Politica

L’amministrazione comunale di Bagheria ha intenzione di stabilizzare, a tempo indeterminato e parziale, al 30%, i 31 dipendenti contrattisti e di assumere un avvocato categoria D3, a tempo pieno e ai sensi della legge 68/1999 (categorie protette) ed un funzionario amministrativo contabile categoria D3 a tempo pieno.

La Giunta Cinque ha per tale scopo deliberato un atto di indirizzo, di prossima pubblicazione all’albo pretorio online, con il quale modifica il programma del fabbisogno di personale per il triennio 2015/2017.

La legge 449/1997 stabilisce che le pubbliche amministrazione, al fine di assicurare le esigenze di funzionalità e di ottimizzare le risorse per il migliore funzionamento dei servizi sono tenute alla programmazione triennale del fabbisogno di personale.

Con questa decisione 19 categorie D: 7 istruttori direttivi amministrativi, 8 istruttori direttivi tecnici, 4 istruttori direttivi contabili e 12 categorie C: 4 istruttori contabili, 6 istruttori tecnici e 2 istruttori di vigilanza verranno assunti a contratto indeterminato, al momento a circa 11 ore alla settimana.

Nella bozza di bilancio riequilibrato 201 – 2015 sono stati previsti gli stanziamenti necessari per la copertura della spesa per il personale ad oggi a tempo determinato e con scadenza contrattuale al 31 dicembre 2015.

Con lo stesso atto si dispone, come detto, l’assunzione di un funzionario Avvocato in possesso della categoria D3 per le gravanti incombenze lavorative sulla direzione I “Affari Legali e gestione del contenzioso” e di un funzionario amministrativo contabile categoria D 3 per lo svolgimento di adempimenti di rilevanza strategica e fondamentale per le sorti finanziarie dell’Ente per potenziare adeguatamente la direzione IV “ Bilancio”. Le due figure, così come per i contrattisti, saranno acquisite prioritariamente fra i proprio organici.

“Abbiamo voluto precorrere i tempi basandoci su di una normativa che ce lo permetteva – spiega il sindaco, Patrizio Cinque – evitare di attendere il 31 dicembre per essere punto e d’accapo con la problematica dei contrattisti, abbiamo voluto assicurarci queste professionalità indipendentemente dalla questione relativa al parametro dei pagamenti delle fatture. La norma ce lo consente ed il fabbisogno del personale di professionalità in categoria D e C è evidente in diversi settori. Il nostro scopo è e resta rendere questa macchina amministrativa più efficiente, efficace ed al servizio del cittadino”.

Fonte Ufficio Stampa del comune di Bagheria

L'affermazione viene fatta da Lucia Borsellino, anche se mancano le specificazioni sul tipo di pressioni ricevute, allorchè  il 26 marzo 2014 l'allora assessore regionale alla Sanità viene interrogata dai magistrati di Palermo. 

Lo rivela oggi il periodico on line livesicilia in un articolo afirma di Riccardo Lo Verso

La Borsellino acconta del comportamento "irrituale" del medico di Rosario Crocetta e parla di "dati inquietanti". Quattro mesi dopo denuncia le pressioni subite affinchè il manager silurato a Villa Sofia venisse nominato a Trapani.

Ma è stata la stessa Lucia Borsellino, quando non aveva ancora sbattuto la porta con le dimissioni, a scrivere alla magistratura. “Solo ultimo tra i campanelli d'allarme quello lanciato dall'assessore alla salute dottoressa Borsellino - scrivono i pm -, la quale con nota del 12 luglio 2014, indirizzata a questo Ufficio ha informato l'autorità giudiziaria di avere subito pressioni da parte di personaggi politici (onorevoli Oddo e Di Giacinto) affinché intervenisse sul neo direttore generale dell'Asp di Trapani, dott. Fabrizio De Nicola, per agevolare la nomina presso quell'azienda del Sampieri nella carica di direttore sanitario”.

