Emanuele Tornatore ricorda Beppe Zaso

Emanuele Tornatore ricorda Beppe Zaso

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La morte dovrebbe essere ed è un momento di grande e profonda intimità, dove il silenzio dovrebbe dominare su tutto. La morte riguarda assolutamente noi vivi che la subiamo inermi, indifesi, ammutoliti e senza forze.

Davanti alla morte si può essere arrabbiati, affranti, rassegnati, incazzati, furibondi, delusi. Ma la morte è anche un evento comunitario, riguarda la comunità a cui appartieni, le relazioni che hai intessuto per anni, ed è proprio per il suo essere un fatto comunitario che chi muore, non è morto per sempre, non si annienta, non scompare dalla storia di ciascuno di noi.

Se si vive con passione, se si instaurano relazioni, se si condividono idee, passioni, se si parteggia a torto o a ragione, se ci si chieda, se si diventa protagonisti di un percorso, se nn si è indifferenti, non si muore mai. Vale per Beppe, ma vale per tutti i nostri cari. I cristiani la chiamano Resurrezione, io dico che la morte è l'assenza dell'amore.

Orgoglioso domani di poter accogliere nella sede del Pd il compagnoBeppe Zaso, orgoglioso di sapere che la politica ha ancora un valore, un significato, che ancora certi simboli permangono nonostante la deriva.

Un abbraccio a Caterina e a Tatiana e alla mamma di Beppe, una bellissima signora, una madre affranta. Beppe vive perché ha amato, perché è stato protagonista di una storia comune