...e alla fine vinse il DIRITTO - di Federico Modica

...e alla fine vinse il DIRITTO - di Federico Modica

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Fabrizio è un bambino che tra qualche mese farà tre anni. Da poco, con molto impegno, riesce a dire qualche parola. Da pochissimo, con molta fatica, è riuscito ad ottenere un'assistenza di 24 ore settimanali all'asilo nido. Fabrizio soffre di Disturbo dello spettro autistico. Fabrizio è mio figlio.

 

Sì, sono di nuovo io a scrivere una lettera e ad avere bisogno di condividerla con il maggior numero di persone possibile. Sono quel padre scellerato che ha reso ”riconoscibile” il proprio figlioletto e che lo ha così “marchiato” a vita. Sono quell'ingrata persona che ha disconosciuto la disponibilità di una caritatevole amministrazione e che si è rivolta ad ad un giudice (incompetente?) per gettare fango, diffamare e avere infine i suoi 15 minuti di celebrità...

Questa volta ho bisogno della vostra attenzione perché si sappia che in tutta questa storia non ci sono vincitori né vinti, ma solo il trionfo del DIRITTO.

Il diritto di Fabrizio che non può – e non deve – rimanere soltanto suo. Se non dicessi questo a tutti, io e la mia famiglia non avremmo ottenuto nulla.

Perché non c'è soddisfazione in questa vittoria, ma solo tanta stanchezza e il pensiero che tutta l'energia sperperata in questo lungo lasso di tempo, se non fosse stato necessario, l'avremmo impiegata per lui, per il mio piccolo Fabrizio, che non porta addosso alcun marchio, ma al quale (sadicamente?) la società si ostina a negare la sua normalità.

Ma costerebbe veramente così tanta fatica lottare, sul serio, tutti insieme per cambiare le cose e trovare il modo di crescere e diventare migliori rispetto a quello che siamo adesso?

Ma è veramente impossibile sovvertire lo status quo e impegnarsi per trovare la maniera di applicare le leggi esistenti e rendere così concrete le parole belle che tutti siamo in grado di declamare nei momenti in cui più ci conviene?

Ne abbiamo sentite e sopportate fin troppe. Abbiamo sopportato chi ci ha rimproverato la rabbia e la debolezza d'aver porto il fianco a chi voleva solo strumentalizzare; chi ha millantato disponibilità; chi, addirittura, ha avuto la faccia tosta di insinuare che la patologia di mio figlio fosse solo sospetta!

Però oggi ha vinto il DIRITTO e, lo ripeto, potrà essere contento lui, il DIRITTO, ma no noi che sappiamo ci attendono mille altre inutili difficoltà, perché “colpevoli” di avere un figlio speciale (e ve lo dico con sincerità, odio questo aggettivo).

Ovviamente sono, siamo contenti, perché per noi si è aperta una breccia verso la speranza e perché abbiamo oggi tante persone da ringraziare. Grazie a tutte le dottoresse e terapiste incontrate sul nostro cammino; grazie al nostro avvocato, Marianna Maggio, che si è istruita per lottare a favore di un bambino che è diventato anche suo figlio; grazie a chi mi ha insegnato che i bambini sono figli dell'intera comunità; grazie a tutte le persone – e sono state veramente tante - che ci hanno compreso e appoggiato immediatamente. E principalmente grazie a Fabrizio, che ogni singolo giorno mi insegna la vita. Tutta per intero.

Voglio concludere questa lettera riportando di seguito il contenuto dell'articolo 23 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infazia:

“I fanciulli mentalmente e fisicamente handicappati devono condurre una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità.In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l’aiuto fornito è gratuito, tenendo conto delle risorse finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo personale, anche nell’ambito culturale e spirituale.”