Un'altra storica attività commerciale di c.so Umberto si arrende alla crisi - di Luca Scalisi

Un'altra storica attività commerciale di c.so Umberto si arrende alla crisi - di Luca Scalisi

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Caro Direttore, ancora una volta mi trovo a scrivere e raccontare quello che ormai è sotto gli occhi di tutti, un economia mondiale, nazionale, regionale e comunale che non lascia scampo a nessuno, vedi licenziamenti, fallimenti, chiusure etc. Tante famiglie su lastrico con potere d’acquisto prossimo allo zero .

Succede anche a Bagheria, la città (o paese) perché non siamo ancora certi della definizione da dare visto che non c’è più un ufficio statale che resista sul territorio, vedi Tribunale, Collocamento, Esattoria; aspettiamo tristemente Inps, Agenzia delle Entrate, in sintesi una Città Fantasma.

Andiamo ai fatti.

Lunedì mattina mi ritrovo in Corso Umberto a dovere aprire il mio negozio mentre mi accorgo di un’altra saracinesca abbassata: un negozio completamente chiuso, ma purtroppo non è il solito negozio ma una storica “putia” di scarpe (cioè di quelle “putie” che hanno attraversato due generazioni dal 1960 ad oggi).

Tutto ciò induce a gettare uno sguardo nel passato, a ricordare quegli anni ’80 che hanno contribuito a sfamare generazioni di famiglie proprio attraverso le attività commerciali del Corso Umberto (per i  più nostalgici  ricordiamo il Bar Aurora, il supermercato Bagnasco, il negozio di scarpe Cristina etc.e prima ancora gli empori di Benedetto Mineo, Totò Giammanco, la torrefazione Titi, la salumeria Morreale).

Perché non tutti possono ricordare che quel corso, inteso 'stratunieddu' anche negli atti notarili, così com’era, rappresentava un polo commerciale così fiorente che si faceva a gara per accaparrarsi alcuni metri quadri per impiantarvi una attività commerciale; comunque la mia riflessione non vuole essere la solita di parte per il corso chiuso, ma bensì una riflessione rivolta a tutti, a quei commercianti che sono stati disuniti, a quei politici che hanno ridotto il corso alla solita passeggiata (il salotto buono della città), ai proprietari delle mura dei negozi che continuano a richiedere affitti salati, quindi la colpa è di tutti noi perché un vecchio saggio recita:  'ogni popolo ha il governo che si merita'.

Chi vi scrive, sa benissimo, che potrebbe toccare pure a lui, dovere gettare la spugna; d'altronde visto l’ultimo increscioso vicenda del cimitero, non ci resta che da osservare amaramente che “non possiamo più neanche andare a piangere i nostri defunti”.

Luca Scalisi
Commerciante dal 1967