Mezz’ora di botta e risposta; da una parte Antonello Piroso, conduttore della trasmissione “Niente di personale” su La7, curioso di meglio conoscere e di far conoscere il nostro Tornatore, e dall'altra un Peppuccio disteso, sincero ma pacato e riflessivo
nelle “ragionate” risposte, come sempre.
E’ andata in onda venerdì sera scorso su La 7.
Una bella intervista, che ha avuto un eccellente ritmo, e che ci ha consegnato un ritratto a tutto tondo di un regista che si muove sul filone dei grandi maestri classici del cinema, da De Sica a Rosi, da Fellini a Sergio Leone a Visconti, anche se con il suo ultimo film “La sconosciuta” a nostro avviso ha fatto uno sforzo di innovare il suo registro narrativo con argomenti attuali e coinvolgenti, ed anche con un montaggio ed effetti di grande efficacia.
E che comunque in questo momento è il più alto rappresentante dei filmakers italiani.
La riportiamo, l’intervista, ed anche se non è testuale, pensiamo che renda bene l’idea.
Piroso non risparmia all’inizio qualche stoccata, sia pure con il sorriso sulle labbra.
A partire dal giudizio demolitivo che un Goffredo Fofi, critico cinematografico, diede sulla sua rivista dopo che gli americani avevano premiato con l’Oscar, dopo “Nuovo Cinema Paradiso”, il film “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores.
"Gli americani - scrisse Fofi - hanno premiato Tornatores, il peggio del cinema italiano", o qualcosa del genere.
E Peppuccio, che conosce bene e che si trascina da vent’anni, il peso dei pregiudizi di una certa critica di “avanguardia” e “sperimentalista” che lancia gridolini di entusiasmo per Ciprì e Maresco, risponde con un sorriso:
“Non bisogna dimenticare però che talvolta anche i critici hanno bisogno di visibilità e vogliono fare i primi della classe, e non riescono a rinunciare alla battuta “dissacrante”. Ma è storia vecchia, che ho superato e mi sono messo alle spalle”.
E, subito dopo, Piroso scherza con la storia dei congiuntivi: “Si, anche a me, come a tutti, può essere capitato di sbagliarne qualcuno, però generalmente non mi succede”. E possiamo confermare.
Si passa alla produzione filmica:”Perché il primo film fu Il camorrista"?
“Vede risponde Peppuccio, una delle critiche (fondate) che gli americani facevano negli anni ‘70 alla cinematografia italiana, era quella che le opere prime anche di grandi, grandissimi registi, erano un parlare di sé stessi, del proprio ambito, del proprio intorno.
Ho cercato di evitare questo approccio con il cinema, partendo dal “cordone ombelicale”con la mia storia, e cimentandomi, allorchè mi fu offerto, con un tema di grande impatto sociale, quale la camorra, sul quale però potevo essere sufficientemente “oggettivo”. Fu una produzione difficile , una uscita difficile, ma fu un grande esperienza e, penso, anche un grande “film”.
Ricordiamo a questo proposito, l’aneddoto confermato dai protagonisti, che vide l’avvocato Gianni Agnelli, che dopo avere visto il film, ed avendo incontrato il grande regista Francesco Rosi, gli disse:
“Caro Rosi, ho visto un film, il Camorrista, è di un giovane siciliano; lo vada a vedere, perché questo ragazzo (Peppuccio aveva allora appena trenta anni) diventerà un grande”. L’avvocato ci azzeccò.
Ed è naturale a questo punto il collegamento con "Gomorra" il film escluso per la corsa all'Oscar, esclusione che Tornatore non ha compreso: "E' un bellissimo film, ha detto - io, come componenti dell'Academy, l'avevo votato a scatola chiusa per la 2 e la 3 categoria del concorso; dopo averlo visto , mi sono convinto che potesse essetre un film degno di un grandissimo riconoscimento, quale miglior film straniero. E l'asclusione mi ha sorpreso e dispiaciuto".
Inevitabile la domanda su Baarìa, la megaproduzione Medusa, che tutti attendono nelle sale.
La risposta di Peppuccio è generica, come non potrebbe essere altrimenti:”In primavera o in autunno, sicuramente entro l’anno. Abbiamo già completato il montaggio ed iniziato con il doppiaggio, poi naturalmente la colonna sonora".
Se noi dovessimo fare noi una previsione diremmo Ottobre, alla “Festa del Cinema “ di Roma.
Perchè siete andati a girare in Tunisia? - si incuriosisce Piroso:
“Perché per la complessità delle sceneggiature e delle modifiche che si sarebbero dovute apportare ai luoghi di origine, era impensabile paralizzare la vita di una cittadina, Bagheria dove pure abbiamo lavorato parecchio per mesi e mesi.
Abbiamo pertanto ricostruito, risparmiando viee piazze del mio paese di origine, Baarìa, appunto.
