Emergono altri dettagli sul progetto di attentato al magistrato Nino Di Matteo

Emergono altri dettagli sul progetto di attentato al magistrato Nino Di Matteo

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Livesicilia.it in un articolo di prima pagina riferisce alcuni dettagli che starebbero alla base della decisione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, di rafforzare la scorta al pm della DDA Nino Di Matteo.

Ecco quanto riferisce il giornale on line:

Un attentato deciso “dagli amici romani di Matteo” (Messina Denaro ndr). Per eliminare il pubblico ministero Nino Di Matteo il latitante di Castelvetrano avrebbe “coinvolto altri uomini d'onore, anche detenuti”. Persino “Riina, tramite il figlio è d'accordo”.

Così scriveva un anonimo in una lettera recapitata in Procura ad aprile scorso che oggi è impossibile non accostare alle dichiarazioni del confidente che a inizio luglio ha parlato di “quindici chili di tritolo” arrivati in città per uccidere il pm della trattativa Stato-mafia.

Lo scenario, già di per sé inquietante, lo diventa ancora di più quando entrano in ballo i riscontri che gli investigatori avrebbero trovato alle frasi dell'anonimo.

Un altro dettaglio sinora non venuto fuori viene riportato dal sito on line:

Totò Riina e uno dei figli sarebbero entrati in contatto.

Un contatto “non ufficiale”, si limitano a dire alcuni fonti investigative. Una non ufficialità inquietante- chiosa il giornale

Il capo dei capi ha due figli maschi: Giuseppe Salvatore, che vive dal 2012 in regime di sorveglianza speciale a Padova, e Giovanni, condannato in via definitiva all'ergastolo.

Come sarebbe riuscito uno dei due ad entrate in contatto con il padre sepolto al 41 bis? Cosa significa contatto "non ufficiale"?

Fuori da un colloquio carcerario autorizzato? Inutile chiedere spiegazioni.