Test negativo per il quarantenne che ieri ha gettato nel panico il Pronto soccorso dell'ospedale Cervello di Palermo.
Le analisi eseguite al Policlinico di Palermo hanno confermato che non si tratta di un caso di coronavirus, ma di un virus respiratorio sinciziale. L'uomo si era recato ieri mattina al reparto di Malattie infettive dell'ospedale Cervello di Palermo, con i sintomi dell'influenza (febbre, tosse, congiuntive arrossate), denunciando di aver pranzato con un paio di turisti cinesi residenti ad Amburgo più di un mese fa. I sanitari hanno ritenuto che, essendo trascorso il periodo di incubazione, non fosse da considerarsi un caso a rischio. L'uomo è andato poi in Pronto soccorso per una valutazione generale. Qui è scattata la procedura d'emergenza: gli operatori sanitari hanno distribuito mascherine a tutto il personale, ai pazienti presenti nelle sale di osservazione e ai parenti. Il triage è stato chiuso per essere sanificato e nelle sale d'attesa c'è stato il fuggi fuggi generale. Mezz'ora dopo è arrivata l'ambulanza di biocontenimento con il personale bardato che ha trasportato di nuovo l'uomo in Malattie infettive, dove è stato eseguito il tampone laringofaringeo. Adesso è arrivato il responso del laboratorio d'analisi del Policlinico di Palermo, l'unico in Sicilia occidentale dotato al momento dei kit diagnostici per il coronavirus. Negativi sono risultai anche gli otto tamponi inviati ieri al Policlinico di Catania, eseguiti su cittadini da poco tornati dalla Lombardia e dalle regioni dove si sono registrati casi di contagio.
Dopo la convocazione, ieri a catania, dell'unità di crisi regionale per discutere delle iniziative da mettere in campo per dar seguito all'orsinanza di Protezione civile nazionale sul coronavirus, è prevista per domattina alle 10 in assessorato regionale alla Salute a Palermo un'altra riunione operativa. Intanto anche gli ospedali siciliani sedi di unità di malattie infettive si stanno riorganizzando alla luce delle nuove direttive ministeriali che hanno stabilito i nuovi criteri per la definizione dei casi a rischio, non più limitati solo ai contatti con persone giunte dalla Cina negli ultimi 15 giorni o che hanno avuto a che con persone provenienti dall'estremo Oriente, ma adesso anche a chi viene dalle regioni italiane dove si sono verificati casi di contagio.