A proposito di una “ normale” anormalità: della piazza se ne usa ma.....non se ne abusa - di Manlio Schiavo

A proposito di una “ normale” anormalità: della piazza se ne usa ma.....non se ne abusa - di Manlio Schiavo

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Una famiglia vera e propria non ce l'ho / e la mia casa è Piazza Grande.......(L.Dalla)

 

Attraversando il centro storico della parte alta della nostra città, caratterizzato da diverse belle piazze, - Anime Sante, Matrice, Sepolcro (oggi della Riconciliazione), di Palazzo Larderia, e dai due bellissimi corsi, Umberto (u stratunieddu) e corso Butera (u stratuni), ci è venuto da riflettere, a partire dal concetto di città “normale”, che spesso viene utilizzato, per convinzione o per slogan, come obiettivo “politico” da perseguire, su come sarebbe già significativo – e “normale”!- se solo ci si sforzasse di mantenere presentabili e godibili questi spazi pubblici. Presentabili e godibili, senza cioè, spropositate occupazioni abnormi che, di fatto, si traducono in veri e propri accaparramenti arbitrari di spazio-volume pubblico, con un fortissimo e negativo impatto ambientale e architettonico.

In linea di massima, i due corsi, piazza Anime Sante e piazza Madrice, si “salvano”, queste ultime (per fortuna!) essendo delimitate da strade; mentre non così è, ad oggi, per le altre piazze, in particolare per piazza Sepolcro.

A mo’ di pro-memoria: La sistemazione della ex-piazzetta Sepolcro in quella che, nell’idea del progettista e della stessa amministrazione Fricano che l’ha proposta, avrebbe dovuto essere una piazza a tutto servizio della comunità, ed è costata, nel 2005, circa 320mila euro (molto più di mezzo miliardo di lire), con una incidenza pari a più di un milione di lire al mq.

Soldi pubblici, in fondo ben spesi perché a servizio della comunità, in termini, appunto, di godibile vivibilità di una importante parte del nostro centro storico: un buon ampliamento dell’ex-piazzetta con una accettabile sistemazione nella quale il progettista ha voluto stabilire un collegamento tra la stessa pavimentazione e la storica chiesa del Santo Sepolcro che vi prospetta e che nella stessa pavimentazione viene delineata.

In questa sistemazione sono state recuperate come piazza, le sedi di alcune della strade che la costeggiavano, restituendo alla vivibilità complessiva ulteriore spazio e piacevole ‘isolamento’. In quel periodo furono tante le obiezioni (forse anche pretestuose) circa il danno che si sarebbe arrecato alle poche attività commerciali in loco. Molte, al contrario furono, a ragione, le voci favorevoli, sia per la fruibilità di una piazza relativamente ampia e ‘riparata’, sia per le attività commerciali e di offerta di servizi esistenti sia anche di là da nascere.

Ma andiamo all’OGGI .

Due abnormi “tendopoli” , funzionali alle stesse attività (bar, snack e similari) se non esclusivamente in termini di palese opportunità di accaparramento di area e volumi più grandi di quelle che le stesse attività hanno al chiuso, occupano “normalmente” indecorosamente e sproporzionatamente questa piazza. Si è voluti andare oltre ogni misura, oltre ogni buon senso, visto che l’impatto ambientale e architettonico, anche legato alle sproporzioni, è davvero forte!

E vogliamo considerare gli interventi nei relativi prospetti per la strutture portanti degli spropositati teloni orizzontali e verticali? Dette strutture (molto sostenute per le sproporzioni!) sono tali da impedire l’accesso ai locali delle stesse attività quando vengono ri-chiuse, cioè tali che per accedere (ad attività chiusa) ai locali, devono “per forza” essere aperte sulla piazza!

Fino a ieri, l’occupazione “volumetrica” di suolo pubblico da parte di due esercizi bar-snack e focacceria, ancorché sproporzionato e inadeguato, poteva dirsi, per come attuato, non fisso ma mobile e non permanente. Oggi, è diventato permanente, almeno da parte di uno dei due esercizi, nel senso che il volume delimitato da teloni orizzontali e verticali è mantenuto fisso e permanente nelle 24h. Non solo. Ma l’impatto negativo (al di là di autorizzazioni e quanto altro!) è ancora più forte se si considera che, da qualche giorno, uno dei due esercizi sta mantenendo in forma stabile (!?) il volume delimitato da siffatta struttura in ferro con i teloni orizzontali e verticali , con in più, una “normale” pedana sul pavimento (piano e non sconnesso) della piazza.

Con l’ulteriore aggravante che lo stesso ‘catafalco’ ostruisce il passaggio pedonale e talvolta carrabile (per matrimoni e per funerali, al punto che le auto passano appena) per oltre la metà della larghezza della via gen.le Ameglio, accorpata alla stessa piazza. Al di là se sia richiesto un parere della Curia, che cosa ci possiamo aspettare, in termini di sicurezza, per il flusso pedonale ben più rilevante in occasione della imminente Processione del Venerdì santo?

