Aspra Coast: un mare d'amare

Aspra Coast: un mare d'amare

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Pubblichiamo l'ntervista al Dott. Antonio Caruso, coordinatore del progetto aspracoast per conto del Comune di Bagheria.



Dott. Caruso cos’è il progetto Aspracoast?

Aspracoast non è altro che il nome utilizzato per un progetto molto ampio dal titolo: “Modello di gestione ambientale della fascia costiera del comune di Bagheria” che ha per fine la valorizzazione e la conservazione delle risorse della pesca artigianale della frazione di Aspra, oltre a quello di conoscere in estremo dettaglio la situazione della fascia costiera nel Comune di Bagheria. Avrà la durata di circa un anno.



Ma mi spieghi come è stato creato questo progetto, chi partecipa e chi lo ha finanziato.

Nel 2004 il Comune di Bagheria insieme ad altre strutture, di cui una pubblica (IAMC-CNR) e due private (CEFORMED s.r.l. – P.R.I.S.M.A s.r.l.), hanno costituito una A.T.S. per la realizzazione del progetto Aspracoast, che ha ricevuto un finanziamento della Comunità Europea con fondi P.O.R. Sicilia (SFOP, Misura n. 4.17 – sottomisura b) per un importo di 172.224 euro finanziamento CE, oltre ad avere avuto un cofinanziato dal Governo Italiano per 127.296,00 euro. Quindi il progetto ha avuto un finanziamento totale di 299.520 Euro Lordi.


Il comune di Bagheria che parte economica ha avuto e che responsabilità ha nel progetto?

Il comune è capofila dell’A.T.S. per il progetto Aspracoast ed ha avuto 35.000 euro di finanaziamento, mentre il resto dei soldi li gestiscono direttamente CNR, Ceformed e Prisma. Al comune compete la responsabilità sia della contabilità finale che del coordinamento scientifico, con la redazione di un rapporto finale di tutte le attività.


Perché presentare un progetto per la gestione della fascia costiera?

La fascia costiera è una cerniera tra il mare e la terraferma, una zona intensamente popolata dall’uomo e che quindi subisce un maggiore impatto antropico; infatti nella nostra storia le zone litorali sono sempre state quelle più colonizzate, sia per il reperimento di cibo tramite la pesca che per gli scambi commerciali con altre popolazioni. In particolare il Mediterraneo è sempre stato un mare “crocevia” di diverse culture, che in fondo ha scritto la storia dell’occidente, basti pensare all’Odissea o alle guerre Puniche.
Purtroppo negli ultimi 35 anni l’uso indiscriminato dell’ambiente marino, oltre allo sfruttamento indiscriminato della costa, con la cementificazione e costruzione di migliaia di edifici in tutta la fascia litoranea, ne hanno impoverito in modo notevole le risorse, modificando o addirittura stravolgendone la morfologia. Basta parlare con qualche anziano pescatore per avere notizie su come era prima la costa, selvaggia bella e soprattutto pulita; e come era possibile pescare pesci di varie specie.

Quindi lei mi vuole dire che questo progetto fermarà l’inquinamento o ridurrà la cementificazione?

Purtroppo questo progetto non potrà fare quello che tutti sperano, cioè recuperare la costa con un colpo di bacchetta magica…ma ritengo che sarà un’occasione irripetibile per pensare di poterla recuperare. Perché per poter agire su una qualunque area con un progetto di “riqualificazione territoriale” è necessario conoscerne in modo dettagliato le condizioni attuali, ed individuando le fonti di inquinamento.
Ritengo che questo progetto sia fondamentale per invertire una tendenza negativa nel territorio di Aspra e Bagheria, che negli ultimi 35 anni ha visto la distruzione di uno dei tratti di costa tra i più belli della Sicilia. Basta andare nel museo di zoologia Doderlain dell’Università di Palermo per verificare quali e quante specie ittiche popolavano le acque del Golfo di Palermo, e che oggi sono praticamente scomparse!!