Non sappiamo - specifica il giornalista - in che cosa siano consistite le pressioni che sarebbero state esercitate da Salvatore Oddo e Giovanni Di Giacinto, deputati regionali del Megafono, la creatura politica del governatore Crocetta, di cui Di Giacinto è anche capogruppo all'Ars. E non sappiamo se le pressioni abbiano contribuito al calvario, per usare l'espressione del fratello Manfredi, in cui si è tramutata l'esperienza dell'ormai ex assessore.

Sin qui livesicilia.

Noi che viviamo la realtà del territorio sappiano che fece molta impressione al tempo il salto in corsa che fece Giovanni Di Giacinto, due volte sindaco di Casteldaccia, che vantava una solida amicizia con Gianfranco Miccichè, candidandosi con il Megafono di Crocetta, ed andando a ricoprire subito un ruolo di grande responsabilità quale quello di capogruppo.

Pearaltro l'esperienza di Giovanni Di Giacinto a Casteldaccia era stata negli ultimi anni nel mirino delle opposizioni che avevano attivato anche ispezioni dell'Assessorato regionale agli enti locali e  presentato esposti presso la Procura di Termini Imerese, per scelte amministrative considerate discutibili, se non addirittura al di fuori della legge.

Poi l'alleanza con Crocetta e su quelle vicende è calato il silenzio.

nella foto Rosario Crocetta tra Giovanni di Giacinto e Vincenzo Accurso durante una manifestazione elettorale a Casteldaccia

In ordine alle ultime vicende che hanno coinvolto il governo Crocetta, ma soprattutto la Sicilia e i siciliani, mi esimo dal commentare, poiché qualsiasi commento non basterebbe per definire la sconcertante vicenda. La mia riflessione invece è rivolta ad altro e cioè ai comportamenti successivi di taluni “illustri” rappresentanti delle istituzioni.

Abbiamo assistito a telefonate, solidarietà, accuse da parte di amici e nemici, smentite degli organi preposti, gogne mediatiche, pianti, e via dicendo. Tutti atti di una triste commedia. A nessuno però è venuto in mente di fare la cosa più importante: occuparsi del futuro della Sicilia. Da parte di rappresentanti istituzionali regionali, nazionali e dalle più alte cariche dello Stato, ci si aspettava una posizione dura, concreta.

Preso atto della sconvolgente vicenda, nessuno si è occupato di proporre un’ alternativa seria e reale al degrado e alla miseria in cui versa la Sicilia, nessuno ha pensato di lanciare un progetto di rilancio e di crescita per tentare di trarre in salvo i siciliani onesti che per fortuna sono ancora tanti.

E allora, non serve a nulla gridare allo scandalo o semplicemente indignarsi o mettere a posto la coscienza con una semplice telefonata di rito.

Credo che i siciliani onesti siano ancora più indignati ad assistere all’immobilismo disarmante da parte di chi invece avrebbe l’onere di guidare la Sicilia verso un futuro più roseo.
Abbiamo il diritto di pretendere una guida stabile, seria e coraggiosa. Non possiamo permettere più a nessun altro di giocare con il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Il Presidente di “Prospettiva Futura”
Alessandra Iannì

 

Stasera abbiamo ricevuto una telefonata: dall'altro capo del filo, come si diceva un tempo, con il tono di voce teso ed emozionato il sindaco di Altavilla Milicia Nino Parisi, che, con molta semplicità ci ha detto di voler condividere con noi la gioia per una sentenza che lo reintegra pienamente oltre che nella sua dignità di uomo e cittadino anche nel suo ruolo di politico.

Il sindaco e il Consiglio comunale di Altavilla Milicia tornano in carica. Il Tribunale amministrativo del Lazio - ci ha detto Nino Parisi - ha accolto il mio ricorso ed annullato gli atti di scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni e condizionamento mafioso. Da domani sindaco e consiglio comunale potranno essere reintegrati nelle loro funzioni.

Abbiamo vissuto circa un anno e mezzo fa attraverso gli sfoghi di Nino Parisi, sindaco deposto, i momenti drammatici che seguirono l'inopinato sciogimento del consiglio comunale di Altavilla Milicia, e ancor di più quando vennero prodotte le prove del presunto inquinamento mafioso.

