Il filo della memoria. 'Patri picciuli'; Duclos ? chi era costui? ; Imasd, l'ultima illusione

Il filo della memoria. 'Patri picciuli'; Duclos ? chi era costui? ; Imasd, l'ultima illusione

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‘Senza picciuli u parrinu missa nunni canta’, forse è un detto universale, ma forse è nato a Bagheria, perché era una delle espressioni canoniche più usate da ‘Patri picciuli’, al secolo Francesco Speciale, vissuto a cavallo del Novecento, uomo di chiesa, uomo di cultura, fine latinista e cultore dei classici, ma con un debole: i picciuli appunto.

Fu parroco presso la chiesa delle Anime sante, però diceva messa anche in altre chiesette periferiche, chiesetta di Santa Rosalia a Cattolica, chiesetta 'Favazzi' in corso Butera, insomma non lasciava nessuno privo dei sacramenti: a patti e condizioni, però.

Per questo in paese era chiamato sinteticamente ed efficacemente ‘patri picciuli’.

In occasione di qualche ricorrenza della Santa Patrona di Palermo che aveva però proseliti anche a Bagheria, Totò Ferrara il superiore della Congregazione di Santa Rosalia, uomo corpulento e gigantesco che, ad onta del suo fisico, era come si suol dire ‘un pezzu ri pani’; lo interpellava regolarmente per dire messa nella minuscola chiesetta di villa Cattolica nella foto), dove solevano riunirsi i membri della Congregazione, i cui aderenti erano soprattutto puntavugghiuoti abitanti appunto nella zona dell’Arco di Santa Rosalia.

Parrì, ruminica nna veni a rici a missa nna chisulieddra ri Santa Rusulia”? chiedeva u zu Totò
E patri Picciuli di rimando, con il solito ritornello: “Ci su i picciuli? Picchì senza picciuli u parrinu nunni canta missa!"
“Ci su, ci su” era la risposta del superiore; e messa era.

‘Patri picciuli’ fu anche oggetto di un grave atto intimidatorio: una domenica alle Anime Sante dopo la messa dell'una, gli spararono contro, a lui e ad altri due presbiteri, qualche ‘scupitatta’ le cui motivazoni rimasero ignote.

Forse perché venne coinvolto in una vicenda oscura legata al fallimento di una banca bagherese, forse ad altre questione di soldi, forse perchè si intromisero in una storia d'amore del sagrestano, fatto sta insomma che la prudenza gli suggerì di allontanarsi da Bagheria per andare sino ad Alessandria d’Egitto e poi a Tunisi e al Cairo dove andò ad insegnare il suo amato latino nelle scuole italiane all’estero.

Quando le acque si chetarono, Patri picciuli tornò, aveva dato retta ai vecchio detto siciliano ‘u fuiri è briogna ma è sarbamentu ri vita’, o anche più metaforicamente, ‘calati juncu ca passa la china’...

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altCi furono anni in cui l’agòne politico fu molto più animato rispetto ad oggi: nel 1969 per esempio si svolgevano in Francia le elezioni per la elezione del presidente della Repubblica.

C’era la possibilità, date le circostanze politiche, che il partito comunista francese allora tra i più forti d’Europa, riuscisse a fare elegger il proprio candidato Jaques Duclos cui era stato opposto il candidato gollista Georges Pompidou, e si pensava che assieme al candidato governativo Pompidou al ballottaggio sarebbe potuto andare appunto il comunista Duclos.

Fu una campagna elettorale quella francese che, dopo i fatti famosi del '68 parigino, coinvolse di fatto tutta l’Europa, e nel nostro piccolo anche Bagheria; una notte andando in giro con la vernice un gruppo di giovani al tempo ‘rivoluzionari’, (eskimo e capelli lunghi, e spesso anche sporchi, perché faceva tendenza), scrivemmo su un muro sulla curva sulla S.S. 113 all’ingresso di villa Ramacca, W DUCLOS (nella foto).

Alla fine vinse, come è noto, il candidato moderato Pompidou ed il sogno di un comunista a presidente della Repubblica francese svanì. Il muro nella parte bassa si è scrostato ma la vernice dopo 45 anni resiste ancora e, malgrado sia stata data una mano di calce, lascia ancora intravedere il rosso della passione politica.

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altNel 1971 a Bagheria nasce l’IMASD, acronimo di Impresa mobili, arredi, salotti e divani, animatore Domenico Sciortino, ma con tanti soci, Bernardo Lo Iacono, Lo Piparo, Matteo Raineri, quelli che noi ricordiamo e altri.

Due grandi capannoni sulla S.S. 113 uno per la falegnameria e la tappezzeria, un altro dove si prducevano le gomme sintetiche, vero vanto dell'azienda, oltre a 3 piani espositivi, lo scheletro dei quali è ancora visibile; nel giro di poco tempo l’impresa crebbe, si espanse e arrivò ad avere una sessantina di dipendenti, una decina amministrativi, tutti regolarmente collocati che per Bagheria al tempo era un miracolo.

Facevano di tutto, per i mercati nazionali e internazionali: lavoravano su ordinazione, disegnavano e producevano i loro prodotti, vendevano anche prodotti di altre aziende, sembrava uno di quei piccoli miracoli economici cui Bagheria al tempo, prima di trasformare tutto in cemento,  ci aveva abituati.

Presenti i in tante fiere nazionali e internazionali, America compresa, prendevano  commesse un pò dovunque persino in Arabia Saudita, per l'arredamento di alberghi; insomma tutto sembrava filare per il meglio, poi all’improvviso, il fallimento
Si disse per i troppi debiti, si disse perché si era fatto il passo più lungo della gamba, si accennò a manovre oscure. Fatto sta che, dopo un decennio, in meno di un anno il sogno si infranse.

L’Imasd e i protagonisti di quell’avventura o sono andati via o sono ormai in pensione, ma lo scheletro dell’azienda ( nella foto) è ancora là a ricordarci quegli anni, in cui l'idea-forza che Bagheria agricola potesse crescere assieme al turismo, pensiamo al Village Mer et soleil,  e all’industria,  si è dissolta da tempo.

Angelo Gargano