Attualità

Villa Cattolica fu per alcuni (pochi) anni il simbolo del riscatto morale e culturale di Bagheria. I nostri attuali amministratori sono molto giovani (ed è bene che sia così) e possono non avere memoria di alcuni passaggi cruciali della storia della Villa, della Galleria Guttuso, di Bagheria. Ne ricordo alcuni.

Sono memorabili le arrabbiature di Guttuso quando, ancora all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso, andava a fare visita senza preavviso alla Villa e vedeva i panni dei custodi stesi ad asciugare nei balconi della Villa.

Nel luglio del 1982 Guttuso mi consegnò una lettera con cui avrei dovuto contattare un avvocato di sua fiducia con l’incarico di trovare il modo legale per sottrarre «la donazione (di opere mie e di miei amici e colleghi) al comune di Bagheria e che costituisce l’attuale disgraziatissima pinatocoteca di Villa Cattolica». Ebbi l’accortezza di tenere la lettera per me e non andare dall’avvocato. Guttuso me lo rimproverò. Portai il mio piccolo contributo alla ricucitura dei rapporti di Guttuso con la sua città. Fondamentale fu il lavoro svolto da due personaggi d'altri tempi e che ci capita di rimpiangere: il sindaco democristiano Antonio Gargano e l'onorevole comunista Giuseppe Speciale.

La data-simbolo del cambiamento fu l’idea del conferimento della cittadinanza onoraria. Era il 12 gennaio 1985. Bagheria dette il meglio di sé. Guttuso ne fu colpito. Nello stesso periodo assumeva la direzione della pinacoteca Dora Favatella Lo Cascio. Si era creato un piccolo gruppo informale di lavoro che aveva come guida culturale Renato Guttuso e guida politica il sindaco Gargano. Il risultato fu la donazione e la nascita della “Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Renato Guttuso”.

Ancora negli anni 1995-96 i corpi bassi della Villa ospitavano stalle e officine. Con pazienza, col giusto prezzo e senza contenziosi legali il comune (il sindaco era Giovanni Valentino) è riuscito a impossessarsene. Vennero sostanziosi finanziamenti regionali che furono spesi con economia e senza tangenti. Ne sono testimone.

Sto procedendo per grandi linee. Racconto questi pochi fatti per spiegare perché Villa Cattolica fu per alcuni anni simbolo di rinascita morale e culturale. A partire dalla seconda metà degli anni novanta la Villa fu il luogo di mostre e di eventi nazionali. Credo che ancora oggi le uniche attrazioni culturali di Bagheria sono Villa Palagonia e Villa Cattolica. Anche Villa Valguarnera ha tutte le potenzialità per diventarlo ma preferisco non allargare il discorso.alt

E adesso chiudiamo a tempo indeterminato Villa Cattolica? Per un bagherese della mia generazione è un colpo al cuore.

Vorrei essere chiaro. Villa Cattolica richiede un ripensamento radicale della sua organizzazione e delle sue funzioni. Il sindaco Cinque non può non avere tutta la ragione dalla sua parte quando ricorda che le risorse del comune non sono in grado di sostenere il funzionamento di un bene, così prezioso ma anche così oneroso, come la Villa e la Galleria.

Ma ci saranno soluzioni alternative ottimali con cui fare convivere pubblico e privato. Sindaco e giunta fanno male a chiudersi a riccio, diffidare di tutto e di tutti e non consultare personaggi che quella storia l’hanno vissuta e vorrebbero che non si distruggesse quel poco di buono che le precedenti generazioni hanno lasciato in eredità ai loro figli. Il sindaco, ad esempio, perché non chiede consigli e collaborazione a Peppuccio Tornatore? Sfrutti questa eccezionale risorsa. Esperienza e competenze dell’erede di Guttuso, Fabio Carapezza Guttuso, potrebbero essere altre utili risorse. La lista potrebbe allungarsi di molto.

