Era inevitabile che accadesse: dai toni pacati, concettosi ed anche un po’ noiosi del politichese si è presto passati ad uno scambio di colpi proibiti,
anche sul piano personale, che lascerà una ferita visibile e difficilmente sanabile nei rapporti tra gli ormai due circoli del Partito Democratico di Bagheria.
Difficilmente pertanto il congresso, se e quando si farà, potrà rimettere assieme i due pezzi di partito che ormai ragionano sulle questioni fondamentali di Bagheria in maniera radicalmente diversa.
La necessità di una svolta decisiva propugnano gli “svoltisti”, mentre delle opportunità di un rilancio nella continuità delle alleanze, parlano i “continuisti”.
Entrambi, e non lo diciamo per giudicare in maniera salomonica, hanno le loro buone ragioni.
Ormai però le prospettive strategiche imboccate dai due gruppi sono radicalmente diverse e segneranno le scelte politiche almeno di qua sino al voto del 2011 poi, chissà!
C’è la frazione filogovernativa, che continua a pensare che bastasse una “revisione” in corso d’opera della giunta per arrivare alla fine del mandato con un bilancio, in chiaroscuro sì, ma da meritare una sia pure stentata sufficienza.
Innanzitutto per una questione di coerenza politica: non si può abbandonare un percorso politico condiviso per tanti anni, alla vigilia del momento in cui gli elettori potranno darne un giudizio.
E poi si fa affidamento sulle cose già realizzate, il Corso Umberto in particolare, il posteggio alla Stazione e Monte Catalfano (quest'ultimo però già in condizioni di abbandono).Si pensa altresì che la riforma regionale degli ATO rifiuti possa al più presto cancellare dalla mente dei bagheresi le immagini della città immondezzaio.
La componente che invece ha rotto con Sciortino, partiva invece da un giudizio sull’operato dell’amministrazione, in particolare dal momento dell’ingresso dell’U.D.C. in giunta, estremamente negativo.
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Sono le condizioni ormai quasi endemiche di sporcizia della città, le salate bollette di acqua che continuano ad arrivare, ed un uso personale spregiudicato, familistico e amicale del potere da parte del sindaco, che hanno provocato la rivolta dentro il P.D. e che hanno fatto nascere serie perplessità circa l'opportunità di continuare a portare avanti una esperienza che di qua ad un anno potrà presentarsi come fallimentare: questo quanto hanno sostenuto in queste ultime settimane gli “svoltisti” in documenti ufficiali-
Il timore manifestato dagli "svoltisti" è che sarà arduo per Biagio Sciortino e per quanti lo sostengono- di qua a qualche mese- tornare tra i bagheresi a chiedere il voto per un altro mandato.
Intanto le accuse si intrecciano e su Coinres e A.P.S. sono tutti contro tutti.
L’U.D.C. che richiama le sue “intemerate” e i durissimi attacchi al sindaco Sciortino, contro la politica folle delle assunzioni a go-go fatte dal consiglio di amministrazione del Coinres; il Partito Democratico che ricorda a sua volta i suoi documenti fortemente critici verso la gestione del Consorzio; Biagio Sciortino che rimanda le responsabilità a Fricano ( sindaco -ricordiamolo- per quattro anni sostenuto da Margherita e D.S., partiti soci fondatori dell’attuale Partito Democratico) che fu presidente del Coinres per tre anni, scordandosi però, che lui, Sciortino, di Fricano è stato assessore "ante marcia", e che ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Coinres dal 2006 sino agli inizi del 2008; come pure assessore di Pino Fricano e presidente del Coinres dal maggio del 2005 al maggio del 2006 è stato Gianni Granata ora segretario del Partito democratico “continuista”); senza tralasciare che assessore ai Lavori Pubblici di Sciortino al momento del passaggio di consegne tra il Comune e l’A.P.S. era proprio Leonardo Passarello , ora coordinatore provinciale del Partito Democratico, schierato con gli “svoltisti”.
E’ difficile pertanto in questo groviglio sceverare responsabilità, che appartengono, ognuno per la propria parte, a quanti a vario titolo hanno governato Bagheria negli ultimi dieci anni.
Non v’è dubbio però che la posizione degli “svoltisti” ha sparigliato le carte nella politica locale: i contatti tra una larga parte del centrodestra e questo gruppo del P.D. si sono infittiti nelle ultime settimane, ed ormai si parla apertamente di una “grosse koalition” pronta a sfidare Biagio Sciortino nel voto del 2011, che stenta però, per i troppi pretendenti, a trovare un capo riconosciuto e legittimato da tutti.
Ne è una prova la presenza massiccia, al recente convegno del P.D. svoltista di sabato scorso, di vecchi e nuovi autorevoli esponenti della politica locale, che stanno lavorando a tessere una tela che di qua al voto dovrebbe costituire l’alternativa all’attuale sindaco: c’era il consigliere provinciale Vincenzo Lo Meo, che non fa mistero delle sue aspirazioni; c’era Mimmo Maggiore che da tempo lavora, c’era l’ex sindaco Pino Fricano, Enzo Gargano, già competitor di Biagio Sciortino, Rosario Giammanco detentore di un buon “castelletto” di voti, (che, assieme a Ciccio Lima, in queste ultime settimane pare si stia avvicinando al movimento di Rutelli); ma c’erano anche esponenti del P.D.L., di liste indipendenti e movimenti, e di tanti altri interessati a stabilire sin d’ora un rapporto con questo P.D.
Certo se tutta questa galassia di forze si presentasse sotto un solo simbolo e con un solo candidato a sindaco, non ci sarebbe partita, e per Sciortino suonerebbero-politicamente s'intende-le campane a morto.
Ma sarà molto difficile che questa unità si realizzi, a meno di non riuscire a trovare, di qua al voto, la giusta casella per ognuno degli aspiranti protagonisti.
Ed è sulle divisioni degli avversari, più che sulle proprie forze, che Biagio dalle mille vite, dalle mille amicizie e che gioca su mille tavoli, continua a sperare.