L'arte di lavorare la cera d'api per creare immagini tridimensionali si perde nella notte dei tempi. Pietro Piraino Papoff, antiquario, scultore ceroplasta e restauratore,
Nel periodo del Rinascimento, la sete per la conoscenza scientifica spinse medici e artisti alla ricerca di materiali e tecniche che agevolassero lo studio del corpo umano e delle sue anomalie, ma è solo nel 1600 che la ceroplastica viene applicata alla riproduzione di modelli scientifici, soprattutto anatomici, garantendo così l'uso di un materiale didattico di impressionante verosimiglianza.
La "collaborazione" tra ceroplastica e scienza prosegue nei secoli successivi: sul finire del 1800 Cesare Lombroso ebbe l'idea di istituire a Torino un museo di psichiatria e criminologia in cui custodire le sue raccolte di reperti anatomici e non, fra le quali spicca quella di maschere di criminali in cera, realizzata dal professore Lorenzo Tenchini con l'ausilio di diversi ceroplasti del tempo.
Ma la lavorazione della cera d'api si è sviluppata anche in campo artistico, come materiale alternativo a quelli tradizionali del bronzo e del marmo da sempre usati dagli artisti scultori per la statuaria.
Tra gli artisti italiani non si può che ricordare Medardo Rosso, che preferiva la cera per le sue incontestabili caratteristiche di malleabilità e trasparenza.
Nell'Ottocento vennero fondati due dei musei più noti di ceroplastica: il Museo Grévin a Parigi e quello di Madame Tussauds a Londra, ancora oggi meta di milioni di visitatori, e sempre "aggiornati" alla cronaca e all'attualità contemporanee.
ll libro "Ceroplastica" percorso storico e fotografico di un'arte antica di Pietro Piraino Papoff edito da "Navarra Editore" verrà presentato in occasione del 1° festival del libro che si terrà a Palazzo Chiaramonte Steri a Palermo dal 3 al 5 giugno 2011
L'autore
Pietro Piraino Papoff, antiquario, scultore ceroplasta e restauratore, vive a Palermo dove ha svolto la sua attività per 45 anni nella bottega antiquaria Borgo Vecchio, da lui fondata.
Collaboratore esterno della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo per la ceroplastica, nel 2004 trasferisce il suo laboratorio a Villa Aragona Cutò a Bagheria dove, in alcuni locali del piano nobile colloca in forma museale le sue collezioni di duemila giocattoli d'epoca e di cento opere in cera, frutto dell'opera di ceroplasti siciliani e campani che operarono dal 1600 al 1900.
Da questa nuova allocazione nasce il Museo del Giocattolo e della Ceroplastica, riconosciuto di grande pregnanza demo-etno-antropologica dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Siciliana.
Il professore Piraino Papoff, con la collaborazione delle figlie Laila e Lucilla, continua oggi a dirigere il museo e a produrre sculture in cera che arricchiscono importanti collezioni pubbliche e private sia in Italia che all'estero.