Attualità

Si, la notizia è di quelle forti, ma in fondo nessun bagherese ne rimarrà stupito. Le strade "gruviera" di Bagheria, le caratteristiche vie piene di buche e voragini, chiamate familiarmente "scaffe" dagli abitanti del luogo, sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco. 

Da tempo erano diventate il piatto forte che la ridente cittadina, un tempo città delle ville, offriva ai visitatori. Chiunque abbia ospitato a Bagheria un amico o un parente venuto da fuori, o si sia comunque trovato  a fare un giro per le strade con un "forestiero", avrà provato almeno un briciolo di vergogna o di imbarazzo.

Ora, dopo la decisione dell'Unesco di dichiararle patrimonio dell'umanità, alla vergogna subentreranno la fierezza e l'orgoglio.

Scherzi a parte, il problema non è affatto nuovo, ed è sempre di strettissima attualità. Le buche fanno la fortuna di gommisti e meccanici che si vedono arrivare nelle loro officine i veicoli  "scassati", ma sono un pericolo mortale per i conducenti dei veicoli a due ruote, e non solo, che sanno bene di muoversi ogni giorno all'interno di una sorta di campo minato. Una guerra che come le altre guerre miete ogni giorno le sue vittime, siano esse veicoli o persone.

Stamane in redazione è giunta l'ennesima fotografia di una buca, neanche tra le più grosse delle centinaia che si contano sul territorio, causa di un sinistro stradale; per questo abbiamo voluto sollevare, come altre volte in passato, la questione. 

Altri aspetti vengono poi alla luce oltre al pericolo reale che abbiamo evidenziato, ad esempio la resposabilità civile del comune a fronte di sinistri stradali la cui causa accertata sia stata proprio la buca o altro ostacolo in una strada di competenza comunale, che renderebbero il comune passile di una condanna al risarcimentto del danno nei confronti dei soggetti danneggiati. 

 Riflettiamo anche sul fatto che riparare una buca come quella della foto costerebbe qualche decina di euro, mentre di indennizzo rischiamo di pagare, e paghiamo, migliaia di euro.

Sono infatti numerose le richieste di risarcimento che giacciono all'ufficio legale del comune di Bagheria per tali motivi. Si parla di centinaia di richieste di risarcimento, per cifre non indifferenti, da cui ne deriva anche un danno economico per l'ente comunale. Le casse del comune sono vuote questo lo sappiamo bene, ma spremendosi un pò i nostri politici arriverebbero ad una soluzione, se lo volessero davvero...

Lorenzo Gargano

Lo scorso 11 gennaio, presso le strutture dell'Oasi Ecologica Ser. Eco di Bagheria,  si è svoltauna giornata di formazione per il primo gruppo di “ecofacilitatori" formato da circa 30 ragazzi, che avranno il compito di informare i cittadini dei diversi comuni di appartenenza sulle corrette modalità di conferimento nell'ambito del nuovo sistema di gestione dei rifiuti basato sulla raccolta differenzia che verrà avviato già dai primi giorni del mese di febbraio per mezzo delle infrastrutture della SER.ECO. 

La formazione, l'informazione e l'incentivazione, per il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini, sono determinanti per l'avvio di un nuovo sistema di gestione differenziata di tutte le frazioni riciclabili dei rifiuti urbani.

Un sistema basato sulla raccolta indistinta dei rifiuti avviati alla discarica risulta oggi più che mai un sistema fuori luogo, arretrato e soprattutto non rispettoso per i cittadini e l'ambiente.

Ci credono Giuseppe Baiamonte e i suoi partners nel progetto avviato da qualche mese a Bagheria e più di recente a Palermo chiamato appunto Urban Bike: posteggia e pedala, o se volete Bike sharing: introdurre cioè, tra le nostre buone abitudini, il mezzo della bici condivisa e presa a noleggio, per gli  spostamenti quotidiani in città.

Ed i presupposti ci sono tutti per ottenere risultati concreti: va naturalmente detto che quello che è stato avviato è solo la prima pietra di un progetto più complesso e articolato che si arricchirà via via nel tempo.

