Il nostro camino de Santiago - di Michelangelo Testa Ultima Puntata

Il nostro camino de Santiago - di Michelangelo Testa Ultima Puntata

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Scendiamo a Tricastela nel freddo immersi in un bosco vastissimo. Da qui fino a Santiago resteremo sempre dentro ai boschi della Galizia.

La discesa in bici non permette di scaldarci, il sole è lontano e basso, così ogni tanto ci fermiamo ad alitare sulle dita congelate. A Tricastela rincontriamo Luis e Hornie che però decidono di proseguire per la carrettiera, noi optiamo per la favola del cammino...le felci ora sono sopra di noi, il sentiero è tagliato dentro al bosco che a tratti ci sovrasta lasciandoci a bocca aperta.
Non c’è più fatica ormai nel nostro andare, c’è solo l’essere una cosa sola col mondo che ci avvolge: il cammino è diventato un susseguirsi di alberi dalle forme più strane; cresciuti liberamente essi sono opere dell’arte della natura.
La nebbia non si dirada che per brevi tratti e fanno la loro comparsa i torrenti da guadare a piedi.
Non c’è più salita, non c’è più discesa, non c’è pianura! Esiste solo l’incedere senza monotonia, collina dopo collina, e poi una valle e dopo un’altra valle ancora.
Sempre meno spesso percorriamo i tratti in ripida salita a piedi ma quando lo facciamo sentiamo di riprendere un contatto più profondo e concatenato ai tempi del nostro essere.
A pranzo giungiamo a Sartia, ormai a soli 120km da Santiago.
Pranziamo in un giardino ma senza poter riposare per l’entusiasmo dei bambini….
Usciamo dalla cittadina e subito il bosco ci riaccoglie immenso. Non si vedono automobili, solo noi e gli altri pellegrini.
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Portomarin, un piccolo paese costruito sulle rive del fiume. Siamo stanchi per gli 80km di saliscendi nei boschi. L’albergue è pieno e ci sistemano nella palestra comunale. Siamo in tanti compresi i due spagnoloni.
La sera, dopo cena, facciamo sempre una passeggiata. Stavolta assieme ai nuovi amici. Senza dubbio il cammino accomuna, a prescindere dai motivi per i quali lo si percorre.
Il cammino svuota, libera, amplificando il nostro essere unici.
La notte passa in silenzio solo grazie ai tappi e al mattino siamo i soliti…ultimi a partire.
La temperatura aumenta subito e continuiamo ad essere immersi nel bosco.
Dopo qualche km raggiungiamo i due spagnoli; Luis getta subito la spugna ma Hornie non ci sta ad essere superato da Claudia; iniziano così a correre tra pellegrini impauriti mentre io li seguo a ruota.
altOrmai però Claudia ha imparato che per restare veloci serve utilizzare rapporti corti e mai pesanti…dopo un po’ Hornie crolla e alza bandiera bianca a Claudia sorridente.Il pranzo lo mangiamo a Melide, città del polpo bollito.

Nel primo pomeriggio siamo di nuovo esseri pedalanti. Il paesaggio è semplicemente bellissimo.
Le steli a bordo strada ci dicono che siamo a meno di cento km da Santiago, sempre di meno.
Se da una parte l’allenamento degli ultimi giorni ci permette di essere più veloci, dall’altro comincia a farsi largo il dispiacere che tutto quello che sto vivendo potrà finire.
Capirò solo dopo che il Cammino non finisce…ma continua dentro di me, giorno dopo giorno.
Percorriamo alla fine della giornata quasi 90 km fino ad Arca o Pedron, siamo a venti km.

L’albergue è grande e ben tenuto. Ci sono posti solo a terra ma poco importa.
L’hostellera ci permette di usare il bagno privato e una doccia calda ci rimette in sesto.
In albergue rincontriamo due bikers olandesi che avevamo incontrato a Carrion…li abbiamo raggiunti senza correre. Cosa stiamo diventando?
Ceniamo con una ottima zuppa galiziana e lenticchie! Sento il cibo divenire parte di me, saziarmi pure lo spirito…ed è il cibo di mia nonna, quei sapori forti, semplici, puri.
Mi vengono in mente i suoi pentolini sul fuoco e quegli odori che ti proiettavano lontano, in alto.
Anche qui, dopo mangiato mi è concesso di sognare! Che bella la vita!
Ci svegliamo con una strana senzazione e un solo pensiero: tra poco saremo a Santiago!
Abbiamo giusto il tempo di montare le borse sulle bici e siamo di nuovo nel cammino, ancora per l’ultimo giorno, ancora in mezzo ad una natura spettacolare.
Claudia fila alla grande superando ogni biker che incontra…la mente all’ultima salita di Monte Gozo.
La affrontiamo di corsa come tradizione vuole…ultreya et suseya!
Poi giù verso Santiago…entriamo piano in città, senza lasciare il filo invisibile segnato dalle frecce gialle.

altArriviamo davanti alla cattedrale. È sabato. Siamo arrivati!

