Bagheria ricorda Mimmo Pintacuda

Bagheria ricorda Mimmo Pintacuda

attualita
Typography

Supercinema stracolmo, gente in piedi, qualcuno resta fuori, nella serata pensata per ricordare degnamente uno dei figli migliori della nostra terra: Mimmo Pintacuda.

Fotografo, ma non solo: come è stato detto negli interventi che si sono succeduti, anche sociologo, cacciatore di immagini, testimone del suo tempo edelle trasformazioni della sua città, affabulatore ammaliante, ironico e spesso amaro, indagatore di emozioni e sentimenti, di realtà, situazioni e circostanze che ci ha restituito con i suoi scatti fotografici.

Grande passione per la fotografia, e per il cinema come era d'obbligo, visto il mestiere di proiezionista che faceva, passioni che riuscì a trasmettere ad un Peppuccio Tornatore che lo incontrò all'età di nove anni, consentendogli di appagare un sogno coltivato da sempre: entrare in una cabina di proiezione cinematografica.

Tanta gente dicevamo, ma anche tante facce non bagheresi, segno che il messaggio di memoria e di cultura lasciatoci da Mimmo è arrivato lontano.

E' Mimmo Aiello che introduce la serata, anche lui grande amico di Mimmo Pintacuda, anche lui ad inseguire sogni e passioni, che oggi cerca di trasmettere ai giovani dei licei: i saluti istituzionali di Vincenzo Lo Meo, che malgrado la giornata per Bagheria non sia tra le più serene, riesca a restare in tema ricordando il suo primo incontro con  Pintacuda attraverso le foto del settimanale Epoca, in particolare villa Palagonia assediata dalle antenne tv.

Ed questa immagine - dice Lo Meo - per me è rimasta come paradigmatica di un paese, Bagheria, che cambiava.

Poi è la volta di Biagio Sciortino, anche lui a ricordare il primo incontro con Mimmo a villa Cattolica, con questo personaggio non facile, spesso rionico ma talvolta anche polemico e scontroso, ma pieno di amore per la sua città: è Biagio che lo definisce testimone di un'epoca lunga quarant'anni e abile indagatore di sentimenti soprattutto nei volti e nelle espressioni delle foto degli emigrati realizzate durante il suo viaggio negli USA, negli anni '70.

Ed è Mimmo Aiello ad approfondire i contenuti artisitci delle foto di Mimmo:  questa ricerca quasi spasmodica dell'espressione, della situazione che ha sottolineato anche Tornatore, la capacità di riuscire ad anticipare un evento ed a fissarlo per sempre, al momento giusto, con l'obiettivo, e la gigantografia della foto esposta in sala crediamo ne sia la più straordinaria testimonianza.

altEd ancora Peppuccio  Tornatore, che non ha alcuna difficoltà a pescare nella grande valigia dei ricordi e che torna a definirlo un maestro, e che descrive una della cose che di Mimmo più lo intrigava: e cioè quello di vivere e di far vivere la sera agli spettatori vicende, storie ed emozioni durante la proiezioni di un film e il mattino del giorno dopo era lui a farsi artista e con la su macchina fotografica andare alla ricerca delle sue immagini, del suo film, della sua storia.

E chiude Peppuccio con uno squarcio di poesia, raccontando una delle sue ultime visite a Mimmo presso la sua abitazione di Aspra, con Mimmo a mostrargli delle foto scattate di recente e a chiedergli quale fosse , a  suo avviso, il filo conduttore: e ad un Peppuccio Tornatore perplesso spiega che è il punto di vista.

Proprio così, spiega Mimmo.

Perchè non potendo più uscire di casa le sue foto, il suo mondo, la sua testimanianza le rendeva dalla finestra di casa sua: ancora una finestrella, chiosa Peppuccio, così come un tempo quella della cabina di proiezione, alla fine del percorso ancora una finestrella sul mondo, forse altrettanto grande e attraente che quello del cinema.

Poi Francesco Maria Martorana con la sua chitarra delizia la platea con uno dei motivi del film 'Il Gattopardo' e per chiudere c'è lui, Mimmo Pintacuda e le sue foto, nel documentario realizzato assieme al figlio Paolo, palesemente commosso nel suo ringraziare gli artefici di questa serata, ma ben consapevole di avere un bagaglio di memorie del padre che nessuno potrà mai togliergli e che si porterà sempre addosso.

 

Nella foto di copertina Peppuccio Tornatore e Paolo Pintacuda

La foto di copertina è di Michelangelo Balistreri