Perchè non bisogna leggere il libro del 'piccolo' Salvo Riina - di Giuseppe Gargano

Perchè non bisogna leggere il libro del 'piccolo' Salvo Riina - di Giuseppe Gargano

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La civilissima Padova, così come la casa editrice, non hanno forse idea di cosa sia la mafia.

La mafia non è solo omicidio, la mafia, come qualcuno ebbe a dire, è una montagna di merda, e come tale, puzza più alla “fonte” che non a chilometri di distanza, dove l’odore si disperde per confondersi a quello dei tè dei salotti.

La mafia è estorsione, è intimidazione è chiedere ad un amico se conosce qualcuno al comune per avere qualcosa che spetta di diritto; la mafia è soggettazione e sottomissione a gente che spesso ha paura anche di se stessa, di soggetti, che si trincerano dietro la parola “onore” pensando di sostenere chissà quali valori, ma, sono solo portatori di morte.

Adesso, il piccolo Giuseppe, presenta un libro dove vuole raccontare la “normalità” di una famiglia dove aleggiava la morte dalla mattina alla sera , dove quel padre amorevole lo teneva sulle ginocchia mentre lasciava tante sedie vuote nelle tavole della domenica nelle case di uomini, che con un concetto diverso di onore, avevano deciso che la legge è sovrana sopra ogni cosa.

La dolcezza del suo racconta non è diversa da quella che si potrebbe sentire fare da una iena al ritorno dalla caccia, ha si procacciato il cibo per i suoi piccoli, ma a che prezzo? Sottraendo una vita, ma la iena è una bestia, un animale, e proprio a questo punto che ci si chiede quale “normalità” si possa trovare in una famiglia dove il patriarca è responsabile, direttamente o indirettamente di morte e violenza.

Ma su una cosa si sofferma l’attenzione del lettore attento, anche Giuda, che tradì Gesù, viene riportato nei libri, ma in lui c’è quel sentimento controverso ma importante, chiamato pentimento.

Ecco, se nelle parole del figlio di Riina o meglio nel suo libro emergesse la richiesta di perdono per quello che è stato fatto o meglio una dissociazione dalla cultura mafiosa e da quello che il padre è stato, il libro avrebbe avuto un significato, ma in questo modo, è dare spazio al prequel di un film dell’orrore, è offendere chi ancora nel sentire le sirene della polizia sente i dolori delle ferite aperte e mai chiuse, così come dopo una frattura, ogni volta che cambia il tempo si sentono riecheggiare i dolori del trauma.

Ma il tempo passa ed è passato, ma poco è cambiato e i dolori restano e questo libro non può essere altro che sale su ferite aperte, aceto sul costato dei martiri dello Stato.

Giuseppe Gargano

foto di teleiato.it