Elementi pretestuosi e risibili: l'acquisto per un centinaio di euro e di seconda mano di uno strumento a tecnica manuale per 'battere' il bitume fresco, un affidamento diretto di 250 euro  ad una ditta che aveva sistemato in un solo giorno di lavoro con un ponteggio di tubi un soffitto della sede comunale, un elettore tra i tanti che perora una sua legittima causa presso il sindaco, un incarico mai dato (anche perchè il sindaco non era abilitato a conferirlo) ma che sarebbe stato promesso al pentito di mafia Vincenzo Gennaro, e con lo stesso pentito che dichiara che dubitava fortemente che Nino Parisi fosse consapevole del suo ruolo mafioso.

Per questi motivi il consiglio fu sciolto: si parlò anche di cottimi fiduciari, però guarda caso Parisi non aveva bandito un solo cottimo fiduciario anzi aveva bandito gare aperte provocado le rimostranze dei mafiosi, come risulta dalle intercettazioni;  ma i cottimi appartenevano tutti alla precedenti gestioni amministrative, allorchè assessore autorevole era stato anche il figlio di un magistrato, poi competitore di Parisi nell'elezione a sindaco. 

Ma questo non contava: le vestali dell'antimafia vedevano come il fumo negli occhi questo sindaco amato dalla sua gente, che non si schierava però alla corte dei potenti di turno (mentre altri sindaci del territorio con reiterati esposti-denuncia sul groppone presentati in Procura per scelte amministrative discutibili, all'ombra di Crocetta e del Megafono facevano carriere folgoranti) e che in poco più di un anno e mezzo riuscì a fare più delle amministrazioni precedenti.

Ed era partita la campagna denigratoria da parte di qualche pontefice massimo dell'antimafia, che alla luce dei fatti che stanno accadendo in queste ore si può considerare il vero responsabile del disastro della Sicilia.

La solidarietà avuta dal sindaco da parte di centinaia e centinaia di cittadini, fu la prova più evidente che lo scioglimento di Altavilla Milicia del 2014 e quello realizzato di Bagheria, sindaco Valentino, del 1999, e quello tentato nel 2006, sindaco Fricano, portavano sempre alla stessa matrice, al nume ufficiale che rilascia(va) i timbri e le patenti di mafioso e antimafioso.

 Il Comune di Altavilla dopo lo scioglimento era stato affidato alla gestione di una commissione straordinaria per la durata di diciotto mesi.

Parisi è stato difeso dagli avvocati Gaetano Armao e Giuseppe Fragapani. In particolare erano stati impugnati con il ricorso del 2014: il decreto del Presidente della Repubblica dell’11 febbraio 2014, la delibera del 6 febbraio 2014 del Consiglio dei Ministri, la relazione del Ministero dell’Interno del 30 gennaio 2014, la relazione del Prefetto di Palermo del 22 novembre 2013 Prot. n. 2386/R/OES che avevano ritenuto sussistenti i presupposti per lo scioglimento.

Per Armao “è stata censurata l’illegittima e pervicace iniziativa che ha condotto allo scioglimento degli organi comunali e riconosciuto il diritto alla buona amministrazione stabilito dalla carta fondamentale dei diritti dell’Unione europea. Lunedì notificheremo la sentenza ed il Sindaco Parisi potrà ritornare ad amministrare Altavilla Milicia”.

Il Tar Lazio ha condiviso le tesi difensive che si incentravano sulla sostanziale inattendibilità delle conclusioni raggiunte, basate su circostanze su una rappresentazione parziale dei fatti e su un procedimento deduttivo fondato su asserzioni e assiomi anziché sulla dimostrata esistenza di elementi chiari di prova dell’esistenza di collegamento e di condizionamento mafioso della amministrazione comunale. 

Adesso però Nino Parisi intende riflettere se accettare di essere reintegrato nel suo ruolo di sindaco a due anni dalla scadenza del mandato. Farà le sue valutazioni assieme al consiglio e deciderà. Però è il caso di dire: giustizia è fatta.

Angelo Gargano

 

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