Urban, associazioni, consulenze, antimafia e dintorni

Urban, associazioni, consulenze, antimafia e dintorni

Politica
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L’articolo di Giusy La Piana dal titolo “tuttu meu, tuttu meu” da noi pubblicato all’inizio di questa settimana ha suscitato un largo interesse, e, come era prevedibile, anche qualche polemica. Se ci torniamo è per dare qualche elemento in più,
peraltro esposta già in alte occasioni, sull’opinione di questo giornale sull’argomento, anche per la coincidenza che questo articolo ha avuto con una vicenda più ampia, e sicuramente più scandalosa , vale a dire quella che ha visto Lombardo l’efficientista e l’Assemblea Regionale, gli stessi che hanno calato la scure sulla sanità e sui servizi ai più deboli e agli anziani, aprire poi scandalosamente i cordoni della borsa per finanziare a pioggia enti, congreghe, associazioni e combriccole di varia natura e importanza la cui utilità e attività per molte di queste, è oscura e inutile.

In poche parole l’assenza pressocchè totale di regole
e di parametri di riferimento fa sì che chiunque, da organizzazioni serissime che tutelano biblioteche e tradizioni, sino ai pistoleri cultori del tiro mobile, possa ricevere un contributo che spazia dalla soglia minima di 50.000 sino a cifre molto più cospicue.

Dove l’unica vera regola è l’assenza di regole
.

Anche a Bagheria realtà cui si riferiva Giusy La Piana, vige questo sistema , che non sappiamo più se definire clientelare, amicale, da furbetti del quartierino, o peggio da veri e propri magliari.
Nessuno, ad oggi, ha ancora dato una risposta appena appena decente sulle vergognose selezioni di Urban, e a chi solleva il problema si dice:” Ma cosa vuoi te, anche tu hai avuto la tua consulenza un tempo”, nel tentativo di confondere le cose.
Allora ricapitoliamo: secondo noi in un comune come Bagheria le consulenze sono necessarie (lo diciamo senza alcun intento denigratorio), per la scarsa qualificazione e la mancata riqualificazione del personale, il cui livello di conoscenze tecnico professionali per esclusiva responsabilità degli amministratori, si è notevolmente abbassato, perché poco o nulla è stato investito sulla formazione.

Le consulenze vanno affidate a professionisti di fiducia dell’amministrazione che abbiano i titoli che la legge prevede, esperienza e professionalità riconosciute e siano figure il cui nome e cognome dicano qualcosa oltre la contrada Incorvino e il fiume Eleuterio.


Le consulenze debbono essere innanzitutto utili e necessarie, poi rigorosamente motivate, e quindi finalizzate ad un progetto che abbia una scadenza temporale ben definita; debbono servire soprattutto a progettare, ad attivare ed attirare risorse sul nostro territorio, e alla conclusione deve essere presentata e messa a disposizione degli amministratori e dei cittadini una approfondita, e non generica e superficiale, relazione sul lavoro svolto, di modo che tutti ne possano avere contezza.

Il problema sollevato da Giusy La Piana, e che in qualche modo tutti avvertono, è che si è creata invece nel campo delle associazioni una sorta di “aristocrazia” che ormai ad Urban Italia sono praticamente di casa, e le cui iniziative, in certi casi, scivolano sul territorio come l'acqua sul marmo.

Non solo, e sia detto solo per inciso, si sono create in questi anni due grossi centri di potere e di gestione di denaro pubblico, praticamente svincolate da ogni controllo, una sorta di "gestioni separate", Urban e Villa Cattolica. Ma questo è un problema sul quale torneremo.

Gli altri protestano perché vogliono entrare anche loro- si dice.

E cosa c’è di male, se tanta altra gente con altre sigle di associazioni, e con enormi professionalità e competenze al loro interno vuole dare un proprio contributo e dare risposte ai propri associati: Dove sta lo scandalo?
Lo scandalo sta in una cosa sola.

Che non esistano criteri certi e rigorosi per stabilire quali associazioni sono in grado di dare le risposte migliori alle esigenze di una amministrazione le cui scelte sono molto spesso arbitrarie e soggetti alle spinte della politica.
Le selezioni di Urban sono state in questo senso illuminanti: nel momento in cui si aprono delle selezioni per titoli debbono essere fissati dei criteri, stabiliti dei punteggi per i titoli, compilata una graduatoria.
Niente di tutto questo è stato fatto, e sindaco, assessori, consiglieri , e il difensore civico investiti del problema continuano a far finta di fare la voce grossa, quando tutti sanno che stanno "babbiando".

Cosa ne pensano i cittadini?
La grandissima parte ne pensa che vorrebbe starci dentro, e briga tutta la santa giornata per raggiungere questo obiettivo.
Un'altra parte, molto minoritaria, fidando sulle proprie capacità dice: “ Stabilite le regole e i termini della competizione ed io sono pronto a sottopormi ad un giudizio vero.
E speriamo che questa sarà la strada che verrà scelta al più presto.

L’ultima considerazione che sembra non pertinente, invece lo è, riguarda, le varie manifestazioni antimafie indette da enti, associazioni, consorzi, parlamenti di legalità e chi più ne ha più ne metta.
Diciamo subito che le uniche cose che in questo senso ci convincono sono quelle fatte nelle scuole, quando gli interlocutori sono persone vere, che ancora hanno voglia di capire e di cambiare, e non fantocci e burattini.

Le altre iniziative antimafia, lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, al di là delle buone intenzioni di chi le promuove, si sono trasformate in riti inutili, noiosi e ripetitivi.
Non passa settimana ormai a Bagheria, che non si parli di mafia e di antimafia: e se vai a vedere, quasi sempre le stesse facce a parlare, e sicuramente sempre le stesse facce ad ascoltare.
Sembra di vedere da una settimana all’altra, da un mese all’altro una sorta di “compagnia di giro” buona per tutte le stagioni: sindaci, amministratori, addetti ai lavori, e i giornalisti tra questi, sempre gli stessi.

Tutti a fare grandi professioni di antimafia e dichiarazioni contro il malaffare e per la legalità e la trasparenza, salvo essere pronti a Roma, a Palermo, a Bagheria, e dovunque a praticare l’arte dell’arbitrio e della prevaricazione nei comportamenti politici e nelle scelte quotidiane.

Forse è per questo che a queste parate, non si vede più un cittadino normale che sia uno: l’hanno capito da un pezzo che sono dei riti formali in cui presidenti di regioni e di provincie, sindaci e assessori, consiglieri e amministratori ci vanno a pagare il piccolo pedaggio di timbrare il cartellino per presenziare a manifestazioni senz'anima insulse e noiose, per mettersi la coscienza a posto e per potere continuare a fare i comodi loro.