Giovanni Pileri, dirigente d'azienda di 56 anni di Ficarazzi e velista per passione, ha completato in 11 giorni la circumnavigazione della Sicilia senza soste, al timone di un catamarano a vela di appena 18 piedi (5,5 metri) . Partito il primo giugno da Casteldaccia è ritornato l'11 giugno nello stesso punto. E' il primo ad aver portato a termine una simile impresa con un'imbarcazione a vela così piccola. Un viaggio che ha portato Pileri a mettere a dura prova la propria resistenza fisica e le prorie capacità veliche, ma che ha il sapore speciale dell'avventura e della libertà, emozioni forti che il mare sa regalare.
Come è nata la passione per il catamarano e l'idea di fare una circumnavigazione a vela della Sicilia senza soste?
La passione e la determinazione spesso ci consentono di realizzare i nostri sogni a dispetto dei mezzi che abbiamo a disposizione, anzi, spesso è proprio la passione che genera l'idea del viaggio.
Per me è stato proprio cosi, alcuni anni fa, con la mia famiglia abbiamo fatto una vacanza nel villaggio di Marispica ed ebbi per la prima volta l'opportunità di timonare un catamarano da spiaggia. Ritornato a riva pensai " con questo giocattolo ci potrei fare il giro della Sicilia". Il dado era tratto, la mia passione sfrenata per il mare e per la navigazione aveva acceso la miccia. Tornato a Bagheria comprai un Hobie Cat 18 usato. Il viaggio era appena cominciato. Perchè questi 11 giorni impiegati per circunnavigare la Sicilia sono stati solo il momento finale di un viaggio bellissimo durato alcuni anni. Anni in cui la mente spesso vagava cercando di immaginare tutte le difficoltà che avrei potuto incontrare e come le avrei dovuto affrontare. Imparando a conoscerlo, con il mio compagno di avventura Sergio Giammanco e con Roberto Campo, lo abbiamo gradatamente adeguato all'impresa. Per prima cosa abbiamo realizzato un rettangolo di raddrizzamento che mi consentisse di raddrizzare anche da solo il Cat in caso di scuffia ( eventualia molto probabile per questo tipo di imbarcazioni), abbiamo modificato la randa aggiungendo tre mani di terzaroli, aggiunto una Tormentina ed un Gennaker, ecc..
Sei il primo a compiere questa impresa con un catamarano di appena 18 piedi, quanto è stato complicato realizzare questa impresa?
Si, non è mai stata fatta la circumnavigazione a vela della Sicilia con un catamarano non abitabile di appena 5,5 metri. Il viaggio si presentava particolarmente impegnativo. I navigatori oceanici hanno sempre sostenuto la maggiore difficoltà del Mediterraneo rispetto all'oceano per tutta una serie di fattori: l'elevato traffico di imbarcazioni, la vicinanza alle coste, le correnti particolarmente intense nello Stretto di Messina che spesso, incontrandosi con l'onda generata dai venti di notevole intensità la rendono difficile da navigare.
Quali sono state le sfide più impegnative che hai affrontato in questo viaggio e le difficoltà tecniche che hai incontrato?
La difficoltà maggiore che ho dovuto affrontare è stata sicuramente la gestione del sonno, perchè non c'è un equipaggio con cui avvicendarsi. quando dovevo riposare cercavo, per quanto possibile, di allontanarmi dalla costa e, dopo avere ammainato tutte le vele mi sdraiavo in dormiveglis per qualche oretta. Fondamentale per la riuscita dell'impresa è stato un buon equipaggiamento che mi riparasse dal freddo specialmente la notte. I momenti più impegnativi sono stati essenzialmente due: Quando, prima di arrivare in prossimità di Siracusa, si è spezzata la drizza d'acciaio del fiocco e per sistemarla in qualche modo ho dovuto lavorare a prua per qualche ora, col il mare abbastanza mosso e con il mio peso che sbilanciava il cat e spesso faceva immergere le prue, e le ultime 25 miglia per passare lo Stretto di Messina quando i forti venti contrari mi hanno costretto ad una navigazione molto impegnativa per una decina di ore. Il tipo di onde che si era generato nel giro di pochi minuti rendevano possibile la scuffia alla minima distrazione.
Che genere di provviste hai portato con te?
Le provviste, essenzialmente scatolame o cibi altamente energetici, cosi come gli indumenti erano stipati in sacche stagne e posizionate nel trampolino di due metri per due che per 11 giorni è stato il mio mondo, mentre i trenta litri di acqua che avevo imbarcato erano disposti in due bidoni daq 10 litri che all'esigenza potevo spostare per bilanciare il catamarano e in bottiglie.
Quanta differenza c'è tra timonare uno yacht a vela e un piccolo catamarano e che emozioni hai provato in questa traversata?
Mi è capitato di timonare per un viaggio in Grecia uno yacht a vela di cinquanta piedi, anche questa un'esperienza bellissima, ma le sensazioni che si hanno timonando un catamarano di 18 piedi sono tutt'altra cosa. L'essere a contatto diretto con l'acqua, il modo in cui la barca accekera spinta dal vento e persino la fatica derivante dal non potere lasciare i timoni neanche per un attimo, donano emozioni intense. Dopo Capo D'Orlando mi è capitato di incrociare una famiglia di delfini che per un pò hanno giocato attraversando lo scafo o saltando fuori dall'acqua in sua prossimità. Osservarli trovandomi alla loro quota è stato stupendo.
Chi sono le persone che ti hanno aiutato in questa avventura, hai qualcuno da ringraziare?
Desidero ringraziare gli amici che formavano il mio gruppo sicurezza e che per undici giorni sono stati in apprensione per me gioendo per il mio avanzamento. Loro potevano seguire tramite un sistema satellitare il mio percorso e la mia posizione. Mi piace citarli singolarmente: Matteo Miceli, uno dei più grandi velisti italiani, , ma soprattutto una grande persona che mi ha dato consigli utilissimi, già detentore del record mondiale di traversata atlantica, anche la lettura del suo libro mi ha dato spunti per realizzare il mio sogno; Sergio Giammanco, mio compagno di sogni e di avventure. Mi piace ricordare con quale apprensione, durante il viaggio mi ha informato che era stato diramato un avviso di burrasca in prossimita dello Stratto di Messina; Roberto Campo, uno dei più grossi esperti di hobie cat in Sicilia, che con la sua esperienza e la sua manualità mi ha aiutato a mettere a punto il catamarano, incoraggiandomi continuamente durante il viaggio; Infine Salvatore Bisconti ed Enzo Prestigiacomo, due amici d'infanzia pronti a tutto in caso di necessità.
Stai cullando qualche altro sogno nel cassetto velisticamente parlando?
Sarebbe un dramma non avere sogni, il mio è la Transquadra, una regata veliga per non professionisti, da fare in solitaria o in doppio che parte dal nord della Francia per approdare alla Martinica.
La passione ha fatto già partire la prima fase del viaggio, per la fase conclusiva si vedrà.