I toni dello scontro Amadore / Sinistra Democratica montano, a seguito della polemica innescata dal voto di mercoledì 6 Febbraio in consiglio comunale sulla destinazione dell’area delle ex-poste, e della successiva intervista della Dr.ssa Marino rilasciata al Sole 24 Ore.
Sinistra democratica aveva mandato una e-mail al giornalista per ricostruire in maniera più completa i contorni della vicenda. Adesso secondo informazioni giornalistiche (sito 90011.it), Amadore considera addirittura “irricevibile” la e-mail di Sinistra Democratica, perchè in buona sostanza “anonima”(neanche le Br mandavano messaggi così anonimi, dice.)
Non ci sarebbero né simboli né elementi di riconoscimento, che farebbero addirittura dubitare della provenienza.
Definisce “”inquietante” il tono della rettifica, che tenterebbe anche di “mascariare” la Marino (si deve presumere con quel riferimento alla segnalazione dei diesse per la assunzione al Comune di Bagheria).
Ne abbiamo parlato con Nino Amato, coordinatore cittadino di Sinistra Democratica.
Cosa la colpisce nelle espressioni di Amadore?
Non ci aspettavamo una reazione così scomposta e “sopra le righe”: abbiamo scritto ad Amadore per una ricostruzione più completa e corretta della vicenda, che teneva conto della varietà delle posizioni emerse in consiglio e fuori ed espresse dalle varie forze politiche, e per ribadire il rigore e la coerenza dei comportamenti di Sinistra democratica.
Cosa vi ha colpito di più nell’articolo di Nino Amadore?
Descrivere una realtà variegata e complessa, quale quella di Bagheria come un tutto indistinto, in cui le differenze non emergono, ed in cui la storia personale e politica dei protagonisti viene ignorata.
C’è inoltre a Bagheria una parte, non indifferente, di società politica e di società civile, che alla mafia si oppone oggi, come si è opposta nel passato, con prese di posizione e scelte visibili e riconoscibili.
E questo aspetto viene generalmente sottaciuto nei giornali e nei media.
Descrivere Bagheria, in maniera forse giornalisticamente efficace, come il paese di Provenzano, e’ oltre che falso, fuorviante.
Mettere tutto e tutti assieme, non fare le doverose distinzioni, non valorizzare il ruolo di quanti politici e non, alla mafia si oppongono, non serve alla città e non serve alla lotta contro la mafia .
Quella affermazione che fate, e cioè , che la Marino non ha vinto un concorso pubblico, ma è stata segnalata dai D.S., è stato un tentativo di “mascariare” come dice Amadore, o un richiamo di una sorta di “padrinaggio politico”?
Né l’uno né l’altro. Volevamo soltanto ribadire che la dr.ssa Marino aveva tutti quei requisiti di capacità professionali, di coerenza e di intransigenza nei suoi comportamenti che avevano spinto nel 2003 l’amministrazione guidata da Pino Fricano ad avvalersi della sua collaborazione. Di fatto era per noi, allora D.S., garanzia di rigore e trasparenza.
Biagio Sciortino, in uno dei suoi primi atti da sindaco, ne propose la riconferma: le forze politiche che lo avevano sostenuto nella battaglia a sindaco manifestarono unanimemente il loro apprezzamento e la loro stima nei confronti della dr.ssa Marino, molto prima che le doti della Marino venissero scoperte da Nino Amadore.
Che giudizio date di quel voto del consiglio?
Ovviamente un giudizio negativo: gran parte dei consiglieri (presenti e assenti) non ha compreso le valenze più generali di quel voto, che andava al di là della questione specifica.
Noi siamo stati tra quelli che in consiglio abbiamo avvisato sulla esistenza della “riservata” del prefetto, peraltro chiaramente richiamata in delibera, e della quale, i consiglieri che lo avessero voluto avrebbero potuto prendere visione.
Abbiamo all’indomani di quel voto sciagurato, manifestato la nostra solidarietà alla dr.ssa Marino, ci siamo fatti promotori per sottoscrivere un documento che recasse la firma di sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza di sostegno alla Marino; abbiamo avviato un percorso che dovrà portare il consiglio a tornare ad occuparsi della vicenda.
Per questo quell’intervista ci ha colto di sorpresa.
Cosa farete adesso?
Intanto ribadire le difese di una comunità, che non è solo mafia.
Bagheria è sì, terra di mafia, ma è stata ed è città di grandi nomi e di grandi passioni politiche e civili e di esempi di lotta contro la mafia.
Scriveremo al direttore del “Sole 24 ore” Ferruccio De Bortoli; gli forniremo, così come abbiamo fatto con Amadore, la registrazione integrale dei lavori del consiglio; gli manderemo elementi di documentazione per testimoniare il ruolo che la sinistra ha avuto a Bagheria su tutte una serie di questioni attinenti la tutela del territorio, e non da oggi.
Chiederemo agli organi regionali e nazionali del nostro movimento di intervenire per vedere riconosciuta la coerenza e la correttezza delle nostre scelte.
Non consentiremo a nessuno, giornalista o politico, di alterare la verità dei fatti e di gettare ombre o discedito su comportamenti limpidi e lineari, di fare di tutta l’erba un fascio e di non distinguere il grano dal loglio.
Questo modo fortemente inquinato da pregiudizi, di rappresentare la nostra realtà, lo ripetiamo, non aiuta Bagheria, non aiuta la lotta contro la mafia.