Caro Sindaco, Bagheria oltre che terra di mafia è anche ricca di risorse intellettuali. Si fidi e dialoghi con loro. L’ultima parola spetterà sempre a lei. È sacrosanto rinnovare ma non butti il bambino insieme con la tanta acqua sporca che ammorba Bagheria. Villa Cattolica è un pezzo di passato che va salvato. Non sarà facile ma bisogna provarci.

Signor Sindaco faccia anche lei di Villa Cattolica un simbolo di rinascita morale e culturale. Lei è giovane e, più e meglio di noi anziani, può parlare con le giovani generazioni. Non si lasci sfuggire questa occasione.

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Franco Lo Piparo, ordinario di Filosofia del linguaggio dell'Universià di Palermo; assessore alla cultura e alle ville nel periodo dal 1995 al 1999, sindaco Giovanni Valentino. Suo lo slogan 'Bagheria città delle ville'

 

nella foto di centro pagina: Renato Guttuso e Romolo Carnevale, mentre a sx si intravede Giorgio Castelli


 

 

 

 

 

 

 

 


 

Siamo diventati quel paese dal quale si scappa, si fugge a gambe levate. Siamo diventati quell’etichetta che altri ci hanno appioppato addosso: un paisazzu. Un paese che non si ritiene solo periferia di Palermo, dormitorio, paisazzu appunto, dovrebbe quantomeno storcere il naso quando si legge “chiusura temporanea del Museo Guttuso”. Un paese che si vuole ricostruire non si abbassa alla critica di chi esprime il proprio pensiero; un paese com’è Bagheria, reagisce.

Non mi sta bene, da cittadina bagherese, che mi si venga a dire “la chiusura è temporanea per permettere i lavori di ristrutturazione” (anche se i termini di 180 giorni per la durata dell’appalto sembrano veramente pochi per ciò che si dovrebbe realizzare, considerando anche il fatto che ancora ad oggi non si evince chi si è aggiudicato la gara di appalto), quando, comunicato del sito del comune, avvisa che detta chiusura <discende anche dalla situazione economia e gestionale del museo>.

E a questo punto, i lavori di riqualificazione e ristrutturazione resi possibili da finanziamenti pubblici, a quale tipo di gestione gioveranno, visto che, sempre secondo comunicato ufficiale e “per legge”, il Museo non potrà più essere gestito dal Comune stesso?
Dove sono adesso tutte le promesse fatte? Dove sono andate a finire tutte le belle parole su “rilanciamo Bagheria”, “ripartiamo dalla cultura e dal turismo”?

Saremmo stati tutti bravissimi ad aumentare le tasse e chiudere, anche solo temporaneamente, uno di quei servizi ritenuti “accessori”. E non mi si venga a ribadire la solita solfa de “la colpa è del passato”. La colpa è di tutti, tutti noi cittadini; la colpa è nostra che non siamo capaci di fare tesoro di ciò che abbiamo. La colpa è nostra perché aspettiamo che sia qualcuno da fuori a venirci a dire che non sappiamo valorizzare le nostre ricchezze e ci dica come fare.

La cultura crea economia. Questo dovremmo insegnare. Bisognerebbe cominciare a parlare proprio di questo, di economia della cultura. Dovremmo toglierci dalla testa certe convinzioni, certi luoghi comuni, e cominciare ad agire, e non per un bene particolaristico, ma per tutti, per il nostro futuro. Cominciando dalla programmazione. Cominciando dall’escogitare e dal vagliare tutte le opzioni possibili, ma non quella di chiudere un bene che ci appartiene.

Un bene NOSTRO.

Ristrutturiamo la Villa, rendiamola più Bella. Nel frattempo, però, potremmo dare alcune delle nostre opere ad altri Musei in prestito temporaneo (ricordando che il prestito, lo scambio di opere d’arte tra istituti museali e altre istituzioni culturali è considerata ordinaria poiché finalizzata all’accrescimento della qualità dell’offerta culturale) decidendo il “come”. Ma lasciando viva l’istituzione.
Da un’Amministrazione che si presenta innovativa, critica nei confronti del passato, il limitarsi solo a registrare i risultati penosi del passato senza proporre nulla, senza fare nessun tentativo in questi mesi trascorsi, ci si aspettava forse qualcosa di più.