Ma intanto vediamo in che cosa consiste concretamente: Sono stati sistemati con i quattro partner del progetto quattro stalli per bici, in quattro punti strategici della città: villa Cattolica, sponsor Leoluca Cedro, negozio di souvenir etnici, Via Dante, rivendita di tabacchi Padovano, accanto Bar Don Gino, Fortunella di via Mattarella di fronte uffici azienda sanitaria e Piazza stazione, autocarrozzeria Parlatore.

Il principio è semplice: c’è una iscrizione del costo di 30 euro che consente l’uso delle bici per 4 volte al giorno sino a mezz’ora di durata e per l’intero anno.
Qualora si superassero i 30’ scatterebbe il costo di 1 euro per ogni ora o frazione, di 2 euro per bici elettriche , che rqppresentano il 25% del parco mezzi.

Per chi volesse, con l’aggiunta di ulteriori 10 euro al costo base di 30euro, è previsto il diritto a 15 ore extra durante il mese e l’uso delle bici elettriche allo stesso costo delle City Bike.

Il meccanismo di prelevamento e di restituzione della bici è molto semplice: basterà rivolgersi al partner del progetto per avere in consegna la bici che verrà restituita in uno degli stalli; i tempi verranno segnati su un tesserino, ma più avanti con un sistema a scheda con banda magnetica sarà possibile farlo in automatico.

"La nostra - aggiunge Baiamonte - è una vera scommessa, che naturalmente speriamo di vincere: sinora abbiamo avuto qualche decina di adesioni, ma va detto che l’iniziativa non è ancora sufficientemente conosciuta, ma noi pensiamo che dovremmo raggiungere qualche centinaio di soci. Se il cittadino si abitua ed organizza i propri spostamenti con la bici piuttosto che con l’auto che ha costi molto più pesanti, soprattutto nelle belle giornate che da noi sono frequentissime, il sistema avrà la possibilità di diffondersi".
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"In questi giorni -conclude Baiamonte - stiamo iniziando anche a Palermo dove abbiamo già sistemato uno stallo in piazza Politeama ed altri seguiranno nelle prossime settimane.
In città la risposta è stata più pronta".

Le ricerche di mercato che abbiamo commissionato ci dicono che anche a Bagheria esiste una fascia non indifferente di popolazione a Bagheria che ha stili di vita e comportamenti ecologicamente evoluti e vedrebbe di buon occhio un sistema alternativo di spostamento.
Noi siamo ottimisti e incrociamo le dita.

 

foto repertorio

Ignazio Buttitta ha amato Bagheria. A Bagheria Buttitta è nato, a Bagheria è cresciuto. A Bagheria ha vissuto e a Bagheria è voluto ritornare dopo la parentesi lombarda: ritorno che ha generato quell'andirivieni di personalità della cultura provenienti da tutto il mondo che a Bagheria venivano per trovare 'u pueta nella sua casa di Aspra o alla putìa in piazza. Buttitta amava stare tra i Baàrioti. Bagheria è sempre presente nella mente di Buttitta e nei suoi versi, anche ove non espressamente citata.

Ignazio Buttitta ha amato Bagheria. E tu, Bagheria, ami Ignazio Buttitta?

Quel che certo è che immutata è rimasta la dedizione della famiglia nel voler continuare a divulgare l’opera letteraria di Buttitta, promuovendo e organizzando manifestazioni che mirano a raggiungere questo obiettivo.

È a tal proposito che, otto anni dopo la scomparsa del poeta, il figlio Nino costituisce in sua memoria la Fondazione Ignazio Buttitta, ente che ha come scopo, non solo la divulgazione delle opere del poeta, ma anche “la tutela, lo studio e lo sviluppo della cultura siciliana in tutti i suoi aspetti storici, sociali, artistici e antropologici”.

La Fondazione, infatti, sin dalla sua costituzione è uno degli enti più virtuosi della nostra isola, che ha prodotto e patrocinato una serie infinita di pubblicazioni, incisioni discografiche, manifestazioni, convegni sulla cultura siciliana e non solo.

Ma, a parte la famiglia, chi ama Buttitta?

Lo ama chi lo conosce. Buttitta è amato in tutto il mondo.

Ovunque vada, in Italia, in Europa, nel mondo, constato continuamente come tutti conoscano Ignazio Buttitta e ne apprezzino le opere. Le apprezzano perché le conoscono.