Ma quali ricadute avrà sul territorio?

La fascia costiera estesa tra Capo Zafferano e la foce del fiume Eleuterio è un’area molto importante per lo sviluppo socio-economico del comune di Bagheria, una zona caratterizzata da turismo, pesca artigianale, ristoranti oltre vari lidi balneari.
Una parte del progetto riguarda la verifica della qualità dei prodotti della pesca artigianale del
comune di Bagheria, attraverso lo studio di un set di indicatori che possano costituire una base di
partenza per l’adozione di modelli di certificazione ambientale e tracciabilità dei prodotti ittici. Infatti l’industria del pescato ad Aspra ha un fatturato annuo di quaranta milioni di euro con quattordici aziende, trecento addetti, mille operai dell’indotto che lavorano in questo settore con attività come quella della trasformazione delle acciughe che copre i mercati nazionali ed internazionali.


Cosa intendete fare con le industrie del pescato?

L’idea è quello di arrivare ad un prodotto su cui è apposto un marchio di qualità ecologica che offre la garanzia al consumatore che il prodotto è stato ottenuto nel rispetto di una serie di criteri ambientali. L’idea è quella di bandire una selezione pubblica per far partecipare le aziende, con una adesione facoltativa. Le industrie che accetteranno si sottoporranno ad un programma di certificazione ecologica che sarà proposta ai produttori, che restano liberi di aderirvi o meno. Ovviamente per avere questo marchio di qualità le industrie devono rispettare tutte le normative, e i vari accorgimenti per ridurre eventuali fonti di inquinamento.
Lo scopo è far sì che il consumatore, informato dei contenuti del marchio e desideroso di appoggiare questa iniziativa, dia la propria preferenza ai prodotti che hanno seguito un percorso “ecologico”. Attraverso un acquisto preferenziale, il consumatore incoraggierà il produttore a comportarsi in modo più responsabile nei confronti dell'ambiente.


E l’alga tossica?

Ecco un altro problema serio, che il progetto potrebbe aiutare a risolvere: perché molta gente durante il periodo estivo sta male? l’alga tossica è veramente la responsabile? e se si, quali conseguenza ha la sua presenza nelle acque marine, sulla vita degli abitanti di Aspra, sulla gestione dei lidi balneari e soprattutto come influenza negativamente la vita dei pescatori?
Bisogna però spiegare che non esistono alghe assassine, esistono invece delle specie di microalghe che per difendersi dai pesci durante il periodo della riproduzione rilasciano una sostanza tossica. In particolare la specie di microalga Dinoflagellata (Ostreopsis ovata) non è di origine Mediterranea ma è arrivata dall’Oceano Indiano, non si sa bene come abbia colonizzato le coste italiane e soprattutto come si possa eliminare.
Il progetto che coordino cercherà di dare una risposta scientifica seria a queste domande, coinvolgendo vari esperti di differenti discipline. Infatti in questo progetto analizzeremo le acque effettuando decine di analisi chimico-fisiche oltre che microbiologiche, inoltre monitoreremo lo stato di salute degli abitanti di Aspra, registrando il numero di persone che hanno avuto dei malori, in quali giorni e quali erano le condizioni atmosferiche. Potremo verificare se i problemi nella popolazione corrispondono a periodi di proliferazione di questa microalga. Attualmente tutto quello che si dice sono solo chiacchere, e la scienza per funzionare ha bisogno di rigore e costanza nella raccolta dati, ritengo infatti che solo una minuziosa raccolta di dati può portare alla soluzione di un problema.


Ma perché periodicamente si sviluppa nell’acqua?

La risposta è molto semplice le alghe, come le piante, hanno bisogno di tre fattori vitali: la luce, la temperatura e il cibo. Quasi tutti sanno che i fertilizzanti aiutano le piante a svilupparsi e a crescere, ecco questa microalga prende il suo “cibo” dai nutrienti (nitrati e nitriti) che arrivano dalle condotte fognarie! Quindi in estate quando la temperatura raggiunge i 25-26 gradi e le acque sono ricche di sostanza organica oltre che nitrati e nitriti, succede il patatrac….


