A distanza di poco più di un anno dalla nostra prima intervista sulle pagine di bagherianews, torniamo a parlare con Gianluca Sammartano, talentuoso ed eclettico fotografo bagherese, alla vigilia di una nuova importate tappa del suo percorso artistico e professionale.
Tra poco volerai a Cuba per realizzare un reportage fotografico indipendente. Di cosa si tratta?
- Questi ultimi anni sono stati dedicati totalmente alla mia crescita professionale, fatta di studio, formazione e viaggi, andata di pari passo ad un’evoluzione individuale molto profonda. Mi sono posto delle domande che ciascuno di noi, prima o poi nella vita, é tenuto a porsi.
Chi sono veramente? Cosa faccio? Quali sono i miei obiettivi?
Tra queste c’è una domanda che ultimamente ha travolto la mia dimensione interiore: “Perché sono qui?”
Credo di essere qui per creare ponti visivi ed emozionali che mettano in discussione le certezze di una società che sento sempre più lontana dalla mia dimensione umana e spirituale. Il reportage indipendente a Cuba va in questa direzione.
Il tuo è lo sguardo di un fotografo, ma anche di un antropologo, perché proprio Cuba, cosa
vuoi raccontare?
- E’ questo il punto. Prima di essere un fotografo sono un antropologo. La mia vocazione non è commerciale ma sociale, narrativa, oserei dire politica Cuba sta vivendo uno dei periodi più difficili dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. Le richieste di aiuto economico, di prodotti di prima necessita e farmaci ha subito un’impennata pericolosa. Credo sia arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e provare a raccontare l’evoluzione del socialismo cubano dal 1959 fino ai nostri giorni e l’impatto dell’embargo alla quale Cuba è sottoposta. Sarò sostenuto da una sociologa del luogo e da una guida che mi accompagnerà per un mese intero tra le strade dell’Avana.
Hai già realizzato lavori simili ? In quali parti del mondo ti ha portato la passione per la
fotografia ?
- Negli ultimi anni ho lavorato in Francia, Germania, Scozia, Irlanda, Malta, Stati Uniti d’America e Vietnam. Proprio in Vietnam ho documentato la vita dei commercianti dei quartieri poveri di Saigon. Un’esperienza che mi ha cambiato nel profondo.
Quali sono le tue aspettative?
- Non sarà solo un reportage ma un diario visivo, una sinfonia di immagini che cattureranno l'anima e il cuore di Cuba. Sono le strade polverose, le facce segnate dal tempo, la passione di un popolo che ha vissuto all’ombra della narrazione occidentale i protagonisti assoluti di questo lavoro.
Molti ti conoscono come fotografo specializzato nel mondo del wedding, meno forse conoscono la tua passione per i viaggi e la scoperta. Cosa significa realizzare un reportage indipendente ?
- Sono felice di fotografare matrimoni locali e in giro per il mondo perché non c’è nulla di più emozionante del donare l’eternità a due anime unite. Perché l'amore è la forza che da significato alla nostra esistenza. Fotografarlo è un atto di preservazione, un modo di immortalare l'essenza di ciò che ci rende umani. Tuttavia sento il bisogno di dare un contributo ancora maggiore alla mia produzione artistica e documentale senza condizionamenti ideologici ed economici. In questa dinamica si configura il reportage indipendente come operazione di auto ri-conoscimento. Fotografare l’alterità non solo per mostrare a tutti ciò che i miei occhi hanno visto ma conoscere e riscoprire me stesso.
Che fotografo è oggi Gianluca Sammartano e cosa ti piacerebbe fare in futuro?
- Nel 2020 ho cambiato pelle. E’ stato come nascere una seconda volta. Ho compreso che se tutti guardavano al dito, io dovevo guardare alla luna. Ho rifiutato di omologarmi ad una fotografia che presenta stilemi ricorrenti e banali. La mia fotografia è connessa al mondo naturale, all’essenza unica e primigenia dell’essere umano. In futuro indagherò sempre più intensamente le connessioni invisibili che ci legano l’uno con l’altro, all’amore universale e al valore simbolico degli archetipi. Sto lavorando anche a programmi di divulgazione sociale, storica e ambientale. Insomma, è in atto una grande rivoluzione.