E’ il segreto meglio custodito da sindaco, assessori, consiglieri e apparato amministrativo, anche per chi, come noi, è abbastanza navigato; ma non appena chiedi a qualcuno, consigliere o assessore, come è accaduto che 420 persone prestino “gratuitamente” la propria opera
all'interno di strutture e servizi comunali, la risposta è sempre la stessa "unni sacciu nianti".
Nessuno ne saprebbe niente.
Ora noi ci chiediamo: ma è mai possibile che una cosa così grossa, così importante non abbia suscitato la curiosità e l’attenzione di assessori e consiglieri, peraltro “interroganti” occhiuti e indagatori su cose meno eclatanti? No, non è possibile.
Eppure vorrebbero farcelo credere.
Allora noi riferiremo i fatti e alla fine porremo a chi governa alcune domande, come operatori dell’informazione e come cittadini.
Ma una premessa dobbiamo farla: sappiamo che la fame di lavoro è tanta, tantissima.
Proprio per questo chi governa dovrebbe essere più cauto quando avvia operazione così disinvolte che da un giorno all’altro possono trasformarsi in boomerang, per le aspettative che suscitano.
Partiamo quindi dall’inizio.
L’Associazione “Lavoro nel sociale” è di fresca costituzione : il 1 gennaio del 2008.
A costituirla in Ficarazzi dove ha sede in Via dell’Aia, 12 sono appena in tre di cui uno che viene nominato presidente, Rabbino Vittorio Francesco ha la residenza nello stesso indirizzo che è stato indicato come sede dell'Associazione.
Niente di male, anche perché quasi tutte le piccole associazioni culturali o di volontariato hanno una sede spesso coincidente con l’abitazione di uno dei soci.
Lo statuto dell’Associazione è fotocopia di quello di altre analoghe. Niente di speciale insomma.
Non viene documentata da parte dell’Associazione, all’atto in cui presenta l’istanza di cui diremo al Comune di Bagheria alcuna attività svolta; non viene allegato alcun “curriculum”; silenzio totale.
L’Associazione “Lavoro nel sociale” non risulterebbe neanche iscritta nell’esistente Albo comunale delle Associazioni, che comprende quelle che hanno i titoli e i requisiti per instaurare, su varie forniture di beni o servizi, rapporti con il Comune di Bagheria.
Neanche questo potrebbe essere motivo di particolare pregiudizio, se la tipologia di servizio offerto fosse talmente specifica, da configurare quasi un’esclusiva.
Però pur senza avere particolari requisiti la Associazione con una nota assunta in protocollo il 30 Ottobre 2009 rivolge al Sindaco di Bagheria un’istanza, che riportiamo itegralmente.
In uno stile un po’ sommario, ed in un italiano incerto e zoppicante il presidente Rabbino così scrive:
Il sottoscritto ecc…
-avendo preso contezza (sic!) nelle interlocuzioni avvenute nelle scorse settimane con il Sindaco, l’assessore alla Famiglia ed alcuni funzionari responsabili delle materie di cui alla presente dell’esigenza alla Amministrazione Comunale medesima di ricevere la prestazione di servizi in genere, ed in siti comunque dalla stessa indicati.
- ed avendo ancora appreso che trattasi di servizi dei quali l’associazione ha conoscenza
SI IMPEGNA
A fornire il personale erogando anche la parte formativa e teorica.
Ciò considerato con la presente nota
RIVOLGE ISTANZA
Al Comune di Bagheria nella persona del Sindaco e dell’Assessore alla famiglia, affinchè voglia consentire all’Associazione scrivente la possibilità di organizzare l’attività formativa così come proposta dall’Associazione concordando gli aspetti organizzativi con l’Amministrazione.
Si ribadisce che l’aspetto teorico sarà a cura dell’Associazione che se ne assume la responsabilità per i contenuti e gli aspetti organizzativi e logistici.
(Ricordiamoci di questo passaggio allorchè si vedrà che per la formazione e quelli che vengono definiti “gli aspetti logistici” il comune ha messo a disposizione dei locali propri in Via Tibullo, n.d.r.)
Per quanto invece attiene l’allocazione materiale degli “associati-lavoratori” si richiede che venga offerta la disponibilità dell’Amministrazione destinataria della presente, con ciò s’intende la materiale elencazione dei siti, di ogni tipo di locale utile al fine, con le indicazioni logistiche e la fornitura degli attrezzi e materiale di consumo.
Il “personale” in conformità con la normativa vigente in materia di lavoro e formazione non potrà prestare servizio per più di 20 ore settimanali organizzate con modalità concordate d’intesa tra le parti. Ciò vale anche per gli addetti a servizi di livello più elevato ivi compresi i servizi amministrativi. Il numero viene stimato e quantificato complessivamente in cento unità. Alla presente istanza si accludono i seguenti allegati:
Atto costitutivo e Statuto dell’Associazione
Schema tipo di convenzione proposta
Elenco delle opzioni di servizi da erogare.
Ora, avete capito bene: un tizio incontra, dove? al bar? in trattoria? per strada?Sindaco, assessore e funzionari, e tra una battuta e l’altra scopre che il Comune ha bisogno di personale, e allora dice: “Non c’è problema, ci penso io.”
Non si sa chi sia costui, non si allega un curriculum delle attività che questa associazione ha svolto, nessuna certificazione antimafia, nessuna referenza, niente di niente.
E il sindaco che fa?
Semplice: non fa neanche passare dieci giorni lavorativi e il 19 Novembre con una velocità “sospetta”, fa sì che l’intera giunta, presenti tutti gli assessori, voti un atto di indirizzo che, senza alcun accertamento, senza alcuna richiesta di chiarimenti, accoglie la confusa e per certi versi incomprensibile proposta di questa associazione, e dà altresì al Sindaco stesso l’autorizzazione a stipulare la convenzione presentata dalla stessa associazione, che consta di due paginette, meno dei fogli di un accordo che un piccolo condominio stipula con una piccola impresa di pulizia.
E queste due paginette consentono senza colpo ferire ad oltre 400 persone di lavorare all’interno di strutture e servizi dell’Amministrazione, perché di lavoro si tratta.
Ma chi li pagherà? Ed è questo il grande punto interrogativo.
Fine della prima puntata. Continua...