Non è facile riuscire spiegare chi è il bagherese Gianluca Sammartano, è un giovane fotografo di talento certo, ma è molto di più; è anche un antropologo, un appassionato di scrittura, un amante della natura, un musicista, insomma un artista difficile da imbrigliare, sempre alla ricerca di nuovi stimoli creativi.
Molti dei nostri lettori sicuramente lo conosceranno, soprattutto i più giovani, gli altri ne sentiranno sicuramente parlare. Noi abbiamo deciso di intervistarlo per conoscerlo meglio e sapere dei suoi progetti futuri.
Gianluca come nasce la tua passione per la fotografia ?
- L'amore per la fotografia nasce dallo studio dell'antropologia. In particolar modo dal documentario etnografico realizzato in Lucania da Ernesto De Martino a cavallo tra gli anni 50' e 60': il tarantismo del sud dimenticato, terra del rimpianto. La visione di quel documentario ha innescato in me il processo di studio del mondo circostante, dell'uomo e delle sue mille sfaccettature culturali.
Tu ami definirti come uno Storyteller, ma cos'è per te la fotografia ?
- La fotografia per me è un testo narrativo. La foto, come fa un libro, racconta una storia, la fotografia lo fa in un modo più diretto perchè filtra la finzione; ecco perchè mi presento come uno storyteller.
Ci sono dei fotografi di oggi o di ieri da cui trai ispirazione, chi sono se ci sono i tuoi modelli ?
- Tra i maestri della fotografia scelgo Rodger, Salgado, Parr e Newman. Di Rodger amo la sua delicatezza e la sensibilità per i mondi lontani. Di Salgado la visione sociale e il riscatto degli sfruttati. Di Parr l'ironia sempre sopra le righe. Di Newman apprezzo soprattutto la creatività.
Tu sei molto giovane, ma hai già le idee molto chiare, che fotografo sei oggi ?
- Un paio di anni fa ho fatto una scelta netta nella mia vita. Allontanarmi dalla fotografia tradizionale di matrimonio per avvicinarmi ad una fotografia che parli di natura, arte e spiritualità.
Il desiderio di rigenerarmi è avvenuto nei mesi di quarantena, che ho vissuto come una sorta di stimolo alla rinascita. Oggi lavoro sempre in Sicilia, ma il mio lavoro viene richiesto sempre più nel Nord Italia ed anche all’estero. A febbraio infatti partirò alla volta del Vietnam, dove mi aspetta un importante tour di servizi fotografici matrimoniali, elopement ed engagement.
Come sei riuscito a ritagliarti questo spazio così importante all'estero?
- Per riuscire a lavorare in giro per il mondo, emanciparsi e crescere professionalmente è necessario fare scelte coraggiose, come quella di rifiutare servizi fotografici locali che non rispecchiavano la mia visione artistica e soprattutto allontanarsi dal provincialismo imprenditoriale che ahimè si respira nelle piccole realtà cittadine.
Prima del sud est asiatico tra qualche giorno partirai per un altro viaggio professionalmente molto stimolante in Irlanda, cosa farai lì?
- Realizzerò gli scatti per la campagna pubblicitaria di Celticfusion, il brand di moda celtica più importante del mondo, che si è interessato al mio lavoro e mi ha contattato. Sarà un servizio fotografico dedicato agli abiti da sposa celtici che verrà realizzato nella città di Ballyvaughan. Si tratta di un lavoro mooto interessante, in cui proveremo ad esaltatare la sfera corporea/tattile della figura femminile in relazione alle linee geometriche degli abiti e alla qualità dei tessuti ecosostenibili utilizzati da celticfusion. Parallalemente ad esso realizzerò un inspirational wedding insieme a Federica Cosentino, wedding planner che si occupa principalmente di unioni spirituali in natura, dove il rapporto triadico Uomo/Natura/Spirito viene elevato e preservato dagli attacchi delle mode kitsch, trash e di cattivo gusto che negli ultimi anni stanno infettando come un virus il mondo dei matrimoni.
Ma qual'è il tuo segreto se ne hai uno?
- Il mio segreto, se così possiamo definirlo, è molto semplice ed efficace: guardare dove gli altri non vedono.