Mi piacerebbe che l’Amministrazione prendesse un impegno con la cittadinanza, che rivedesse il comunicato stampa e il proprio pensiero, che indicasse una tempistica entro cui proporre soluzioni alternative. Che dicesse pubblicamente che entro la fine dei lavori di ristrutturazione si concluderanno anche le “consultazioni”, i dibattiti e che si arriverà alla data di fine lavori anche con un nuovo assetto istituzionale del Museo. Vorrei sentire questo dall’Amministrazione, non voglio continuare a leggere ancora che si determina “l’immediata chiusura del Civico Museo Renato Guttuso alla pubblica fruizione” senza stabilire tempi e modi.

Mi auguro, infine, che l’Amministrazione apra al dialogo con tutte le forze, politiche e civiche; auspico che, per il bene della città e di uno dei suoi simboli, si chieda l’aiuto di tutti, senza chiudersi dietro le differenze di colori politici, sia a livello locale che oltre.

Maria Saeli – esecutivo PD Bagheria
 

Filly Cusenza, architetto, artigiana, artista, rappresenta quella parte di Bagheria che non si rassegna, che crede nelle proprie capacità, che vuole intraprendere e guarda fuori e dentro la propria città.. E  proprio a Bagheria sta combattendo la sua battaglia per far crescere la nostra comunità. Anche se i riconoscimenti che vengono da altre realtà non le mancano: sue opere sono state esposte alla Galleria d'arte moderna di Milano. Nonostante sia un'attività difficile perchè mancano gli sbocchi, c'è una forte crisi dei mercati, occorre inventarsi prodotti e mercati. Cosa ti muove?

"La grande passione che ho per l'arte e la moda: è una filosofia di vita. Io ho preferito non andare via, anche se sono bagherese d'adozione perchè ho sposato un bagherese. Ma se tutti se ne vanno è la fine per questo territorio, anche se, come sapete, ho trovato uno straordinario interesse per il mio lavoro a Milano, e non solo; ma io la mia battaglia voglio combatterla evincerla quì,a Bagheria.

Molte delle nostre espressioni artistiche e professionali  trovano fuori di Bagheria un grande apprezzamento e tu, in qualche modo, ne sei un esempio.

"Diciamo che oggi aiuta molto Internet che è una finestra sul mondo. Quindi se si ha una base in un posto si possono far conoscere le proprie opere nel mondo tramite il web. Spesso, tramite internet vengono viste le mie opere e poi vengo chiamata"

altNel tuo atelier si fa taglio e cucito. Quali sono i tuoi prodotti?

"Tutto ciò che è da indossare: quando l'arte si sposa con la moda diventa un tutt'uno che da vita a prodotti irripetibili: pezzi unici. Sono fatti a mano. Ogni prodotto e unico e solo: altrimenti non mi divertirei a farli; mi piace inoltre miscelare i colori nelle mie creazioni, che sono borse, foulard, camicette, accessori ecc..."

Dentro quei prodotti c'è la passione artigiana e artistica. Ma ci può essere uno sbocco industriale: un prodotto può essere riproposto in serie?

" Io sono una designer, quindi perchè no? Anche se, sinceramente, preferirei che fossero industrie del territorio ed è quello a cui io punto. La Sicilia è un posto meraviglioso perchè non farlo conoscere in tutto il mondo?

In ogni caso la mia produzione è già sul mercato attraverso un portale su Internet ed ho trovato interessanti canali di commercializzazioni a Venezia, Roma , Spoleto, isole Eolie ecc...

C'è un territorio in ginocchio, anche in un contesto di crisi generale. Che messaggio vorresti lanciare ai bagheresi?

" Non occorrono grandi rivoluzioni. Basta pensare positivo perchè siamo in un territorio meraviglioso. Ognuno di noi deve dare, nel suo piccolo, il proprio apporto"
Tu hai dato il tuo contributo aprendo, gratuitamente, il tuo atelier-laboratorio per uno stage formativo e poi avete scelto gente che ha una grande  passione per questo tipo di lavoro".