Così come le conosco e le apprezzano tutti quegli artisti – musicisti, cantanti, cantastorie, attori, fotografi, registi – che le reinterpretano e le rielaborano perché il messaggio di Ignazio Buttitta continui a espandersi, raggiungendo un insieme sempre più esteso di persone.

Ma tu, Bagheria, ahimè, non ami Ignazio Buttitta. E non lo ami, non per cattiveria: non lo ami per accidia, per indifferenza, per apatia. Non lo ami perché non vuoi conoscerlo, perché sconoscerlo ti è comodo; confrontarti con i suoi testi pungenti ti è fastidioso, ti mette di fronte alla fralezza umana, mette a nudo le tue ambiguità, la tua intima perversione abilmente celata da una moralità patetica e bigotta.

Hai mai letto i suoi versi? hai mai avuto tra le mani una sua raccolta di poesie? Persino in Belgio la gente ha in casa testi di Buttitta; e tu chissà sei hai mai sfogliato uno solo dei suoi libri che custodisci e di cui fai bella mostra nella tua biblioteca.

Eppure, quando sei alla presenza di illustri personalità della cultura che ben conoscono – loro sì – il poeta di Bagheria, ti vedo sciorinare sommariamente, uno dietro l’altro, titoli di sue poesie, come se le apprezzassi, come se davvero le avessi lette, come se le avessi digerite e metabolizzate.

Ma so bene che così non è: se davvero amassi la poesia di Buttitta e ne condividessi il suo messaggio non esiteresti un solo istante ad accogliere i suoi scritti in casa tua, qui a Bagheria.

Dico questo perché, a seguito dei recenti tagli agli enti culturali, la Fondazione Ignazio Buttitta sarà costretta a lasciare entro il 31 gennaio prossimo la sede di via Messina a Palermo, chiudendo definitivamente i battenti.

Questo precluderà, nei fatti, l’accesso al suo patrimonio bibliografico e archivistico di tutti quei fruitori (prevalentemente docenti e studenti universitari, cultori e studiosi di tradizioni popolari e antropologia culturale) per i quali la Fondazione è una miniera inesauribile di fonti di studio.

Per scongiurare questa drammatica evenienza, da anni il suo presidente Ignazio Emanuele Buttitta si è adoperato per trovare una soluzione a questo problema.

Nel maggio del 2011, l’Amministrazione Comunale di Bagheria (che, per Statuto, è membro del CdA della Fondazione), su proposta dell’allora assessore Emanuele Tornatore, espresse la disponibilità ad accogliere la Fondazione Ignazio Buttitta in alcuni ambienti del piano terreno di Palazzo Butera.

Un atto di riconoscenza alla figura dell’illustre concittadino, un’ulteriore opportunità di sviluppo (culturale e non solo) per Bagheria. Atto che si è concretato nella delibera n. 36 del 23 maggio 2011 con cui l’Amministrazione di allora assegnava alla Fondazione quei locali.

Questa feconda disponibilità non è stata però condivisa dall’attuale Amministrazione Comunale, che non ha mai recepito quella delibera. Non necessariamente per cattiveria (lungi da me il pensarlo!): forse soltanto per inedia, per indifferenza, per apatia.

Eppure, quale migliore occasione per noi Bagheresi di poter finalmente accogliere nella nostra città le opere e i manoscritti del compianto concittadino Ignazio? Quale migliore destinazione per quei locali?

Mi rivolgo a tutti voi, cari concittadini. Mi rivolgo alle persone di buona volontà che amano la poesia di Ignazio Buttitta e ne condividono lo spirito. Facciamo sì che le sue opere, i suoi manoscritti ritornino dove sono stati concepiti, qui a Bagheria, nella sua città, nella nostra città. È volontà della famiglia Buttitta nonché della Fondazione a lui intitolata.

Facciamo sì che questo avvenga, e avvenga nel più breve tempo possibile. Perché, se tutto questo non dovesse verificarsi, le responsabilità non peseranno soltanto sull’Amministrazione Comunale ma sull’intera cittadinanza bagherese.

In quel caso, a non volere la Fondazione Ignazio Buttitta a Bagheria saremmo noi.

Paolo Zarcone
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