Sarà un film in omaggio al suo paese di origine? interloquisce ancora Piroso.
E Peppuccio: "Non esattamente” . E’ un film corale, una commedia , talvolta la definisco, con tanti, tantissimi personaggi e attori, in larga parte siciliani: è un film sulla memoria, ma non lo definirei un omaggio; certo il legame con la mia terra è forte, fortissimo, ed entra sempre nei miei film sulla Sicilia da "Nuovo Cinema Paradiso", a “Malena”, a “L’uomo delle stelle”.
Si va sullo scherzoso:
"Ma è vero -gli chiede il giornalista - che dopo che vinse l’Oscar, e vedendo che lei non diventava protagonista della mondanità romana Fellini le telefonò per dirle “Peppuccio, ma tu ora ti devi divertire; approfitta di questo momento di celebrità, insomma folleggia con le frivolezze e soprattutto con le donne."
E Peppuccio sorride: “Sì è vero" conferma e chiarisce.
"Subito dopo l’Oscar ero impegnato nel montaggio del mio film successivo “Stanno tutti bene” e per sfruttare l’effetto Oscar, Angelo Rizzoli, mi spingeva per farlo uscire al più presto; per quattro mesi restammo di fatto chiusi nella saletta di montaggio.
Quindi non potei partecipare a tutti i festeggiamenti ai quali venivo invitato.
E Fellini , che peraltro, quando avevo conosciuto, si era dimostrato nei miei confronti molto gentile ed estremamente disponibile, oltre che prodigo di buoni consigli , mi telefonò appunto per dirmi: "E’ il tuo momento: Cogli l’attimo”.
"C’è comunque un altro motivo che spiega il fatto che io non faccia parte a pieno titolo del gossip e della vita mondana romana. Io a Roma arrivai tardi; ero poco meno che trentenne, per cui a Roma, tutte le conoscenze e le amicizie le acquisii ad una età matura, e quando vinsi l'Oscar io ero a Roma da poco meno di tre anni, in cui avevo fatto una vita molto ritirata".
“Si dice di lei che abbia un carattere introverso e spigoloso: è vero?”.
Ed è lo stesso Piroso a chiosare, ”Solo delle persone di carattere, si dice che abbiano un brutto carattere”.
E Peppuccio risponde :
"Il fatto è che quando lavoro, sono abituato a cercare di dare, e a chiedere naturalmente agli altri, il meglio: per questo ci può stare talora un tono un po’ alto, ma niente di più".
Una inattesa e simpatica “intrusione” è quella di Daniela Tornatore, sorella di Peppuccio, peraltro giornalista de La 7, che rivela qualche dettaglio personale sul fratello la gelosia quasi maniacale con cui custodisce la privacy della sua stanza nella casa paterna, che viene benevolmente, e molto rapidamente “violata” con la sua complicità; la passione per la matematica al Liceo Classico; l’abito della cerimonia dell’Oscar di due taglie superiore alla sua".
E Piroso lo invita poi con una certa discrezione, proprio in un momento in cui il problema dei rumeni è di attualità, per via dei recenti stupri, a ricordare l’episodio di cui fu vittima tre anni fa ad opera appunto di due balordi rumeni.
E Peppuccio racconta:
“Era il 27 agosto di tre anni fa e rientrando a piedi a casa, cosa che faccio spesso, incrocio due giovani che mi chiedono l’informazione su un indirizzo; do l’informazione, e subito dopo uno dei due mi stringe la mano come per ringraziarmi, poi vedo solo un’ombra alla mia sinistra e non ricordo nient’altro. Svenni subito.
Mi sono risvegliato in ospedale.
Ecco per la mia educazione e formazione, non ho pregiudizi contro rumeni, albanesi, neri o comunque diversi; anche perché come rumeni erano gli aggressori, rumena era anche l’infermiera che in ospedale mi assistette come un fratello. Purtroppo certi fenomeni sono comuni a italiani e rumeni a bianchi e neri.
E poi, mi hanno insegnato a essere contro le generalizzazioni del tipo, "siciliani tutti mafiosi e quant’altro". Mio padre mi ha dato un insegnamento: di non fermarmi mai alla prima risposta e di capire dal di dentro le questioni, forse è per questo che mi piace approfondire e capire persone, situazioni e circostanze in maniera ragionata".
Ed è per questo che preferisce - ma questo lo aggiungiamo noi - camminare, quando può, a piedi.
Perché è un modo lento di osservare la realtà: un angolo di città, un volto, una espressione, una atmosfera.
E riuscire poi a rileggerla in un film, in una foto attraverso una lente e una chiave di lettura la cui sfaccettatura più nascosta e invisibile il grande artista riesce a trasformare in poesia.
L'intervista a tornatore nella puntata del 30 gennaio di "niente di personale", a partire dal minuto 3,30.