Leghiamo le bici e andiamo a ritirare le nostre Compostelas al Vescovado mettendoci in fila tra pellegrini che non sembrano stanchi…
Ottenuta la Compostela andiamo subito in Cattedrale per la messa del pellegrino che si celebra ogni giorno alle 12. e qui rincontriamo Sonia e Ivan. È un piacere ritrovarsi.
Lo spettacolo offerto dal botafumiero attira gli sguardi dei turisti…

Usciamo dalla cattedrale e riprendiamo le bici, ma nella confusione abbiamo riperso Ivan e Sonia, che non rivedremo più almeno nel cammino di Spagna.
Ci rechiamo allora al Seminario per avere un alloggio, tagliamo da un cantiere per fare prima, ma è tardi e ci tocca aspettare 3 ore prima che ci venga assegnato un letto.
Sistemate le bici dentro al Seminario avendo cura di togliere borsette e orologi (li fregano!), ci vestiamo in abiti civili e facciamo il primo giro per Santiago.

A sera siamo stanchi, ma ciò che più sentiamo è il legame che si è creato tra noi.
Andiamo a dormire sapendo che all’indomani non dovremo alzarci per pedalare. La nostra esperienza è finita oggi, dopo 755km; pochi, tanti, non lo so e non importa.
In questi 12 giorni abbiamo attraversato la Spagna lungo la rotta pura della Via Lattea, pedalando su strade battute ogni anno da migliaia di pellegrini in cerca di qualcosa.
Noi abbiamo ottenuto molto di più dell’immaginato: il cammino ci ha restituito emozioni che resteranno con noi per sempre, come per ogni attimo vissuto intensamente.
Il Cammino ha contribuito poi a temprare il nostro rapporto tra di noi e con gli altri.

Non credo di essere più credente di quanto non lo fossi prima di partire, certo però confido molto di più nella “provvidenza” e nella capacità di ogni uomo di saper tirare fuori il meglio di se nelle condizioni peggiori.
Ho potuto sperimentare costantemente l’aiuto che ci veniva offerto nei momenti di necessità.
Qualcuno potrebbe “leggere” con altri parametri quanto scritto e ancor prima vissuto. Non importa. Vale comunque ( e comunque in ogni caso).
La domenica prendiamo l’autobus per Finisterre. È una tappa necessaria per chiudere il cammino.
Fino all’acqua dell’oceano, per una nuova ripartenza.

Mi colpisce una frase scritta su una roccia che “guarda” il mare sormontata da una freccia gialla: “5000 km ultreya!”.dapprima sorrido; poi penso a tutte quelle persone, a ciò che hanno fatto, a noi…e leggo in quelle due righe che nulla è cambiato, che il Cammino è la vita di ognuno a prescindere dall’essere stato in Spagna, che le frecce sono l’indicazione lasciata da chi ci ha preceduto per evitare di farci “perdere tempo” e darci al contempo la possibilità di spingerci oltre, che Santiago non è un arrivo ma solo una tappa, che laddove Finis-terrae comincia l’oceano, che voglio Claudia accanto a me!

A Finisterre facciamo a piedi i 3km per raggiungere il faro. È pieno di gente e di qualche pellegrino che “lascia” qualcosa che ha segnato il suo Cammino.
Restiamo ad ammirare l’oceano, la sua vastità, la sua bellezza. Ci chiama e sento che prima o poi lo andremo a trovare.
Tornando in paese entriamo in una chiesetta, è l’ultima chiesa del Cammino. Ci dicono che è una scelta far finire il Cammino a Santiago o a Finisterre, allora se scelgo che non finisca nemmeno qui?
Può andar bene. Non finisce qui.

altEPILOGO

In autobus l’indomani sera sistemiamo le bici. Il viaggio di ritorno a Bilbao è bello. Facciamo solo una tappa a Lugo per cambiare bus e per rifocillarci. Con l’occasione facciamo un giro in bici.
Verso sera ripartiamo. L’autobus viaggia veloce e alle 4.30 siamo a destinazione.

Ci sistemiamo su una panchina e aspettiamo il sole, mentre una pioggia leggera scende a bagnare le strade di Bilbao.
Alle 8 inizia la ricerca di un alloggio. Piove. Tutti ci rimandano alle 12…continuo a cercare mentre Claudia aspetta in un bar. Trovo una pensione ma non ha parcheggio bici. Ok, troverò un parcheggio.

Mi rimetto in strada con l’intenzione di trovare un parcheggio e incontro invece la persona più gentile di Spagna. Senza chiedere nulla in cambio, solo con la sua bontà d’animo Xavier diventa il nostro amico in Spagna. La sua esperienza poi, mista alla sua calda dialettica, è una spinta ad aprire il cuore.
Resterà nei nostri cuori l’amico sincero, la grande persona che è.
Dopo una settimana dedicata al riposo e al turismo, con lui chiudiamo la nostra avventura spagnola.
È Xavier che si presta per accompagnarci all’aeroporto.
Ringraziando lui, ringraziamo tutta la Spagna, tutti i volontari che giorno dopo giorno rendono possibile il Cammino.
Non serve la fede religiosa, non è necessario partire cristiani; basta aprire il proprio cuore e andare.
 

Andare è il verbo.

 


Michelangelo Testa