"Come una chiesa evangelica diventa circolo di cultura"Chi la prima volta varcò il grande portone del locale individuato come possibile sede del circolo, sicuramente fu preso da sgomento o da un qualche timore.
Alle pareti di quello stanzone stretto e lungo si leggevano versetti della Bibbia; in fondo ad esso c’era una vasca e dei gradini per entrarvi.
Quel posto era stato una chiesa evangelica; la vasca, ricoperta da mattonelle in ceramica, era servita per l’immersione dei neofiti durante il loro battesimo.
Se dunque si voleva prendere quel locale, bisognava radicalmente trasformarlo; e il locale, ovviamente, venne preso e, naturalmente, trasformato.
La vasca venne colmata e diventò un palcoscenico; la tinteggiatura delle pareti cancellò i richiami religiosi e il soffitto di travi e tavole di legno venne nascosto da un controsoffitto successivamente tappezzato di fotografie e manifesti cinematografici che vennero appesi anche alle pareti.
Venne creata la cabina di proiezione e una scaletta di accesso ad essa. Pino Fricano, architetto, e futuro sindaco di Bagheria, progettò e materialmente realizzò quella scala con delle tavole di legno.
Ma Pino Fricano realizzò anche la porta della cabina di proiezione facendola aprire verso l’esterno e chi saliva rischiava allora di spaccarsi la faccia sbattendo contro di essa se il proiezionista in quel momento decideva di aprirla.
Fu Peppuccio Tornatore a collocare ai piedi della scala un campanello; chi saliva poteva in questo modo avvertire della sua presenza premendolo.
Peppuccio ideò anche uno schermo mobile che, per le manifestazioni di altra natura, si alzava scoprendo il palco o si abbassava per le proiezioni.
Per qualche tempo, in sala, vi furono delle sedie scomode, sedie pieghevoli da ricevimento matrimoniale; poi, a Villabate, venne ristrutturato l’Ambassador e i vecchi arredi di quel cinema furono messi in vendita. Vennero così comprate file e file di poltroncine e una potente cassa acustica. Fu il dottore Pietro Lo Cascio, che aveva lo studio a Palazzo Butera, “u Palazzu”, a trattare l’acquisto col proprietario dell’Ambassador. Costui era un tipo particolare; uno a cui i complimenti non dispiacevano. Pietro Lo Cascio lo capì e gli disse che il suo cinema, come lo aveva ristrutturato, non aveva davvero nulla da invidiare a un qualsiasi grande cinema palermitano.
Magari se lo blandiva, quello si convinceva a scalarlo un poco il prezzo che aveva fatto. In fondo gli si faceva un piacere, disse Pietro Lo Cascio. Dando via quelle poltroncine, gli si sbarazzava un magazzino. L’accordo, alla fine, fu per mezzo milione. Ma l’uomo era un tipo davvero particolare; volle fatti i complimenti anche per i film che programmava. Il film in visione quel giorno era" Il re della mala" con Henry Silva; ma presto avrebbe fatto "La polizia ringrazia" e altri di questo filone. Questo era per lui il cinema: quale Visconti, quale Antognoni!
Si, proprio così, non disse Antonioni ma "Antognoni", come il calciatore. Pietro Lo Cascio, per farlo contento, assentiva con la testa e fece l’affare.
Mimmo Aiello, Nino Bari e Peppuccio Tornatore organizzarono il trasporto del materiale acquistato; le file di poltroncine riempirono ben presto, all’inverosimile, il camioncino noleggiato per il trasporto e Peppuccio, non fidandosi molto della solidità delle corde che tenevano il carico, straripante e ondeggiante, si decise a salire sopra il cassone del camioncino per intervenire se fosse stato necessario.
Mimmo Aiello e Nino Bari, neopatentati, seguivano sulla cinquecento di Peppuccio guardandolo praticamente abbracciato a quelle poltroncine (Achab su Moby Dick ) per evitare la loro caduta e soffrendo con lui: fu davvero lungo quel tragitto da Villabate a Bagheria!
Quelle poltroncine vennero poi velocemente sistemate nella sala dagli stessi soci del circolo. E furono parecchi i soci che fecero uso di trapano, tasselli e viti.