Come è nata quest'idea?

"Sono partita dai giovani perchè spesso mi si chiedeva il perchè non ci fosse un posto dove imparare queste cose. Mi sono rivista io ragazza, quando frequentavo l'università e bussavo a tutte le porte per imparare quello che desideravo. E' la pratica sul campo che insegna ai ragazzi: lo sbattere la testa, ogni giorno, sui i piccoli problemi e vedere come si possono risolvere. Ma anche vedere come nasce un prodotto, quali sono le necessità, cosa desidera la gente. Quindi tutta una ricerca di marketing, di tessuti. Io punto all'italianità: promuovere quello che noi sappiamo fare"

altI giovani come hanno raccolto questa sfida?

"E' stata un'esperienza meravigliosa quando sono venuti a fare questi colloqui. Erano intimditi: non sapevano a cosa andavano incontro anche se avevano la necessità di avvicinarsi a questo mondo che per me è fantastico. Mi è dispiaciuto che dicevano di aver trovato tutte le porte chiuse. E per questo sono molto entusiasti"

Tu hai lavorato molto con i ragazzi e un tempo, al museo Guttuso, dove sono esposte anche tue creazioni, c'era un laboratorio per queste attività

"Bisogna partire dai bambini. Questa è un'attività che si sta perdendo. Ha saltato una generazione: la facevano le nonne e le mamme non più. Ora stiamo assitendo ad un ritorno: i bambini con ago e filo in mano sono felicissimi: non vorrebbero smettere mai"

(Una volta , nei primi anni '50 c'era in effetti  una scuola media detta di 'avviamento al lavoro' che insegnava ai ragazzi il lavoro nei campi e alle ragazze quella che un tempo si chiamava l'economia domestica che concerneva anche il lavoro con ago e filo). (n.d.r.)

Quali sono i tuoi obiettivi, i tuoi sogni, come si vede Filly Cusenza nel futuro?

" Il mio sogno più grande è quello di riuscire a costruire  un'azienda e dare un futuro ai giovani che hanno l'amore per queste cose"

Bagherese, anche se vive a New York è anche Anna Maria La Bianca che si sta imponendo con i suoi scialli all'attenzione internazionale; vi conoscete ?

Sì certo che la conosco e l'apprezzo moltissimo perchè le sue creazioni sono veramente originali; il fatto che Anna Maria, pur bagherese, sia cresciuta in America ha rappresentato per lei una opportunità, ma anche una difficoltà in più, perchè in quei luoghi i confronti si fanno con il mondo." 

 


 

Il Rotary Club di Bagheria il 25 novembre c.a. presso i locali dell’Associazione Aspratango, sita in Bagheria, viale Sant’Isidoro, celebrerà la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. 

Alle ore 17.00, le donne del Rotary Club di Bagheria si incontreranno presso la detta scuola di ballo per assistere alla relazione sui “Fondamenti ed il significato della Danza orientale”, tenuta dalla Maestra Ninfa Di Maio, e per partecipare al successivo workshop di ballo tenuto da quest’ultima. Alle 18.30, il Maestro Pietro Galioto illustrerà – anche nel seguente workshop - la sintesi del rispetto dell’uomo verso la donna propria del Tango argentino.

Il Club service di Bagheria - con la partecipazione attiva delle donne del Lions club di Bagheria, dell’Inner Wheel di Bagheria e della Fidapa di Bagheria - intende, quindi, amplificare quelle voci che spesso rimangono sorde ed impigliate nella coscienza di ognuna.

Il ballo sarà così il cordone ombelicale che congiungerà il sostegno delle donne alle donne che oggi, anche dentro le mura domestiche, patiscono la mortificazione, la violenza perpetrata dal genere maschile. La danza sarà il ritmo di una presenza solida femminile, l’auspicio di una schiera di donne che gridano no alla violenza senza aver paura di raccontare, l’armonia di corpi pronti ad essere madri di una rinascita. La presenza all’iniziativa sarà l’occasione per sostenere insieme - e senza differenze nel “servire “- la Polio plus campaign.


 

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