L'assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione, Filippo Maria Tripoli già assessore alle Politiche sociali e l'attuale assessore alle Politiche sociali Gianfranco Ingrassia
Tanto per iniziare la casa della solidarietà non è sparita, la casa è esistente e si trova in via Santa Flavia, a Bagheria.
C'è stato un regolare bando, sono state presentate due offerte, e l'offerta economicamente più vantaggiosa è stata quella dei locatari Maggiore proprietari appunto dell'immobile di via Santa Flavia.
L'amministrazione comunale ha ritenuto di affidare la gestione dell'immobile e del servizio cui deve essere adibito l'immobile alla Caritas cittadina.
Su questo punto si è momentaneamente arenata la partenza del servizio perché l'ente sta verificando, per evitare ogni tipo di errore tecnico ed amministrativo, la fattibilità di tale decisione.
Alla critica sul perché pagare un immobile e non utilizzare un bene confiscato alla mafia; la risposta è presto detta.
Intanto tra i beni confiscati alla mafia e adatti a tale uso, forse rispondeva alle caratteristiche solo uno, l'edificio di corso Butera. Va detto, tra l'altro, che esso va riqualificato per essere utilizzato per una serie di uffici comunali, trai i quali anche ufficio dei beni confiscati alla mafia.
L'amministrazione comunale invece intendeva offrire agli utenti della casa della solidarietà un posto del tutto nuovo, pulito, già pronto all'uso, dotato di tutti i confort, signorile e che facesse sentire le persone bisognose che andranno ad utilizzarlo non dei cittadini di serie B ma cittadini con uguali diritti e doveri.
Risolto il quesito sulla modalità di gestione - stiamo attendendo una risposta dalla Caritas diocesana - ci sentiamo di affermare che in breve termine la casa della solidarietà potrà essere attiva e utilizzata da chi veramente ne avrà bisogno.
L'amministrazione comunale resta a disposizione di cittadini e giornalisti per approfondire ogni tipo di questione e problematica al fine di veicolare una corretta informazione.
Filippo Maria Tripoli Gianfranco Ingrassia
LA NOSTRA RISPOSTA
Intanto che la casa esista è noto anche a noi, tant'è che ne abbiamo pubblicato la foto. Il nostro "incipit" era artificio puramente retorico, che probabilmente sarà sfuggito ai due assessori. Argomento nel merito:
1) Quanto ai beni consfiscati alla mafia, sono decine gli immobili a partire dagli ormai mitici "magazzini del ferro" di cui sempre si parla ma su cui mai niente si realizza.
Come sono millanta quegli immobili per i quali il comune paga un regolare affitto e il cui uso e la cui destinazione sono ignote. Ad esempio quegli amplissimi locali di Via Consolare un tempo utilizzati come sede scolastica ed ora affidati ad una sigla suggestiva ma di cui non sappiamo esattamente il significato, il cosiddetto APQ blu, oltre che genericamente e verbalmente ad altre associazioni, o i locali di Via Tibullo, o altri. Ci sono locali in Via Città di Palermo, in cui si ammucchianmo cartacce e pratiche, appartamenti, ville e potremmo continuare.
Vedete però cari assessori, e dovrete convenire con noi, che l'amministrazione di cui fate parte non ha investito un solo euro nel recupero, nell'adeguamento e nel riuso di questi beni preferendo affidarsi al mercato. Se mi consentite questa è una scelta "strategica" che considero discutibile ed esiziale per le dissanguate casse comunali.
2) Tra pubblicazione del bando per la ricerca dei locali, preselezione, aggiudicazione e adeguamento locali, crediamo che sarà trascorso ben più di un anno. Ebbene in quest'anno, ben due assessori, il vecchio e il nuovo non sono riusciti a dirimere questo nodo dell'affidamento. Aspettiamo quindi la Caritas diocesana , se e quando si deciderà.
Nel frattempo saremo a ridosso delle elezioni. Come volevasi dimostrare. Angelo Gargano