Le ceneri di Pirandello - di Maurizio Padovano

Le ceneri di Pirandello - di Maurizio Padovano

cultura
Typography

Diceva Leonardo Sciascia - in un suo saggio, giustamente famoso, del 1968, Pirandello e la Sicilia - che per lui il rapporto con Pirandello non era semplicemente una relazione di tipo letterario, ma un vero e proprio rapporto con il padre.

E, in un certo senso, non c’è scrittore del XX e deXXI secolo che sia sfuggito al rapporto con lo scrittore di Girgenti.

È il destino, forse, di tutti gli scrittori che riescono a trasformare il loro cognome in un aggettivo: Pirandello come Kafka. Quegli autori che basta il nome per evocare squarci dell’esistenza umana che, prima che la loro scrittura li illuminasse, non erano percepibili con tale evidenza, prepotenza, profondità.

Va da sé che per gli scrittori siciliani, e per i siciliani in genere, il pirandellismo è una sorta di natura svelata, e resa più autentica dalle tante magistrali pagine dello scrittore di Girgenti. E il rapporto con Pirandello non può che configurarsi, e lo sapeva bene Sciascia, come un autentico rapporto paterno: una presenza ingombrante che devi quasi subire, con la quale non puoi non configgere per non soccombervi, ma alla quale, fatalmente, si è destinati a tornare.

Nel raccontare questa storia dei resti della cremazione di Pirandello, Alajmo fonde pirandellismo e sicilianità in maniera mirabile, in un modo che sarebbe piaciuto molto a Sciascia (e che credo possa non dispiacere che al Camilleri di libri come La bolla di componenda). Lo Sciascia che a partire da episodi apparentemente marginali della storia dell’isola, o della storia d’Italia, riesce a ricomporre l’affresco preciso, puntiglioso fino al calligrafismo, di un’intera epoca, ma anche di un ethos, e di un etnos.

Ed è quello che riesce, con cinematografica maestria narrativa, anche a Roberto Alajmo.
Le ceneri di Pirandello è infatti un racconto nel quale, oltre a dar conto del destino post-mortem delle spoglie mortali dello scrittore di Girgenti, Alajmo, con lo stile cadenzato e ironico che gli è proprio – e con quella complessa semplicità sintattica che lo fa apparentemente sembrare uno scrittore ‘senza aggettivi’ – si dimostra degno erede di Sciascia.
Facendo, di un episodio marginale, a prima vista privo di forza narrativa, un exemplum nel quale si specchiano i tanti vizi e le poche virtù di un’intera nazione, nel momento di passaggio dal ventennio fascista allo stato repubblicano.

Un contributo significativo, attraverso il racconto delle peripezie dei resti mortali di un sommo artista, all’affresco della nascita di una nazione o, come meglio è stato detto, alla nascita di un paese mancato.



L'appuntamento è per Sabato 14 marzo
alle ore 18.30 alla libreria interno95 (Via Dante, 95 – Bagheria): sarà presentato il volume di Roberto AlajmoLe ceneri di Pirandello” illustrato con 10 tavole di Mimmo Paladino ed edito da Drago Edizioni.



Maurizio Padovano