“Cara” scuola elementare,
ti scrivo questa mia per comunicarti, come forse già saprai, che dal prossimo anno scolastico vivrai un’avventura senza precedenti:
“Cara” scuola elementare, tu pensavi di essere in buona salute (le indagini valutative internazionali OCSE documentano il tuo ottimo stato) ma ti sbagliavi. Qualcuno vede in te solo dei capitoli di spesa da tagliare e non il luogo della cultura e del sapere su cui investire.
Ecco pronta dunque una bella cura d’urto: un decreto d’urgenza che in poche righe cancella, insieme a migliaia di posti di lavoro, un modello educativo-pedagogico che molti paesi europei ci invidiano.
Che gli altri segmenti della scuola italiana siano in crisi lo sappiamo bene, siamo perfettamente consapevoli che il nostro sistema scolastico ha bisogno di una riforma seria, organica e rigorosa anche sotto il profilo finanziario, ma una riforma di tal genere non si improvvisa e non si fa a suon di annunci e dichiarazioni estemporanee.
Una riforma di tale portata si realizza con un confronto aperto, serrato, partecipato con il mondo della scuola, con le famiglie, con le parti sociali e sindacali.
La crisi del sistema scolastico italiano non può essere affrontata ricorrendo al maestro unico alle elementari, riducendo il monte ore del curricolo alla scuola media o negli istituti tecnici e professionali per ubbidire soltanto a logiche di tipo aziendalistico o reintroducendo il voto in condotta.
Bisogna ripartire ridando motivazione e status sociale agli insegnanti investendo seriamente sulla loro formazione legata strettamente alla pratica educativo-didattica e riaprendo il dibattito sui saperi fondanti delle discipline.
Nella nostra società sempre più globalizzata e multiculturale in cui la conoscenza è il capitale più prezioso per l’individuo e la società, l’istruzione e la formazione sono i settori in cui uno Stato, se ha a cuore il proprio futuro, deve investire. Occorre assicurare ai propri figli gli strumenti culturali necessari per gestire la complessità della società post-moderna e non rischiare che essi rimangano fuori dalla competitività non soltanto europea ma internazionale.
Diceva Montaigne “E’ meglio una testa ben fatta che una testa piena”.
La scuola ha soprattutto questo compito: dare ai propri ragazzi gli strumenti linguistici, logico-scientifici, culturali per costruire quelli che Jacques Delors nel suo libro “L’educazione, un tesoro” considerava i quattro pilastri della conoscenza - sapere – sapere fare – sapere essere e sapere vivere - strumenti fondamentali per diventare cittadini del proprio tempo.
Vittoria Casa
Dirigente Scolastico Circolo Didattico "G.Cirrincione" di Bagheria; componente del Direttivo Regionale del P.D; si occupa dei problemi della scuola e della ricerca.
Il circolo è frequentato da 710 alunni di scuola elementare divisi in 30 classi, e da circa 190 piccoli che formano le otto sezioni di scuola dell'infanzia: 61 sono gli insegnanti, 19 gli amministrativi.