Si può fare qualcosa per fermarla?

Bisogna dire che è un argomento molto difficile perché una volta che la microalga si sviluppa in un’area è impossibile impedirne la riproduzione, ma si può sicuramente fare qualcosa di importante riducendo gli inquinanti che arrivano dalle condotte fognarie, in questo modo verrebbe a mancare “il cibo” cioè i nitrati e nitriti.
Il progetto Aspracoast fornirà degli strumenti fondamentali per scelte future; tipo che cosa arriva nelle acque fognarie del depuratore? il depuratore riesce a smaltire gli inquinanti? Le industrie che scaricano nelle acque fognarie i loro derivati contribuiscono all’inquinamento?


Mi spieghi a cosa serve questo modello di gestione ambientale?

Un altro aspetto che verrà curato dal progetto è quello di verificare se la linea di costa ha subito delle modifiche importanti nell’ultimo secolo, se la costa è in arretramento o no, del resto negli ultimi tempi si discute molto di variazioni climatiche e variazioni del livello marino. Alcune previsioni catastrofiche ritengono che nei prossimi 30 anni il livello del mare si alzerà addirittura di un metro! Sinceramente non ci credo perché i modelli previsionali hanno troppe variabili con forti errori e negli ultimi 20 anni ho letto decine di articoli che ritenevano che nel 2020 il livello del mare si sarebbe alzato di 2 metri. Le previsioni sono state smentite dai fatti!
Questo progetto servirà a verificare come si sia modificata per esempio la linea di costa, e cosa accadrebbe al litorale in caso di innalzamento del livello del mare


Non sarà per caso un altro di quei progetti di cui non resterà traccia?

Sinceramente spero di no! L’amministrazione di Bagheria si aspetta molto da questo progetto di ricerca, la scelta di nominarmi coordinatore e di utilizzare la mia esperienza di ricercatore sui problemi legati al mare ne è la prova.


Molti cittadini si sono chiesti se non è un’altra occasione per dare incarichi a questo o quell’altro tizio!

L’obiettivo è quello di coinvolgere giovani laureati che abbiamo competenze specifiche precise e valide, alcuni li stiamo reclutando tramite bandi pubblici pubblicati sul sito www.urp.cnr.it, offrendo borse di studio o assegni di ricerca che saranno valutati da una commissione pubblica, che selezionerà i curricula! Tutte le persone che ho contattato sono giovani con una grande voglia di lavorare e che metteranno la loro professionalità al servizio del territorio. La mia esperienza personale mi porta a dire che un giovane che ama la propria terra è disposto a lavorare il doppio con metà paga!!


La ringrazio della chiaccherata.

Grazie a lei e do un appuntamento ai cittadini di Bagheria nel mese di Giugno per un primo convegno pubblico, in cui verrano presentati i primi dati del progetto a cui parteciperanno riceratori universitari Italiani oltre che stranieri.


Laureato a Palermo in Scienze Geologiche nel 1992, Antonio Caruso è dal 1999 Dottore di Ricerca in Geologia del Sedimentario presso l’Università “Federico II” di Napoli.

È specialista in micropaleontologia, ha pubblicato numerosi articoli scientifici su riviste internazionali sulle associazioni a foraminiferi del bacino mediterraneo, partecipando a numerosi progetti di ricerca su ricostruzioni paleoceanografiche, paleoclimatiche e paleoambientali.

Tra il 2001 e il 2007 è stato invitato diverse volte come professore a contratto presso il Museo di Storia Naturale di Parigi. Inoltre è professore a contratto in Paleontologia e Paleoecologia presso la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. di Palermo per il corso di laurea specialistica in Ecologia e Biogeografia.