Egregio Dottore Manzella il problema non è l'unità di misura della azienda agricola: mondello, tumolo, salma o ettaro, oggi il problema non è più legato al dimensionamento aziendale al fine di potere realizzare la migliore pianificazione economico-strutturale con conseguente riduzione di costi derivante dalle economie di scala.
Come riportato nel mio scritto, agli attuali prezzi di mercato, il valore della nostra produzione riesce appena a coprire i costi di raccolta, l'aumento della superficie aziendale non riduce questo costo; l'aumento della superficie aziendale può consentire di organizzarsi al meglio per eludere questo costo con il ricorso massiccio allo sfruttamento del lavoro nero degli immigrati dai paesi dell'est o degli immigrati clandestini dai paesi extracomunitari così come fatto nelle realtà produttive delle altre province Siciliane, Calabresi, Campane, Pugliesi ecc.
Le Sue teorie potevano andare bene 30 anni fa, negli anni 80, quando la limonicoltura del nostro territorio cominciava a dare segni di poca competitività rispetto ad altri ambiti colturali quali quello del carinese, del Partinicese oppure quello della zona di Campofelice. Oggi anche queste realtà, con aziende basate su estensioni di diversi ettari, sono in crisi profonda ed in continuo stato di abbandono; queste realtà hanno anche provato la strada della diversificazione colturale con riconversione a pesche o pere: anche queste sono in stato di abbandono progressivo.
Egregio Dottore Manzella, invece di fare l'agronomo libero professionista faccia l'agronomo imprenditore agricolo e ci dimostri praticamente quale è la strada che dovremo seguire, in tanti saremo ben lieti di seguirla ed imitarla.
S. Aiello replica al dr. Manzella sulle possibilità di rilancio dell'economia agrumicola
Typography
- Font Size
- Default
- Reading Mode