Cera ... una volta? - di Marina Galioto

Cera ... una volta? - di Marina Galioto

cultura
Typography

Siamo quasi alla fine dell'anno 2010, e Bagheria sopravvive, ancora una volta, alle vicende delicate e complesse di una crisi praticamente mondiale

- crisi che è politica, istituzionale, etica, economica, sociale e mediatica - e che sta modificando profondamente ogni settore della nostra vita, privata e pubblica, rendendoci irreversibilmente diversi da quello che eravamo nel nostro più recente passato. Potrebbe sembrare un traguardo, la sopravvivenza dico, in particolare se consideriamo che di "rallentamenti" ne vediamo sempre di più, ogni giorno ed in ogni settore dell'evoluzione umana.

Ma è di un altro tipo di sopravvivenza quello su cui ci focalizziamo ora, una sopravvivenza emotiva potremmo dire: quella forma di resistenza fatta di innocue intenzioni, quello stile di vita dal motto "tirare avanti a campare", quel sentimento generale sulle cose che non ti preoccupa più di tanto perché ti occupi soltanto delle "tue" cose, che porta all'appiattimento pressochè totale degli stimoli al miglioramento del senso civico e della vita insieme a Baharìa, insomma quello stato vitale in cui non è ben chiaro se si sia morti o vivi: semplicemente sopravvisuti.

Questa breve riflessione sullo stato di salute della nostra città e sulla sua voglia di investire per il suo futuro, mi è nata con l'apprendere una notizia che mi ha gettato nello sgomento, e che nel frattempo mi ha dato la possibilità di sviluppare una percezione nuova sui fatti e le cose che accadono nella nostra città: non tutto a Bagheria si "accontenta" di sopravvivere (o ne ha la fortuna, potremmo sarcasticamente aggiungere!) ma qualche volta è destinato ad un lento morire, ad uno spegnersi silenzioso, come una candela nel buio di una notte omertosa.

E' ciò che minaccia di accadere al Museo del giocattolo e della ceroplastica di Bagheria, che ha sede dal 2004 al piano nobile di Villa Cutò. La collezione creata dal maestro Pietro Piraino Papoff, che è anche direttore del museo, di altissimo valore storico e documentaristico, potrebbe sparire se l'amministrazione comunale di Bagheria non si mostrerà forte e decisa nella volontà di salvaguardia di questo tesoro.

Oltre al fatto di essere un antiquario, restauratore ed artista ceroplasta (pochissime sono le persone capaci ancora oggi di modellare la cera secondo una tradizione antichissima), il maestro Piraino è da sempre cultore del fascino antico e moderno dei giocattoli. Sono più di 600 i pezzi unici riuniti fra bambole e giocattoli, ed è per questo che il museo costituisce una realtà eccezionale nel panorama di studi e ricerche dedicate alle varie espressioni del gioco: unico per la sua corposità in tutta l'Italia meridionale, è stato dichiarato di alto valore demo-etno-antropologico, e posto sotto il vincolo della Sopraintendenza per i Beni Culturali e ambientali della Regione Siciliana proprio in virtù della sua fondamentale sezione dedicata all'arte ceroplastica.

A pochi mesi dalla scadenza della convenzione decennale stipulata con il Comune, dopo tanto aver lottato per avere questo museo a Bagheria, si scopre che forse la figura del maestro Piraino non rappresenta per tutti una imprescindibile condizione alla tutela di questa realtà e garanzia di lunga vita per il museo. Insomma che sia lui, un discendente della famiglia Piraino oppure un ipotetico amministratore delegato del Comune di Bagheria a prendere in gestione questa struttura, non sembra, lamenta il maestro, una questione di rilievo sulla nostra terra.

Per queste, ed altre ragioni, Pietro Piraino Papoff ha voluto raccontare la sua amarezza ai microfoni di Bagherianews.

Marina Galioto

Video Intervista: Filippo Rocca

Riprese - editing video: Domenico Lo Buglio