Attualità

Gli ultimi giorni dell'estate palermitana hanno ospitato un'insolito ospite: un pesce spada, vicino alla costa, tra i tanti bagnanti che si godono l'estate prolungata.

Uno spettacolo raro quello a cui si è potuto assistere dalla spiaggia di Mondello, la spiaggia dei palermitani. Un piccolo pesce spada lungo poco più di un metro e mezzo si è spinto vicino alla costa, forse disorientato, che è venuto a raccogliere le "coccole" e le carezze di alcuni bagnanti, per poi dileguarsi verso il fondo.

La Capitaneria di porto è stata prontamente avvertita. Non si ricordano fatti analoghi negli ultimi tempi. Squali si, ma un pesce spada così vicino alla riva è un evento rarissimo.

resapubblica.it

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E' una breve ed estemporanea  riflessione la nostra che parte da un breve notizia di cronaca che diamo qui accanto, e che vuole sottolineare quanto sia contraddittoria e complicata l'epoca nostra: le notizie di cronaca minuta ci restituiscono ogni giorno assieme ai furti dei moderni  i phone, consumati spesso da adolescenti, un reato antico almeno dalle nostre parti: il furto di limoni.

Era un reato questo 40-50 anni fa diffuso e rischioso: se pensiamo che tra la fine degli anni '50 e i primi degli anni '60 il costo dei verdelli sfiorò le 200 lire al chilo, e che la paga giornaliera di un bracciante era di 1200 lire, è facile fare due conti e cioè che con un solo paniere di limoni raccolti si pagava già la giornata del bracciante, quando al tempo la Fiat 500 appena arrivata sul mercato costava 450.000 lire;  si capisce bene quindi come rubare limoni, fosse un reato ad alta redditività.

Il termine 'saccunaru' che viene proprio da lì, dal fatto cioè che nottetempo uno pratico del mestiere in mezz'ora più o meno fosse in grado di riempire un sacco che poteva arrivare a pesare anche quaranta chili, e che poteva rendeva al mercato nero sino a cinquemila lire; si pensi altresì che la gran parte degli agrumeti non erano ben recintati, e che quindi l'accesso era relativamente comodo.

Si caricavano i sacchi su bici o sui motom e via ! ed in un'ora di 'lavoro' si guadagnava quanto a lavorare onestamente sarebbe occorso una settimana.

A vigilare sulle contrade di campagna erano le cosiddette guardie campestri, antesignani degli Istituti di vigilanza privata, che 'ca scupetta 'ncucciata' in spalla facevano ( oavrebbero dovuto fare la ronda) la ronda. Sulla figura, la natura e e sui molteplici ruoli che avevano le guardie campestri si potrebbe scrivere un libro.

Poi via via verso la fine degli anni '70 quando il prezzo degli agrumi scese sino  a  20 lire al chilo, il furto di limoni scomparve, appunto perchè 'improduttivo'

Oggi i limoni li troviamo sulle bancarelle ad un euro, quindi un prezzo remunerativo rispetto all'investimento.

Era un lavoro rischioso però: i campagnuoli erano  'frarici' come si suole dire, e capivano subito se mancavano limoni dalle piante e da mille indizi intuivano se qualcuno era entrato nel loro fondo e aveva 'sacchiato', anche se chi sacchiava era anche lui, a modo suo, un professionista: rubava 'nno carricatu e distribuiva su diversi alberi il prelievo del frutto per ingannare l'occhio del contadino.

Talvolta inopinatamente il ladro era proprio il proprietario confinante che non resisteva alla tentazione di arrotondare i propri introiti con i sacrifici del vicino.

Non erano quindi pochi i contadini che nel periodo in cui il frutto era maturo ed era vicino alla raccolta dormivano in campagna, anche all'aperto, per proteggere l'oro verde, magari imbracciando una doppietta, così tanto per far capire eventualmente l'antifona.

Il 16 ottobre in oltre 10 paesi nel mondo si è celebrato il Bra Day, “Breast Reconstruction awareness”, la giornata mondiale di informazione sulla ricostruzione mammaria nata con l’obiettivo di divulgare la corretta conoscenza delle tecniche di chirurgia ricostruttiva e permettere a ogni paziente di prendere una decisione consapevole.

In Italia ogni anno ci sono 40.000 nuovi casi di tumore alla mammella e circa una donna su otto corre il rischio di averlo nel corso della vita. In questo contesto la prevenzione primaria, cioè lo stile di vita (alimentazione corretta, non fumare, ecc....), e la prevenzione secondaria (la diagnosi precoce: ecografia, mammografia, visita senologica) sono importantissimi perché riducono il rischio di ammalarsi oppure aumentano moltissimo la probabilità di scoprire lesioni tanto precoci da non essere diventate ancora pericolose per l’organismo.

