrica alla mano, abbiamo cominciato a “misurare” il problema.
Il risultato dei rilievi è stato sconcertante, tanto per la quantità dei rifiuti rinvenuta (circa 590 metri cubi, per intenderci come un edificio di 60 metri quadri per tre elevazioni) quanto per la “qualità” degli stessi: oltre ad RSU indifferenziati, sono state rinvenute notevoli quantità di rifiuti ingombranti, tossici ed ecotossici (come le vernici), rifiuti da demolizione e manufatti in cemento-amianto (Eternit).
Si consideri che la presenza di queste tipologie di rifiuti, renderà necessaria l’adozione di misure tecniche e cautelari particolari per la loro rimozione, che inevitabilmente faranno lievitare i costi degli interventi connessi.
Inoltre, il rischio è che qualche utente disinformato o comunque indisciplinato (o addirittura “furbetto”), approfittando dell’emergenza e dei cumuli di rifiuti che s’innalzano ovunque in città, elegga questi ultimi a punto di raccolta per i rifiuti ingombranti (cosa a oggi già successa); questo nell’ostentata convinzione che “tanto, sempre munnizza è!”.
Chi scrive è ben conscio del fatto che, anche in una situazione come quella odierna, il conferimento dei rifiuti solidi indifferenziati sia necessario, ma che bisogno ha l’utente di sbarazzarsi allo stesso modo di altre tipologie di rifiuti come quelli ingombranti e i RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che contengono sostanze considerate tossiche per l’ambiente), il cui conferimento sicuramente non costituisce una necessità primaria? Senza contare che, per tali tipologie esistono, o dovrebbero esistere (su questo tema Baghering porterà avanti un approfondimento), metodi di conferimento e punti di raccolta ben precisi!
Un discorso a parte merita altre tipologie di rifiuti, quali sfabbricidi (rifiuti da demolizione), rifiuti classificabili come tossici ed ecotossici e manufatti in cemento-amianto (Eternit): il loro abbandono provoca un danno all’ambiente e alla salute di tutta la cittadinanza; in particolare l’Eternit, andrebbe rimosso e movimentato da ditte in possesso delle necessarie autorizzazioni, utilizzando i metodi e le precauzioni previsti dalla normativa vigente e avviato a impianti autorizzati alla sua accettazione.
E’ bene ricordare, a questo punto, che a norma dell’art. 6 del D.L. 6 novembre 2008, n°172, convertito in legge dalla L. 210/2008, il metodo sperimentato per lo smaltimento di questi particolari rifiuti dai già citati disinformati e “furbetti”, costituisce reato, infatti:
1. Nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti dichiarato ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225:
a) chiunque in modo incontrollato o presso siti non autorizzati abbandona, scarica, deposita sul suolo o nel sottosuolo o immette nelle acque superficiali o sotterranee, ovvero, incendia rifiuti pericolosi, speciali, ovvero, rifiuti ingombranti domestici e non, di volume pari ad almeno 0,5 metri cubi e con almeno due delle dimensioni di altezza, lunghezza o larghezza superiori a cinquanta centimetri, è punito con la reclusione fino a tre anni e sei mesi[…];
b) i titolari di imprese ed i responsabili di enti che abbandonano, scaricano o depositano sul suolo o nel sottosuolo in modo incontrollato e presso siti non autorizzati o incendiano i rifiuti, ovvero, li immettono nelle acque superficiali o sotterranee, sono puniti con la reclusione da tre mesi a quattro anni, se si tratta di rifiuti non pericolosi e con la reclusione da sei mesi a cinque anni se si tratta di rifiuti pericolosi [...]
Quindi, se il regime sanzionatorio esiste, perché non applicarlo mediante una serie di controlli continui, almeno in queste zone preferite da anni dai cittadini indisciplinati?
Siamo consci del fatto che attualmente le priorità siano altre; ma, data la dimensione del fenomeno (si tenga conto che sono stati analizzati soltanto due siti), temiamo che il degrado delle zone periferiche della città possa rimanere uno dei nodi irrisolti della gestione rifiuti sul territorio comunale o che qualcuno importi il “metodo” anche in zone che periferiche non sono.
Pertanto, riteniamo che prevedere sin da ora un’azione di controllo e repressione decisa sia quanto mai necessaria.
Vi mostriamo un resoconto, organizzato per schede, relativo ai siti in oggetto:
Link scheda Sant'Isidoro(a cura dei soci dell'Ass. Baghering)
Link scheda via Catullo (a cura dei soci dell'Ass. Baghering)