E' uscito l'altro ieri sul "The Observer" , approfondimento domenicale del prestigioso quotidiano inglese "The Guardian", un articolo firmato da Roberto Saviano e Lorenzo Tondo dal titolo emblematico: "Sepolti nel Cemento: come la mafia ha fatto un grande affare dalla distruzione del sud italia " ....", che racconta l'architettura dei boss, le loro ville, il cemento abusivo, le loro regge in rovina.
"Il potere si traduce in architettura e ogni costruzione ne svela il piano: se il boss vuole nascondersi o farsi invidiare, celebrarsi o essere soltanto protetto"- scrive Saviano.
L'articolo ci riguarda non solo per l'intrinseco interesse che suscita l'argomento, ma anche perchè in copertina c'è una foto di Alessio Mamo che ritrae l'orrenda villa di Pino Greco Scarpuzzedda nella costa di Mongerbino a Bagheria.
La villa ormai in rovina è uno dei beni confiscati alla mafia appartenenti al Comune, sgomberato dopo un'occupazione abusiva nel 2018.
Perchè non si procede ad abbatterla per liberare un tratto della costa dal cemento ? Perchè dopo le polemiche del 2018 che hanno visto intevenire anche il programma Le Iene e uno sgombero con l'ausilio di centinaia di carabinieri, tutto è rimasto immutato? Si potrebbe realizzare una grande discesa a mare pubblica, una delle poche veramente degna di questo nome, a pochi passi dall'arco azzurro.
Non c'è solo la villa di Scarpuzzedda, ma tanti dei mafiosi di allora scelsero la costa di Bagheria, Santa Flavia e Casteldaccia per costruire le loro ville; parliamo del Ghota di Cosa Nostra, da Michele Greco il Papa ai Bontade e via dicendo.
Una costa che, con la complicità delle istituzioni di allora, fu stuprata dal cemento.
Ma è forse la vicenda dell'arco azzurro quella più emblematica, dove solo dopo 35 anni è stato abbattutto l'ecomostro che deturpava uno degli scorci più belli della nostra costa, appartenente alla famiglia mafiosa di Ciaculli Prestifilippo, cognati di Pino Greco, che li stavano per realizzare nel 1983 un complesso edilizio a strapiombo sul mare.
E' solo un'ipotesi, ma questa è una vicenda che potrebbe aver visto scorrere del sangue innocente.
Il 19 settembre del 1984 venne ucciso sotto la propria abitazione vicino il bar la Caravella l'ex Senatore Repubblicano e consigliere comunale Ignazio Mineo, sospettato dai mafiosi di aver sollecitato la Guardia di Finanza a fermare quello scempio all'arco Azzurro l'anno prima ?.
Erano anni difficili per chi voleva opporsi al malaffare, anni di micacce e macabri avvertimenti per chi tentava di portare alla luce quello che stava succedendo; perchè il controllo del territorio da parte della mafia era invasivo e capillare. Bisognerà aspettare molti anni per vedere le istituzioni prendere posizione sulla questione dell'abusivismo di lusso, ma era ormai troppo tardi. La costa di Mongerbino che negli anni 50' sembrava un paradiso terrestre non c'era più, masticata dal ferro e dal cemento.
Pare che oggi gli immobili abusivi accertari a Bagheria siano più di 600 mentre oltre 4 mila sarebbero le pratiche di condono ancora aperte; gli uffici comunali stanno lavorando alacremente e le ordinanze di demolizione per immobili abusivi piovono come funghi, ma tradurre queste ordinanze in demolizioni non è semplice e occorre un iter burocratico lungo e complesso, occorrono fondi e competenze specifiche. Ma non dimentichiamoci dove eravamo 30 o 40 anni fa, quando anche solo accennare a certe cose poteva voler dire la morte.
Lorenzo Gargano