Fortunatamente più dell’80% delle pazienti trattate in modo corretto guarisce, tuttavia ancora molto si può fare per migliorare la qualità della vita delle donne operate al seno e contribuire alla corretta conoscenza della chirurgia ricostruttiva. Solo il 20-30% delle pazienti riceve oggi un approccio multidisciplinare e solo il 15-20% riceve un’informazione adeguata prima dell’intervento chirurgico.

Tutte le donne hanno il diritto di essere informate riguardo le migliori tipologie di trattamento per la ricostruzione del seno, che vanno pianificate fin dalla prima visita con un approccio oncoplastico personalizzato su ogni singola paziente. Questo è l’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere alla BREAST UNIT, diretta dal Prof. Giuseppe Muscolino e formata da un team pluridisciplinare che si occupa del cancro al seno a 360°.

Aver potuto evitare il trauma della mutilazione a molte donne operate di tumore al seno, ricostruendolo in contemporanea all’intervento di demolizione, ed essere riuscita a ridare il sorriso a quelle che con tale trauma convivevano, con una ricostruzione differita, e per noi motivo di orgoglio e ulteriore incentivo ad informare, quanto più capillarmente possibile, le donne con tumore alla mammella sulla concreta possibilità, mediante la chirurgia ricostruttiva, di migliorare la loro qualità di vita.

Flavia Tomasello, chirurgo plastico della Breast Unit dell'Ospedale Civico di Palermo
 

Dinanzi ad una platea di studenti, autorità politiche e civili, si è svolto il primo dei tre appuntamenti dedicati alla figura di Peppino Impastato che il Comune di Bagheria ha voluto dedicare in occasione della presentazione del docu-film di Ivan Vadori “ La voce di Peppino Impastato” che sarà proiettato al pubblico stasera a partire dalle ore 20,30 al Cinema Excelsior.

L’incontro di stamani ha visto protagonisti assoluti uomini delle istituzioni che sono testimoni diretti dell’attività giuridica e istituzionale antimafia.

Presenti, oltre al sindaco Vincenzo Lo Meo, al vicesindaco Massimo Mineo e all’assessore Antonio Scaduto, tre illustri nomi: Il sostituto procuratore antimafia della DDA di Palermo Nino Di Matteo, Giovanni Chinnici, figlio del magistrato Rocco, e Giovanni Impastato, fratello di Peppino.

Il coordinamento è stato realizzato dalla responsabile dell’Ufficio Stampa Marina Mancini.

La manifestazione è stata organizzata grazie alla collaborazione delle associazioni bagheresi “Bagheria Bene Comune” e della “ Comunità marinara di Aspra”.

altDopo la proiezione del trailer di presentazione dell’evento dedicato a Peppino Impastato realizzato da Marco Morana, l’apertura è stata affidata al vicesindaco Massimo Mineo , colui che ha mediato e coordinato l’organizzazione dei due giorni.

Mineo ha voluto ringraziare in particolare due insegnanti Emanuela Pipitone e Lavinia Vela , la prima che ha avuto i contatti con il regista Vadori e con Giovanni Impastato, e la seconda perché ha garantito la presenza di personaggi istituzionali e giuridici.

“I ragazzi sono i veri destinatari del messaggio che si vuole lanciare. Gli insegnanti e i presidi hanno accolto questa idea con entusiasmo perché è necessario e utile parlare di mafia, bisogna parlarne sempre e non abbassare mai la guardia. “Noi abbiamo la necessità di riappropriarci dei nostri sogni. Abbiamo perso il nostro territorio, il nostro ambiente abbiamo perso il senso della bellezza che dobbiamo ritrovare” Riappropriamoci del bello”.- così conclude Mineo

Il sindaco Lo Meo ha voluto continuare il discorso specificando il ruolo che hanno i giudici che svolgono questo mestiere a rischio , del peso che si sente giornalmente, dell’impossibilità a vivere una vita nella assoluta normalità e di muoversi autonomamente se non sotto scorta. “Vivere con l’attenzione elevata e con la paura di essere seguito è un immenso sacrificio e di questo dobbiamo essere grati a chi fa questo lavoro con slancio. Dopo la strage di Falcone e Borsellino c’e’ una maggiore consapevolezza al rispetto delle regole e a vivere nel segno della legalità”.

