La storia di Mia Martini: quando il pregiudizio sbarra la strada al talento

La storia di Mia Martini: quando il pregiudizio sbarra la strada al talento

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Tredici anni fa, il 12 maggio 1995, moriva a soli 47 anni, Mia Martini, straordinaria interprete la cui vita e carriera vennero stroncate da un ingiustificato e indecoroso ostracismo.

Infatti, molti addetti ai lavori e suoi colleghi sostenevano che la cantante portasse sfortuna.
Ad esemplificazione delle malignità gratuite inferte all’interprete basta ricordare un episodio: era il 1985, il cantautore Paolo Conte scrisse per Mia Martini Spaccami il cuore. Il brano fu presentato alle selezioni per il festival di Sanremo ma venne bocciato perché la presenza della cantante originaria di Bagnara Calabra alla manifestazione era cosa non gradita: "Non vorrete mica che il palco dell'Ariston crolli” disse infastidito uno degli addetti alle selezioni.

Ma Giovanni Sanjust, già direttore artistico della Martini ai tempi d'oro della Ricordi, nonostante le grandi difficoltà per riuscire a colmare il vuoto che la cattiva nomea ricaduta su Mimì aveva generato, continuò a credere nelle straordinarie qualità artistiche della cantante. Così, nel 1989, a sette anni di distanza da E non finisce mica il cielo, brano a firma di Ivano Fossati, Mimì torna al festival con Almeno tu nell’universo, mettendo a segno il suo riscatto discografico e consegnando alla scena nazionale una canzone raffinata e toccante che, a distanza di quasi un ventennio, mantiene intatto il suo fascino emozionale.
Da quella partecipazione, quella dell’Ariston divenne una vetrina importante per Mia, la quale grazie all'interpretazione di brani come La nevicata del '56 (Premio della critica nel 1990), Gli uomini non cambiano (seconda classificata nell'edizione 1992) e Stiamo come stiamo (eseguita in duo, nel '93, assieme alla sorella Loredana), ha confermato la sua classe cristallina, a dispetto di giurie sempre poco lungimiranti e incapaci di concederle una vittoria piena.

Cu'mme, canzone scritta da Enzo Gragnaniello e incisa con Roberto Murolo, ha promosso Mia Martini a portavoce della nuova canzone napoletana, mentre il brano Rapsodia, presentato all'Eurofestival del '92, le ha di fatto assicurato l'ammirazione della critica svedese, che l’ha giudicata come "l'unica interprete di classe dell'Eurofestival".
La musica che mi gira intorno, pubblicato nel 1994 è il suo ultimo lavoro discografico, ennesima conferma di un repertorio spesso di livello eccelso. Mia Martini muore il 12 maggio 1995 ma il suo corpo è rinvenuto solo due giorni dopo. La cantante, secondo quanto riportato dalle cronache dell’epoca, al momento del decesso era in pigiama e con le cuffie in testa: probabilmente stava ascoltando un brano che avrebbe dovuto presentare al festival di Napoli.
La Procura di Busto Arstizio aprì un'inchiesta e dispose l'autopsia. Secondo il referto del medico legale, la morte dell’ artista è avvenuta per arresto cardiocircolatorio. Il 17 maggio il corpo venne cremato e successivamente il caso fu archiviato.

Dopo la sua morte, i memoriali di alcuni suoi amici, o sedicenti tali, piuttosto che raccontare Mia Martini come grande interprete di splendide pagine della nostra musica, hanno per certi versi contribuito a tratteggiarne un'immagine di una donna sola, infelice e sfortunata.
Ma in questi tredici anni tantissimi giovani interpreti hanno amato la voce di Mia Martini, studiando le sue canzoni ed eseguendo il suo repertorio per tentare la scalata al successo o semplicemente per celebrarne il fascino artistico.
Nel corso dell’ultimo festival di Sanremo è stato affidato a Loredana Berté il compito di ritirare il premio della critica che molti anni prima, nel 1982, sua sorella Mimì non aveva potuto ricevere.

Un dramma simile a quello di Mia Martini oggi investe diversi personaggi dello spettacolo, alcuni dei quali ( e non ne facciamo i nomi per non contribuire a questo massacro psicologico) sono figli della nostra Isola: talenti che si consumano nella loro solitudine, nel vuoto che l’ignoranza, la superficialità e il pregiudizio altrui generano. Forse se ci fermassimo a pensare che certe nomee, degne dell’oscurantismo medievale, spesso hanno inizio grazie alla caustica ironia o alla cattiveria gratuita di qualche mediocre invidioso, qualcosa cambierebbe…





Nella foto Giusy La Piana, autrice dell'articolo.