Storia della Sicilia di Salvatore Di Leonardo a Palazzo Butera

Storia della Sicilia di Salvatore Di Leonardo a Palazzo Butera

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Nello splendido Salone di Palazzo Butera-Branciforti, a Bagheria, Giovedi 9 Giugno, si terrà la presentazione del libro "Storia della Sicilia - Dalle origini alle stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino"

del Prof. Dott. Salvatore Di Leonardo, pubblicato da Eugenio Maria Falcone Editore. L'evento sarà introdotto da Angelo Gargano.

Interverranno il sen. Giuseppe Lumia della Commissione Nazionale Antimafia, il Prof. Giuseppe Carlo Marino, Ordinario di Storia Contemporanea presso l'Università di Palermo, Biagio Sciortino, Sindaco di Bagheria, e  Daniele Vella, presidente del consiglio comunale.

Scopo del libro è contribuire a far conoscere vizi e virtù di noi Siciliani.

Secondo l'autore, conoscere la Storia serve a farci acquisire maggiore consapevolezza di noi stessi. La Storia è utile, soprattutto, a farci evitare di ripetere gli errori commessi in passato. Serve, dunque, a poter programmare un futuro migliore. A questo proposito, vanno citati due passi del libro.

Siamo ai primi anni dell'Ottocento, quando re Ferdinando III di Borbone è costretto, dalle truppe napoleoniche vincitrici, a fuggire da Napoli e a rifugiarsi a Palermo.

Durante questo periodo il re soggiorna a lungo a Villa Valguarnera insieme alla moglie; mentre, il figlio e futuro re Francesco I con la consorte risiederà nell'attigua Villa Spedalotto. "Il fatto più grave è che la classe dirigente siciliana, composta da nobili e alta borghesia, troppo spesso collusa con la mafia, ancora non si rende conto che è necessario aprirsi ad un nuovo assetto sociale, idoneo a dare impulso all'economia.

Non capisce che è tempo di dare ascolto all'autorevole giudizio, espresso dall'economista Paolo Balsamo, termitano, sull'arretratezza dell'isola.

Egli condanna la vigente monocoltura cerealicola, propone di liberalizzare il commercio delle granaglie, di favorire l'esportazione, diversificare l'agricoltura, investire nei fondi e nelle infrastrutture, ammodernare le tecniche di coltivazione, e, soprattutto, avviare una moderna "industria di trasformazione alimentare", utile per dare "valore aggiunto" alle "povere materie prime".

Dunque, abbinare alla produzione agricola quella industriale-manifatturiera, è indispensabile per ridurre l'enorme fuga di capitali e di ricchezza dalla Sicilia verso l'estero.

La derivante prosperità economica interesserebbe ogni strato della popolazione, elevandone, in successione, livello di civiltà, onestà, istruzione, consapevolezza, cultura, senso critico.
Ed ancora.

Siamo nel 1820 e re Ferdinando ha appena unificato il Regno di Sicilia con il Regno di Sicilia al di qua del Faro, noto anche come Regno di Napoli, creando così il Regno delle due Sicilie.

In conseguenza di ciò, i baroni siciliani, vedendo ridotta la propria autonomia, sobillano la popolazione e a Palermo scatenano una Rivoluzione anti-borbonica. Per raggiungere un compromesso e sedare le violenze di piazza, i due fronti opposti, classe dirigente siciliana e governo centrale napoletano, tentano di raggiungere un accordo.

<<Il compromesso, basato sull'assetto federale dello Stato unitario, sembra ottimale per la salvaguardia degli interessi sia siciliani che partenopei. Eviterebbe l'inopportuna competizione tra le due realtà, renderebbe fattibile la collaborazione e la reciprocità nella difesa degli interessi, stimolerebbe l'inerzia della società feudale siciliana. La sinergia d'intenti rafforzerebbe il grande Regno delle due Sicilie.

E' da rilevare il fatto che il progetto federativo è stato elaborato dalla vivace alta e media borghesia siciliana, professionista e agraria, che ormai prevale sull'inetta e sterile aristocrazia.

Ma, nonostante questa trasformazione sociale sia in fase avanzata, durante la rivoluzione palermitana non scatta la lotta tra le due classi, come avvenuto nella rivoluzione francese.

Ciò perché l'imporsi della borghesia non si accompagna ad alcun cambiamento radicale, bensì ad un semplice avvicendamento. I borghesi si sostituiscono ai baroni nel parassitare il sistema produttivo siciliano; anch'essi vogliono vivere di rendita, senza apportare innovazione. La classe borghese genera nuove centrali agrario-mafiose; di fatto, ha fatto propria la tradizionale gestione feudale e mafiosa della società siciliana.>>.

Ripercorrendo il nastro della Storia della Sicilia, ci rendiamo conto che, malgrado tutto, nella nostra isola il progresso anche se frenato, è inarrestabile. Sta a noi ottimizzarlo, rendendo Bagheria e Aspra sempre più a misura d'uomo e la Sicilia libera da condizionamenti illeciti.

Pur vivendo in una regione socialmente ed economicamente arretrata, oggi ci stiamo muovendo verso la direzione giusta. In particolare, a Bagheria le recenti iniziative prese dall'Amministrazione cittadina per contrastare la mafia, nemica dello sviluppo, sono state molto significative ed efficaci: in particolare ci riferiamo al "Regolamento Cittadino sull'Assegnazione dei beni confiscati alla mafia", tra i primi approvati in Sicilia.

Indubbiamente, bisogna insistere in questa direzione.