Ancora un breve intervento dell’assessore alla Pubblica Istruzione Antonio Sc aduto che ha voluto sottolineare come questo sia un momento di grande emozione vedere così tanti ragazzi oggi riuniti e parlare di Peppino Impastato. “C’e un bel risveglio possiamo anche dare una nuova e bella immagine della città”.

Gioacchino Genuardi il preside dell’ITES che ha ospitato la manifestazione, ha parlato a nome di tutti i colleghi che partecipano a questa iniziativa specificando che da tempo la scuola persegue queste attività didattiche che sono finalizzate alla sensibilizzazione dei giovani alla legalità e all’avversione al fenomeno mafioso.

A questi interventi è seguìta la proiezione di dieci minuti del film di Ivan Vadori, regista friulano che ha voluto raccogliere moltissime testimonianze sulla figura di Peppino, la cui visione per intero sarà possibile seguire stasera e domani.

Giovanni Impastato ha dato una testimonianza emozionante e forte. Ha parlato dell’opera di continuità che hanno fatto lui e la madre Felicia e alla scelta di mantenere vivo il ricordo di Peppino con l’impegno e la lotta, ripudiando la famiglia che era di origine mafiosa . La storia processuale, dopo la morte di Peppino, è stata anche molto travagliata ci sono voluti ben 23 anni perché venisse fatta piena luce sul delitto, con tentativi di depistaggio delle indagini fin dall’inizio.”Un caso che si poteva risolvere in pochissimo tempo.
Bastava seguire le indicazioni di alcuni suoi compagni “ queste le parole di Giovanni.
La mafia si può combattere e si puo’ sconfiggere ma ci vuole la volontà politica e istituzionale. Così ha concluso Impas
tato.
Marina Mancini ha voluto sottolineare la forza e il coraggio di Felicia Impastato, mamma e donna che ha sopportato, non solo il dolore della morte di un figlio ma che ha vissuto le vicende travagliate della giovane vita di Peppino.

La parola ancora a Giovanni Chinnici,figlio del giudice ucciso per mano mafiosa, che con termini semplici e chiari si è rivolto soprattutto alla platea studentesca e ai ragazzi dell’ITES, scuola ospitante. Chinnici si è soffermato sul concetto di economia intrisa di illegalità e all’attenzione da porre in tutte le azioni quotidiane” facendo anche degli esempi espliciti di azioni giornaliere e sulle modalità di comportamento che bisogna perseguire seguendo la via della legalità.

altInfine l’intervento del giudice Di Matteo che ha regalato una lezione di vita: “Non dovete considerare che ci sia una competizione tra la mafia e l’antimafia in cui i cittadini possano essere semplici spettatori, pensando che sia una cosa che non possa interessare i cittadini.
La mafia non ha ucciso soltanto uomini dello Stato, sacerdoti e giornalisti. La mafia ha ucciso la libertà, la mafia sta uccidendo la vostra dignità. Sta negando la possibilità che si sviluppi sul territorio un ambiente sano. Sta continuando ad uccidere il vostro futuro. Ecco perché non si puo’ rimanere indifferenti.
Senzal'indifferenza di gran parte dei cittadini non sarebbero potute accadere le stragi”.

E ancora “Non siate indifferenti, l’indifferenza è vigliaccheria. Parlatene con i vostri professori. Formatevi le vostre idee anche di critica nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine. E’ necessario schierarsi. Le parole di Giovanni Impastato hanno fatto riflettere su un dato. Oggi si parla di legalità ,si parla in maniera generica. La legalità è qualcosa di diverso che partecipare a incontri del genere. E’ coraggio di schierarsi. Impastato non diceva soltanto la mafia mi fa schifo ma indicava per nome e cognome. ….L’indifferenza ha creato le basi per lo strapotere mafioso.”

L’incontro ha avuto un epilogo con una serie di riflessioni fatte dai ragazzi della scuola “Carducci “e con alcune domande rivolte agli ospiti dagli stessi studenti per concludersi con una bellissima poesia recitata da un ragazzo della scuola media “Tommaso Aiello” che ha ricordato, con straziante emozione, le parole che donna Felicia ha detto dinanzi ai resti del figlio ucciso.

Fonte Ufficio Stampa del comune di Bagheria

nella foto centrale  da sx Nino Di Matteo, Giovanni Impastato, Giovanni Chinnici

nella foto di fondo pagina il magistrato Nino Di Matteo tra Francesco Fucarini, dirigente di P.S. ed il maggiore Claudio Montesi

 

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