Un termometro etico e civile - di Maurizio Padovano

Un termometro etico e civile - di Maurizio Padovano

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Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Parlano lingue incomprensibili, forse antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti le chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali
”, dalla Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso Americano sugli immigrati italiani, Ottobre 1912 (fonte : La Repubblica, 14 Maggio 2009)

Bagheria è una città che, politicamente, sembra stare sempre al disotto delle proprie possibilità. Non vogliamo qui passare in rassegna gli argomenti che potrebbero rafforzare o demolire questa tesi. Vogliamo provare a fare altro. Vogliamo provare a misurare la sensibilità etica della città, rispetto a una iniziativa che non coinvolge direttamente nessun anfratto amministrativol ocale, tantomeno interessi di consorterie, clientele o truppe cammellate di assessori o consiglieri comunali: insomma, vogliamo giocare una partita di civiltà in ‘campo neutro’.
Ce ne offre l’occasione l’iniziativa Campagna Nazionale contro il Razzismo, l’Indifferenza e la Paura dell’Altro lanciata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Amnesty International, Acli, Caritas Italiana e tantissime altre associazioni e sindacati.

Domenica scorsa, 17 maggio 2009, è stato approntato, in linea con l’iniziativa nazionale, uno stand davanti la Parrocchia di S. Giovanni Bosco di via Dante, per invitare alla sottoscrizione di una dichiarazione di impegno contro qualsiasi forma di razzismo.
Tutte le firme e le adesioni verranno consegnate (Vedi il sito www.nonaverpaura.org) dai promotori al Presidente della Repubblica il 20 giugno ’09.
Le firme raccolte nella giornata di domenica 17 sono state 130. Poche? Tante? Difficile tentare un bilancio ora. L’esperienza, però, sarà ripetuta, nelle prossime domeniche, in altri punti della città. Si spera che gran parte dei cittadini, ma tutte le Istituzioni, tulle le Associazioni, i Partiti Politici, ove non schierati su posizioni di dichiarata tendenza avversa all’iniziativa, offrano collaborazione e sostegno a un’iniziativa che vuole riaffermare soltanto alcuni principi fondamentali di civiltà condivisa, dove etica cristiana e laica si fondono in un nodo inestricabile.

Noi Siciliani, in questo senso, forse abbiamo qualche responsabilità in più rispetto a tutti gli altri connazionali: i centri di detenzione temporanea degli immigrati ‘clandestini’ sono nel cortile di cassa nostra. È impossibile far finta di non vedere il solco profondo tra ciò che quei Centro dovrebbero essere e ciò che in realtà sono. Le immagini e la cronaca degli ultimi mesi parlano chiaro. Vogliamo distogliere lo sguardo e girare la faccia dall’altra parte? O vogliamo provare a riconoscere, nel volto dell’Altro, uno sguardo che ci è appartenuto?




Maurizio Padovano