Sono convinta che il grembiule abbia, oltre che una funzione pratica, un'importante funzione sociale di cui ormai, si sta perdendo il significato.
Nella scuola primaria rappresenta uno strumento utile a livellare le differenze socioeconomiche tra i bambini,
facilitando l'instaurarsi di rapporti umani semplici e sani, lontani da invidie e confronti che possono segnare la sensibilità di più piccoli.
No, non è una frase nè di Maria Montessori, nè di qualche incallito veterocomunista.
Questa dichiarazione è stata resa dall'on. Gabriella Giammanco, subito dopo l'audizione del ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, di fronte alla Commissione Cultura, e nel corso della quale la Giammanco aveva fatto appunto questa proposta, che il ministro ha preso in seria considerazione.
Mariastella Gelmini, come riporta l'ANSA, ha dichiarato: "La proposta di ripristinare l'uso del grembiule a scuola è da prendere in considerazione, e le motivazioni sottese sono convincenti.
Non soltanto infatti - ha osservato il ministro - è un fatto di ordine ma anche di uguaglianza sociale tra ragazzi, soprattutto ora che va tanto di moda l'abbigliamento firmato già in giovane età
Dare pari condizioni di partenza può essere una proposta interessante ed è curioso - ha concluso il ministro - che venga da una delle parlamenatri più giovani...
Lo avevamo detto sin dall'inizio che avrebbe fatto parlare di sè la giovane parlamentare bagherese, che sta dimostrando di prendere molto sul serio il suo compito.
A parte gli ormai famosi "pizzini" scambiati con Berlusconi, al suo attivo un disegno di legge per aiutare le donne a combattere l'incontinenza, un altro contro la pedopornofilìa, ed ora la proposta del "grembiule", che mostrano quantomeno dinamismo ed ecletticità.
In un primo momento la nota dell'ANSA, ci aveva spinto al sorriso: però riflettendo, la Giammanco qualche ragione ce l'ha.
E con il pensiero siamo riandati ai primi degli anni '50, allorchè frequentammo le scuole elementari, ed in effetti il grembiule (detto in dialetto "u mantisinu"), rigorosamente nero o bleu, assolveva ad alcune fondamentali funzioni.
Intanto serviva per pulirisi le mani, quando la carta assorbente non bastava, delle inevitabili macchie di inchiostro: si scriveva allora con l'astuccio di legno alla cui estremità era "inferito" il pennino metallico che si intingeva nella boccettina dll'inchiostro.
Figuratevi gli sfracelli, dei bambini di sette - otto anni, quando si sforzavano di correggere gli errori di cose scritte con l'inchiostro.
E poi perchè, cara onorevole, a quei tempi altro che "griffe" coprivano i grembiuli: è sacrosanto quello che lei dice, perchè allora consentivano di camuffare strappi, cuciture e rattoppi, ed evitavano, nella loro nera uniformità, mortificazioni ai meno abbienti.
Va detto anche però che la voglia di liberarsi del "mantisinu" era tanta, soprattutto quando si aveva qualche capo di vestiario nuovo da esibire,ed alla scuola media l'esonero per i ragazzi dell'uso del grembiule sanciva una sorta di "status" da grandi.
Non così per le ragazze che ancora negli anni del liceo e sino alla maturità, venivano costrette da qualche insegnante, a 17-18 ma anche 19 anni, a indossare in classe il grembiule, che veniva giustamente percepito come una mortificazione della femminilità.
Ma in questi casi si trattava di un residuo di una mentalità bacchettona e sessuofoba, ancora presenti nella società dei primi anni '60.
Per chiudere: il grembiule può oscurare le griffe, e in apparenza, ma solo in apparenza, può dare come dice il ministro "pari condizion"...
Perchè per "livellare" come lei dice, onorevole Giammanco, le differenze socio economiche, ci vuole ben altro, di molto più difficile e faticoso rispetto alla regola di far indossare un grembiule. Un tempo si chiamava "lotta di classe".
Ora chissà! Ma la legislatura è lunga.