Per non omettere, as last but not least, che in un’ottica più strettamente commerciale (il bisogno legittimo di “vuscarisi u pani”) questa situazione va ben oltre il rispetto di una ‘equità economica’ e sociale nei confronti di altre similari realtà lavorative concorrenti, che certamente non possono godere degli stessi “privilegi”, pur sottostando agli stessi doveri in termini di “tasse” da pagare per un esercizio pubblico.

Rinviamo al mittente una possibile obiezione: di che cosa si sta discutendo? Tavolini, sedie e ombrelloni possono occupare buona parte della piazza.
Sappiamo bene che, soprattutto nelle piazze, la norma generalizzata di concessione e occupazione di suolo pubblico per attività di bar e similari viene in genere attuata (secondo orari e tipologie “normate”) attraverso arredi mobili, del tipo ombrelloni, sedie e tavoli, che si possono chiudere, togliere e collocare all’interno dei locali , non certo come avviene di “norma” in questa piazza, dove stanno tutto il giorno accatastati in bellavista accanto agli stessi ‘catafalchi’, come se la stessa fosse area di deposito (forse per essere prontamente usati in ulteriore area non concessa?).

Qualcuno, ovviamente, si starà chiedendo: ma la Soprintendenza ai BB. CC. AA. ...?

Altrettanto ovviamente, si può ben a ragione supporre che non vi sia stato alcun parere favorevole, solo se si consideri che per l’ex-Banco di Sicilia, oggi Unicredit, la Soprintendenza pare abbia dato parere negativo per collocare una cupoletta (!!) nel posto-bancomat! Immaginiamoci per una installazione di quella portata in una piazza del centro storico!

Questa è la “normale” situazione attuale sotto gli occhi di tutti i bagheresi, della politica, dell’amministrazione e della polizia municipale. A questa cittadinanza bagherese, a questa politica, a questa amministrazione, a questa polizia municipale, non si può non chiedere a questo punto: che cosa vogliamo e dobbiamo fare per questo e per altri problemi altrettanto gravi che interessano la con-vivenza civile?

E se provassimo a ripartire, molto semplicemente, da un “diverso” modo di vivere lo spazio cittadino- che dovrebbe essere, poi, quello “normale”- per fruirne insieme in un contesto di rispetto del bello, del decoro, di fronte ai quali avvicinarsi “in punta di piedi”, con dignità, con grazia, con eleganza, nella più totale assenza di aggressività e accaparramento deturpanti? E dal ri-conoscimento collettivo della necessità di regole e del loro rispetto che discende dal fondamentale rispetto della “persona”, l’altro con-cittadino con cui con-vivere?

Ma se, in quest’ottica proposta, non si è disponibili ad affrontare e risolvere questi problemi immediati e concreti, molto superficialmente giudicabili come “minimi”; se di fronte ad una palese e diffusa illegalità, evidentissima anche per situazioni di altro genere non meno gravi, si continuano ad addurre giustificazioni pretestuose che, di fatto, fanno da alibi (vuoti) o da (apparenti) efficaci “distrattori” per non intervenire, perché si è convinti che è bene «quieta non movêre!», dovremo prendere atto, allora, che politica, amministrazione, polizia municipale hanno abdicato ai loro ruoli, non hanno più motivo di esserci e farcene una ragione?

Per scendere nel “concreto”: normalmente gli arredi e le loro predisposizioni sono conseguenti ad un serio e articolato Regolamento comunale di arredo e decoro urbano, che a Bagheria ancora non abbiamo.

Quale migliore occasione per approvare un buon Regolamento per il decoro e l’arredo urbano? E, nell’immediato, per attivare un concreto, costante e visibile controllo da parte della polizia municipale, affinché dette aree siano civilmente e decorosamente vivibili, non solo per i cittadini ma anche in funzione di come ci si vuole predisporre per la risorsa “turismo” che, per quello di passaggio, si concentra in genere proprio sul centro storico? Tutto questo, senza escludere altri interventi anche nei confronti di tanti altri – vedi, ad es. rivenditori di frutta – che utilizzano senza ritegno a loro esclusivo uso spazi pubblici, fino a compromettere perfino la sicura ed agevole circolazione di mezzi e pedoni.

Rinviamo al mittente un’altra possibile obiezione: Ma non sono problemi di oggi. Come mai ne parlate solo ora?

Questo Gruppo Civico segnalazioni e proposte in tal senso, anche protocollate, ne ha fatte: ieri l’altro, ieri, oggi. Nessuna risposta: «quieta non movêre!». Chiuso.

Per il Gruppo Civico Noi Cittadini
Manlio Schiavo
Bagheria, 13 marzo 2016.