La Sovrintendenza ha finalmente dato l'o.k. per la demolizione dello scheletro sull'Arco Azzurro.
Questa vicenda è nata per l'insipienza e la fellonìa di una classe politica di governo (e va anche detto per la violenza e ferocìa di Cosa Nostra di quegli anni) che nel Marzo-Aprile del 1983, sindaco Antonio Rizzo, non ebbe il coraggio di fermare tempestivamente la società SIBAR di Croceverde Giardini, di Nicola Prestifilippo, uno dei più spietati killers di mafia di quei tempi.
Il Sindaco, appunto Antonio Rizzo, l' Assessore alla Urbanistica di allora, Angelo Giammanco, e l'intera giunta subirono passivamente il ricatto di cosa nostra.
Si ribellarono solo l' opposizione comunista ed il Partito Repubblicano di allora.
Uno dei consiglieri comunali repubblicani di quel tempo Francesco Gattuso, la cui famiglia aveva ed ha, una villa a cinquanta metri, si vide spuntare sotto il naso quella vergogna, che era in effetti visibile solo dal mare, anche se i mezzi che portavano i materiali venivano da terra, ed erano visibilissimi per chi avesse voluto e dovuto vederli.
Si ribellò anche Ignazio MIneo, senatore poi non rieletto del P.R.I., che proprio con una foto dell' Arco Azzurro aveva vinto da giovane un concorso fotografico, e che pagò, secondo quanto emerse processualmente nel processo a carico dei suoi killers, nel settembre del 1984 con la vita questo gesto di coraggio.
Ma è una storia che qualche volta vi racconteremo per intero.