Il capitolo che non si tocca
Nei giorni scorsi abbiamo intervistato l’assessore al bilancio del Comune di Bagheria Nino Mineo, peraltro uno degli assessori più seri e preparati, secondo noi, della giunta Sciortino.
E dietro le nostre sollecitazioni ci diceva che sì, in effetti, si dovrà tagliare un pò da tutti i capitoli, considerato che il comune avrà da coprire oneri per 3.500.000 di euro in più rispetto all’anno scorso (tra applicazione del nuovo contratto dei dipendenti, personale ex-Opera Pia S.Sepolcro, Coinres ecc…).
Sia pure di malavoglia, l’assessore ha dovuto ammettere che anche lavorando sul recupero dell’evasione, si dovrà tagliare soprattutto su spese voluttuarie, feste e festini, e ahimè sui servizi sociali...
Alla fine della chiacchierata con involontaria ironia, l’assessore, ci ha detto: "c’è un capitolo di spesa sul quale però non possiamo tagliare nulla, anzi"!
Qual è questo capitolo di spesa , vi state chiedendo? Ecco, bravi, avete già indovinato.
E’ quello delle indennità dei politici: sindaco, assessori e consiglieri, che forse sia pure di poco crescerà. In effetti se lo meritano.
Ma dove hanno studiato?
Vi sarà senz’altro capitato, magari quando sarete andati a votare di notare nei corridoi delle scuole medie ed elementari i tabelloni di quelle bellissime ricerche che fanno i ragazzini e i piccoli guidati dai loro insegnanti; i temi sono quelli che più ci dovrebbero stare a cuore: il verde, l’inquinamento delle città, la tutela delle bellezze artistiche, e ci stupiamo sempre a vedere con quanto ingenuità, amore e semplicità i piccoli affrontano e rappresentano questi problemi.
Voltiamo pagina: ma dove hanno studiato, quali scuole hanno frequentato, chi e quando li ha educati, quei cialtroni e farabutti, che fanno volare i pacchetti di sigarette vuoti dalle auto, che riempiono di bottigliette di birra vuote portici e androni, che sgommano, inquinano, intasano, rompono i timpani con gli stereo a tutto volume, e prevaricano.
Ma sono loro gli stessi che qualche anno prima (5 , 6 o 7 al massimo) auspicavano una città verde, pulita e vivibile?
Stentiamo a crederlo.
Pulizia mattutina
Ci succede quasi tutte le mattine nella zona di Piazza Sepolcro e di Piazza Madrice di vedere i titolari di attività commerciali o i loro collaboratori (o collaboratrici) scopare davanti il negozio: con scrupolo, con impegno, senza nulla trascurare.
Poi alla fine fanno il mucchietto e lo fanno scivolare nella cunetta, che è terra di nessuno, perché di tutti, laddove il vento, le auto e gli scarichi di camion e auto lo disperderanno sull’intera carreggiata: la stessa operazione l’abbiamo vista fare in altri paesi, anche all’interno della Sicilia dei “viddani”.
Alla fine, però i commercianti, prendono una paletta e il mucchietto di cui sopra lo mettono in un sacchetto e se lo riportano dentro.
E noi? Forse perché essere “baarioti” per forza deve significare essere un po’ “selvaggi”?
Potrebbe servire una specifica ordinanza dell’assessore all’Annona ? O no?
Ma chi si “allallatu”?
Era una espressione che si usava tanti anni fa, per dire di qualcuno un po’ stonato (di testa), con la testa sulle nuvole, distratto, un pò a capocchia, insomma.
Quale è l’etimologia? Noi ne azzardiamo una: forse perché ci sembravano tali, cioè “allallati”, i musulmani quando pregano in ginocchio e fanno quel movimento ritmico che li porta a sfiorare con la testa il terreno, mentre implorano la benedizione di Allah?
Se qualcuno conosce l’etimo o comunque la spiegazione ce la dica.
Ce ne siamo ricordati, leggendo un simpaticissimo volumetto, la cui lettura consigliamo anche a voi. Trenta e due ventotto è il titolo, di Renata Pucci di Benisichi, edito da Sellerio, in cui vengono considerati alcuni di modi di dire del nostro dialetto, per noi comuni e diffusi, che però considerati alla lettera sono assurdi e paradossali. Del tipo: “Figghiu miu, ‘un ti iunciri cu chissi, ca su cristiani tinti”.
Un milanese non capirebbe mai, perché dovremmo diffidare delle persone dipinte (e perché dipingersi poi?)